Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Ovvero, il segretario uscente e candidato numero uno alla vittoria, lo sfidante principale – dall’atteggiamento compassato ma dall’aspetto e dai toni affidabili – e il terzo incomodo, il guastatore, nei panni del gigione che si diverte a far ridere il pubblico e a punzecchiare gli avversari.
I tre si sono affrontati ieri sera nel primo – ed unico – confronto tv in vista del voto delle primarie di domenica prossima. L’appuntamento in diretta su Sky TG24 ha confermato in fondo le attese e i pronostici della vigilia: l’ex presidente del Consiglio è apparso il più deciso e avvezzo al palcoscenico, con risposte secche e dirette che gli hanno consentito di rimanere quasi sempre all’interno dei margini di tempo fissati dalla rete. Gli altri due, invece, hanno sforato spesso e volentieri e hanno anche dato l’impressione di fare asse tra di loro per cercare di indebolire la posizione di Renzi. Che prima ha sorvolato e poi ha risposto puntuto, soprattutto a Orlando, al quale ha ricordato di aver votato in Parlamento il Fiscal Compact, di aver fatto il ministro in un governo che aveva in maggioranza Silvio Berlusconi e Forza Italia – quello guidato nel 2013 da Enrico Letta – e di aver appoggiato tutti i provvedimenti varati dal suo esecutivo, salvo poi svegliarsi grande oppositore interno: “Ho l’impressione, Andrea, che tu sia stato su Marte in questi anni, in Consiglio dei Ministri hai sempre votato con me“.
Il Guardasigilli non si scompone e prova ancora a mettere in difficoltà Renzi con una domanda sul governissimo che potrebbe materializzarsi dopo le politiche. Un punto sul quale il meno chiaro di tutti è sembrato il governatore pugliese Emiliano. Che – nell’eventualità di una non-vittoria alle prossime elezioni – ha parlato di “governo di solidarietà” ma ha escluso “le larghe intese“, come se dietro queste due formule si celassero chissà quali differenze. Orlando, invece, ha detto chiaramente di non volerlo, mentre Renzi ha ammesso sinceramente che con questo sistema elettorale potrebbe essere impossibile scongiurarlo: “Ma io lavorerò per cambiare la legge elettorale ed evitare le larghe intese“.
La vicenda Alitalia, ovviamente, è stata tra le prime ad essere sollevate dal moderatore Fabio Vitale. “E’ colpa dei governi che si sono succeduti negli anni”, ha risposto Emiliano, che su questa – come su altre questioni – è sembrato strizzare l’occhio al MoVimento 5 Stelle e al suo elettorato. “No alla liquidazione, non dobbiamo lasciare soli i lavoratori“, ha commentato Orlando. Più vago è apparso, invece, Renzi che ha detto no all’utilizzo di altri soldi pubblici, ha parlato di “occasione” da non sprecare e annunciato una proposta del Pd nei 15 giorni successivi alla proclamazione del vincitore. Quale coniglio possa essere estratto dal cilindro in un termine così breve è, però, difficile da immaginare.
Emiliano ha proposto anche un web-tax con cui finanziare il taglio del cuneo fiscale, mentre Orlando e Renzi sono apparsi contrari. L’ex premier è stato, invece, l’unico che abbia bocciato l’ipotesi di una patrimoniale: “In questo momento non è la soluzione”. Per il ministro della Giustizia, invece, bisogna chiedere un sacrifico a quell’1% della popolazione che detiene il 25% della ricchezza del Paese. “Sì ma solo se non riusciamo a diminuire la spesa pubblica in altro modo“, ha spiegato il governatore della Puglia, il più specializzato di tutti nella logica del “ma anche” di veltroniana memoria.
Clima più teso e serioso all’inizio e più chiaramente rilassato alla fine, per merito in particolare di Emiliano che effettivamente è riuscito a far sorridere, anche Matteo Renzi, al quale non ha risparmiato frecciate ironiche. Quando è arrivato ad esempio il momento delle domande tra i candidati, Emiliano ha chiesto a Orlando: “Come hai fatto a resistere per mille giorni al governo con Matteo?“. Oppure quando l’ex premier gli ha chiesto se si impegnasse a sostenerlo espressamente dopo la sua eventuale vittoria: “Assolutamente no, continuerò a darti consigli come ho fatto finora per evitare che tu faccia altri errori“. Tra i due – nonostante le battaglie anche aspre di questi anni – è sembrato vi fosse una sorta di simpatia di fondo, quasi un gioco delle parti con Renzi a recitare il ruolo di leader ed Emiliano quello di persistente contestatore. Il primo a far ridere il pubblico in studio è stato invece Orlando che ad oltre metà del confronto – ha ammesso candidamente: “Non mi ricordo le regole!“.
Tutti hanno evocato un testimonial d’eccezione: Papa Francesco evocato per primo dal ministro della Giustizia. “Mi ha chiamato e mi ha chiesto di occuparmi delle condizioni dei detenuti“, ci ha tenuto a sottolineare Orlando. Apriti cielo: Emiliano ha invocato addirittura il diritto di replica – in totale ne erano previsti solo tre – per dire che anche lui con il Pontefice ci ha parlato, nello specifico della “salute dei bambini di Taranto“. Sul tema Renzi ha tagliato corto: “Sono cattolico, ma faccio politica da laico. Quando entro in Chiesa, mi tolgo il cappello. Non la testa“. E poi ha ricordato la legge sulle unioni civili, uno dei risultati che più ha rivendicato nel corso di questa campa per le primarie.
Infine – per sdrammatizzare un po’ – qualche concessione alla leggerezza con la domanda sui poster che i tre candidati avevano attaccato in camera da letto durante la loro infanzia. “Avevo quelli di Roberto Baggio, dei Duran Duran e di Bob Kennedy. Ora aggiungerei Barack Obama“, ha commentato Renzi. Enrico Berlinguer e Salvador Allende sono invece le figure principali della giovinezza di Orlando che oggi aggiungerebbe volentieri anche Nelson Mandela. Ed Emiliano? Al solito ha fatto ridere: “Sceglierei Yuri Chechi perché si è rotto un tendine come me. Ma io ho saltato solo la campagna elettorale, lui le Olimpiadi“.