(Seconda parte dell’analisi del ricercatore Luca Longo; la prima parte si può leggere qui)
Passando al gas naturale, le nostre riserve sono stimate in 49 miliardi di metri cubi, ogni anno produciamo 6,61 miliardi di metri cubi ma ne consumiamo 65,96 miliardi. In questo caso la suddivisione fra le nazioni importatrici è più stabile che per il petrolio e si può dire che il 28% del gas che – via gasdotti – entra nel Paese proviene dalla Russia, l’8% dall’Algeria, il 7% dalla Libia, il 12% da Olanda, Norvegia e altri Paesi del Nord Europa. A questi si aggiunge il 6% che arriva dal Qatar sotto forma di Lng.
Oggi produciamo in proprio solo l’8% del petrolio e il 10% del gas che consumiamo. Se vogliamo raggiungere l’autosufficienza energetica dobbiamo trovare il modo di sostituire quel 92% del greggio e quel 90% del gas che importiamo dall’estero.
In più, se oltre a diventare energeticamente autarchici vogliamo anche eliminare i combustibili fossili, dobbiamo trovare il modo di sostituire con altre fonti quei 7,92 barili di petrolio più 1103 metri cubi di gas che ogni anno consuma ciascun singolo cittadino della Repubblica. Oppure dobbiamo ridurre i nostri consumi energetici in misura equivalente. Un obiettivo quantomeno ambizioso se si conta di raggiungerlo – con qualche eccezione – entro il 2030 in appena 12 anni di illuminato governo a cinque stelle.
La Figura 46 (anche in questo caso la numerazione è arbitraria) sembra raffigurare una grande crisi energetica: prevede una riduzione dei consumi del 37%, dai 112 Mtep registrati nel 2014 ai 71 previsti per il 2050. Ma il crollo non sarà omogeneo: mentre agricoltura, industria, servizi e residenziale potranno calare “solo” del 30%, i trasporti dovranno arrivare a ridurre i consumi del 50%.
Non va meglio all’energia termica: da 88 Mtep crolleranno a 25 nel 2020: una riduzione di oltre il 72% grazie ai previsti miglioramenti “dell’efficienza degli impieghi finali e alla sostituzione degli usi termici con quelli elettrici”. Meglio andare a comprare qualche maglione e qualche coperta imbottita in più, non si sa mai.
Passando alle fonti rinnovabili, oggi il 43% dell’energia verde che produciamo deriva dall’idroelettrico (47 TWh), il 21% dal fotovoltaico (23 TWh), il 17% dalla combustione di rifiuti solidi e biomasse (19 TWh), il 14% dall’eolico (15 TWh) e il 6% dalla geotermia (6TWh).
Fra le importazioni di energia dall’estero, le prime a saltare saranno certamente quelle di energia elettrica proveniente dal nucleare (soprattutto dalla Francia). Queste verranno sostituite da fonti rinnovabili sostanzialmente autoprodotte secondo lo slogan della “democrazia energetica”.
L’intera struttura dei consumi e dei trasporti verrebbe rivoluzionata: dai trasporti individuali a quelli collettivi, dai veicoli a propulsione fossile a quelli a propulsione elettrica e a idrogeno. Quest’ultimo, finalmente, non viene più visto come fonte di energia – come ci raccontava Grillo quando faceva il comico – ma come vettore di energia (come batteria, insomma) visto che sulla Terra l’idrogeno molecolare non c’è e se lo si vuole occorre produrlo consumando altra energia. Anche le auto elettriche da qualche parte bisognerà ricaricarle e questo comporterà una rivoluzione anche nel settore elettrico dove l’energia prodotta da fonti fossili è ancora una frazione elevata del totale.
Nel calo generale dei consumi previsti, l’energia elettrica potrà invece crescere. E crescerà dai 311 TWh del 2014 ai 560 TWh nel 2050. Ben il 76% in più. E il tutto senza più nucleare straniero, azzerando le importazioni e eliminando le fonti fossili nella produzione di energia elettrica.
Fra queste, il solare vedrà un vero boom: crescerà del 9,3% ogni anno da qui fino al 2050! Passerà infatti dai 23 TWh a 423 TWh in 30 anni arrivando a rappresentare da solo il 73% del portafoglio rinnovabile. Questo equivarrebbe a moltiplicare di oltre 18 volte la superficie del Paese coperta da pannelli solari realizzati con tecnologia al silicio attuale. L’eolico passerà, invece “solo” da 15 TWh a 46 TWh in 30 anni. Insomma: più pale eoliche per tutti. Ma senza esagerare.
(2.continua)