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Ecco la vera lezione (non solo per Beppe Grillo) del caso Marika Cassimatis a Genova

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

La vicenda di Marika Cassimatis è allucinante e dovrebbe rendere avvertiti quegli sprovveduti che – con la smania di infilare le braghe al mondo e di scontare chissà quali peccati originali – vorrebbero – dicono loro – dare attuazione all’articolo 49 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”), benché il legislatore del 1948 non lo avesse previsto e lo ritenesse non solo inutile, ma sbagliato. E pericoloso per la democrazia.

Che un tribunale possa stabilire – a legislazione vigente – chi ha diritto di essere candidato a sindaco di Genova per il M5S, basandosi su di una procedura interna al movimento, è una cosa – si dice dalle mie parti – che non riescono a saltarla neppure i cavalli.

Figuriamoci se ci dovesse essere una legge ordinaria che regola i rapporti associativi, decisionali, elettivi, operativi all’interno di un partito o di un movimento. Il segretario finirebbero per sceglierlo le procure, anche in punto di diritto.



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