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Alitalia, ecco come Luigi Gubitosi sballotta la gestione Etihad

“In una crisi aziendale ci sono due fattori, dei problemi esterni e anche un management non adeguato. Se c’è un buon management, è in grado di gestire anche una crisi, mentre un cattivo management può cavarsela in condizioni di mercato buone. Quindi è indubbio che ci sia stato anche un fattore di gestione non buona”. E’ quanto ha sostenuto oggi nel corso di un’audizione in Parlamento il commissario di Alitalia, Luigi Gubitosi, all’indirizzo della passata gestione targata Etihad. Ecco cosa ha detto l’ex manager Fiat e Rai oggi alla Camera.

L’AUDIZIONE IN SINTESI

Riuscirà un giorno Alitalia a volare con le proprie ali? Cioè senza le varia stampelle arrivate prontamente in questi anni ogni volta che la compagnia barcollava? Dagli arabi di Etihad al prestito ponte pubblico da 600 milioni. Secondo i commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, ascoltati questa mattina alla Camera, sì. Non deve mancare certo l’ottimismo visto che si parla di una compagnia che perde circa 2 milioni di euro al giorno. Ma i commissari sono sembrati piuttosto determinati nel sanare la compagnia per venderla al miglior offerente (cinese?). Ma come faranno a rendere appetibile Alitalia?

PIANO INDUSTRIALE ENTRO LUGLIO

Il primo passo si chiama piano industriale, possibilmente il più convincente possibile e in grado di rendere attrattiva la compagnia agli occhi del mercato. Paleari è stato chiaro: “Contiamo di rendere disponibile un nuovo piano per la fine di luglio: stiamo valutando i piani esistenti della compagnia negli ultimi sei mesi per verificare quali possano essere nuovamente utili. Entro fine giugno completeremo la valutazione”. L’obiettivo del trio chiamato al capezzale di Alitalia è, nemmeno a dirlo, rimettere il vettore in sesto. “Quello che presenteremo sarà un piano finalizzato alla continuità aziendale, ma che si porrà in discontinuità, per fare in modo che l’azienda possa diventare autosufficiente, o meno inefficiente di quanto è in questo momento nella differenza tra ricavi e costi”. Di sicuro nelle intenzioni dei commissari c’è la volontà di farsi bastare i 600 milioni concessi dal governo, almeno fino al 2018, scavallando il 2017.

LAVORARE SUI RICAVI (NON SOLO SUI COSTI)

Un’altra indicazione sul lavoro dei commissari è arrivata dall’ex dg della Rai, Gubitosi (qui un primo approfondimento di Formiche.net, pochi giorni fa) Sotto la lente non ci sono gli enormi costi della compagnia ma anche i buchi nel fatturato, ovvero tutti quei fattori che in questi anni hanno impedito ad Alitalia di essere un’azienda redditizia e profittevole. “Stiamo lavorando attivamente sul lato dei ricavi, non lavoriamo esclusivamente sui costi. La mancanza di sviluppo non va visto come un’ineluttabilità ma all’interno dei limiti”, ha spiegato. In particolare, ha chiarito Paleari, l’attenzione dei commissari sul lato costi si sta concentrando sui “contratti dei derivati sul costo del carburante per non essere penalizzati dal fatto che i costi oggi sono diversi da quelli a cui i contratti sono stati chiusi. Inoltre stiamo esaminando le voci relative ai contratti di leasing, e i costi dell’impresa”. E, naturalmente sul vero problema di Alitalia, il costo del lavoro: “stiamo esaminando il costo del lavoro con molta pacatezza e senza pregiudiziali”.

ALLA RICERCA DI NUOVE ROTTE

Certo, per recuperare fatturato non si può non prescindere dall’aggiunta di rotte redditizie, ovvero ad alto traffico: “Abbiamo annunciato la rotta alle Maldive da ottobre e a breve avremo una rotta per Delhi, ci torneremo a partire da questo inverno”, ha spiegato Gubitosi. In più “ci dovrebbe essere anche Los Angeles tutti i giorni anche d’inverno”.

LE ACCUSE AL VECCHIO MANAGEMENT

L’audizione è stata anche l’occasione per tornare ad attaccare la vecchia gestione, sulla falsariga delle bordate già arrivate nelle settimane scorse dal governo. E anche Gubitosi è stato duro. “In una crisi aziendale ci sono due fattori, dei problemi esterni e anche un management non adeguato. Se c’è un buon management, è in grado di gestire anche una crisi, mentre un cattivo management può cavarsela in condizioni di mercato buone. Quindi è indubbio che ci sia stato anche un fattore di gestione non buona”.

LA PISTA CINESE

Individuati i cardini del difficile risanamento, resta da capire chi alla fine si comprerà Alitalia. Ieri è stato pubblicato il bando per la ricezione delle manifestazioni di interesse, su cui secondo il commissario Laghi “alla fine del mese di luglio tireremo le file e stileremo un programma di amministrazione straordinaria” dopo aver raccolto le manifestazioni di interesse. Sempre che ne arrivino. Il governo è ottimista, tanto da respingere con forza l’ipotesi di un coinvolgimento di soggetti italiani, come le Fs, nel salvataggio. In attesa che vengano scelti gli advisor In questi giorni sta prendendo quota l’interessamento delle compagnie cinesi, soprattutto dopo il ritorno del premier Paolo Gentiloni dal viaggio in Cina. Ipotesi non certo respinta dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che in mattinata, in occasione di un convegno sugli aeroporti, rispondendo a una domanda su un possibile interessamento del Dragone ha spiegato: “ero sicuro che ci sarebbe stato grande interesse: nelle prossime settimane ci saranno tante manifestazioni di interesse e saranno valutate”.


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