Lunedì pomeriggio il giudice Neil Gorsuch è ufficialmente diventato il 113esimo membro della Corte Suprema americana, giurando davanti al presidente Donald Trump e ad Anthony Kennedy, ottantenne, il più anziano della Corte e mentore di Gorsuch.
IL PIÙ GIOVANE DELLA CORTE
Kennedy ha ricordato al neo-eletto che il suo compito sarà quello di tutelare la Costituzione degli Stati Uniti, indipendentemente dalle volontà di qualsiasi presidente; un compito che Trump ha definito “un sacro dovere”. Gorsuch sarà il più giovane tra i componenti della Corte Suprema, ha 49 anni e dunque – dato che l’incarico è a vita – dovrebbe aver davanti una lunga carriera (segnando già una delle eredità che Trump lascerà al paese). È considerato un giudice piuttosto conservatore, di cui però sono rispettate da tutti l’integrità morale e le capacità tecniche. Tra le varie possibilità che Trump stava valutando prima della scelta di inizio febbraio, nominare Gorsuch è stata sicuramente la migliore per i Democratici.
LA NOMINA DI OBAMA E LA RAPPRESAGLIA
Infatti le qualità del giudice non sono invise ai dem, che tuttavia avevano deciso di applicare lo stesso la linea filibustiera sulla sua nomina, sia perché Gorsuch è comunque un conservatore (e lo ha confermato durante le audizioni alla Commissione Giustizia del Senato), e soprattutto per vendicare il comportamento tenuto dai Repubblicani in questo ultimo anno. Contesto: da dopo il fail della riforma sanitaria “Ryancare”, i democratici sanno che al Congresso l’Amministrazione può avere dei problemi e sfruttano la situazione, inasprita dalla dialettica divisiva di Trump. Flashback: in uno scenario simile a quello di lunedì – era un pomeriggio primaverile assolato – sempre dal Rose Garden della Casa Bianca, poco più di un anno fa Barack Obama annunciò di aver scelto Merrick Garland per ricoprire il seggio lasciato libero alla Corte Suprema dalla morte del giudice Antonin Scalia. Il posto, che da lunedì è stato ufficialmente preso da Gorsuch (considerato una sorta di erede morale e tecnico di Scalia, che ha lasciato una grande legacy nel sistema giuridico del paese), è rimasto vacante per mesi, proprio perché i repubblicani si erano rifiutati di votare Garland. Ai tempi, visto che i conservatori avevano già il controllo del Congresso (e ce lo hanno ancora), il nome di Garland non arrivò nemmeno alle audizioni preliminari. Il super-ostruzionismo repubblicano fu una delle vicende che ha segnato maggiormente il contrasto attuale tra i due partiti.
L’OPZIONE NUCLEARE
Per andare oltre l’ostruzionismo che stavolta è stato portato avanti dai democratici, venerdì scorso il Senato ha scelto di applicare la cosiddetta “nuclear option“, ossia la possibilità di modificare del tutto le regole per la nomina, facendola diventare una votazione a “maggioranza semplice”. Spetta infatti ai senatori, dopo le audizioni di vetting, ratificare la nomina presidenziale: la votazione sarebbe a maggioranza, ossia 51 voti necessari, ma se si innescano i processi di ostruzionismo di voti ne servono 60 (nel caso-Gorusch se ne è praticamente, ma non tecnicamente, occupato il senatore democratico dell’Oregon Jeff Merkley, che ha parlato per 15 ore e 28 minuti per assicurarsi che i repubblicani non raggiungessero i voti necessari). Il superamento dell’ostruzionismo attraverso i voti dell’altra fazione politica è una regola molto vecchia – che nella storia non era mai stata applicata su un giudice della Corte Suprema – il cui scopo è far sì che tra i due partiti si raggiunga una mediazione. Per arrivare alla nomina di Gorsuch i repubblicani hanno cambiato per sempre le regole sulle nomine dei giudici della Corte suprema, seguendo una decisione analoga presa dall’amministrazione Obama per quanto riguarda la ratifica dei segretari di governo (c’era anche lì “la regola dei 60” per l’approvazione, ma i dem la abolirono perché i repubblicani aveva iniziato a fare ostruzionismo su tutte le scelte di Obama). Il Partito Repubblicano ha tolto la norma che prevedeva il superamento dell’ostruzionismo con la maggioranza composta, e ha trasformato il voto in maggioranza semplice.
LA VITTORIA IN SORDINA DI TRUMP
Per Trump la nomina di Gorsuch è una grossa vittoria politica, perché ha ristabilito la superiorità dei conservatori all’interno della massima assise giuridica americana (che è composta da nove giudici, di cui adesso, con Gorsuch, cinque hanno visioni più conservatrici e quattro più liberali), segnando un ottimo successo per il partito repubblicano. Però la nomina del Senato è arrivata nel giorno in cui il presidente, appena qualche ora prima, aveva lanciato il raid contro la base del governo siriano, allontanando molte delle attenzioni, sia mediatiche che dell’opinione pubblica, dalla votazione. (Alcuni commentatori non escludono che sia stata una scelta voluta dal partito, che si è sentito bypassato nella decisione di attaccare la Siria, in quanto l’opzione non è – legittimamente – passata per il Congresso, e così ha voluto mettere in sordina il successo di Trump: è noto d’altronde che tra la Casa Bianca e il Grand Old Party lo scontro è aperto).