La folta comunità italo-venezuelana ritrova per una sera a Roma una casa, alla Fondazione Craxi, dove poter dar voce alla sua indignazione e protesta contro quella che già due risoluzioni delle commissioni Esteri della Camera, presieduta da Fabrizio Cicchitto, e del Senato, presieduta da Pier Ferdinando Casini (entrambi di Alternativa popolare del ministro degli Esteri Angelino Alfano), approvate in parlamento, definiscono la «grave violazione della sovranità del Venezuela da parte del presidente Nicolas Maduro».
Un gesto di civiltà, un tentativo di stringere a tenaglia la «chiusura» del parlamento venezuelano da parte di Maduro, che però finora aveva trovato scarsa risonanza nei media italiani. Eppure, come ha ricordato alla Fondazione Craxi, insieme con la «padrona» di casa Stefania Craxi, gli stessi Casini e Cicchitto e l’esule venezuelana Vanessa Ledezma, l’autrice del libro «Il crollo di una rivoluzione» (Arcoiris, la collana l’acuto) Marinellys Tremamunno, «la comunità italo-venezuelana è fatta da due milioni di persone».
Erano una goccia di questo mare quelle presenti mercoledì 5 aprile alla Fondazione Craxi, per la presentazione del libro, che ha visto anche la partecipazione di Riccardo Pacifici della Comunità ebraica di Roma. Ma tanto è bastato per far traboccare di gente la sala della Fondazione, intitolata «Piazza Bettino Craxi, statista e leader del Psi», i suoi corridoi, lo stesso ingresso. Posti in piedi, fin quasi sulla strada. Silenzio quando l’autrice del libro ha ricordato la repressione in atto in Venezuela e ha ammonito l’Italia a stare molto attenta alla parabola venezuelana, ovvero dal rischio di passare, come è accaduto lì, da un paese avanzato e sviluppato alla dittatura «populista» di Chavez, che «almeno era stato eletto dal popolo» a quella di Maduro, nella quale «ormai le raffinerie in disuso non riescono più a fornire petrolio agli Usa e questo è accaduto a noi che ne eravamo il principale fornitore in America latina». Cicchitto è andato dritto al punto politico: «Si solleva l’indignazione quando le dittature sono di destra, ma non nello stesso modo quando sono di sinistra. Sono due pesi e due misure molto preoccupanti. Casini è andato in Venezuela a incontrare i nostri connazionali ma la sua non è stata la stessa versione che ha dato loro l’esponente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. Lo stesso che ha cercato con il suo giro in motocicletta di imitare Che Guevara».
L’omologo di Cicchitto, alla commissione Esteri del Senato, Casini, ha dato atto all’ex presidente Usa Obama di aver sferrato il colpo decisisivo alla caduta del «Muro» con Cuba, ma «questo è significato anche far crollare in America latina il modello principe delle dittature di sinistra». Casini e Cicchitto hanno ricordato l’impegno del Vaticano, della Chiesa tutta contro il «golpe» di Maduro che «ha messo fuori dai giochi il parlamento perché ha perso». È finita con una specie di ola tra gli applausi degli italo-venezuelani con al centro la «padrona» di casa Stefania Craxi, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, che ha ricordato: «Mio padre Bettino è stato sempre dalla parte di tutti i perseguitati della terra».
E a Formiche.net ha rivelato a margine del convegno: «Quando Francesco Cossiga a mio padre chiese: ma perché non dici che li stai aiutando? Craxi rispose: Francesco, io lo faccio, ma in silenzio, è il modo più giusto e migliore per farlo». È sempre quel Craxi che in Cile da vicesegretario del Psi fu l’unico a sfidare «i carabineros» che gli intimarono «un paso mas y tiro» per deporre con una sparuta delegazione fiori sulla tomba del presidente, appena trucidato, Salvador Allende. Ma Stefania ammonisce: «Dobbiamo essere contro tutte le dittature di destra e di sinistra». E «populiste» come la tragedia del Venezuela sta lì a insegnarci.