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Erdogan voleva riaprire il rapporto con Washington, ma Trump è freddo come Obama

Il senatore John McCain è furioso con la Turchia. Durante il programma della MSNBC “Morning Joe” ha letteralmente detto che l’ambasciatore di Ankara a Washington deve “andarsene all’Inferno fuori dagli Stati Uniti”, e il motivo è quello che è successo martedì, davanti alla sede dell’ambasciata, mentre dentro c’era il presidente turco Recep Tayyp Erdogan.

BODYGUARD E SCHIAFFONI

Quando il presidente turco è arrivato alla sede diplomatico, ad attenderlo c’era uno sparuto gruppo di attivisti che manifestavano contro il governo di Ankra. A un certo punto le guardie del corpo del presidente e qualche picchiatore che li accompagnava hanno attaccato i manifestanti e avviato una rissa furibonda che ha coinvolto anche alcuni poliziotti che si trovavano in zona per fare servizio d’ordine – scene pazzesche, schiaffoni e pugni e bodyguard turche in abiti formali che reagivano stizzite ai poliziotti americani che cercavano di separarli dai manifestanti

LA RISSA

Tutto è stato subito ripreso e trasmesso dall’edizione turca di Voice of America.

Poi giovedì è uscito un secondo video in cui si vede Erdogan osservare quel che stava succedendo a pochi metri da lui.

Un fotogramma cattura una guardia del corpo di Erdogan che blocca per il collo una manifestante — su Twitter molti utenti hanno accompagnato a foto come questa commenti del tipo ‘possibile che cose così avvengano sul suolo americano?’.

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IL MOMENTO

Tutto avviene in un momento piuttosto delicato per i rapporti tra Turchia e Stati Uniti. Mentre Erdogan era in visita da Donald Trump – “in pompa magna” (citando l’analisi di Marta Ottaviani su queste colonne) carico di spinta dopo la vittoria referendaria che gli ha assegnato nuovi, semi-illimitati, poteri – l’inviato della Casa Bianca per la Coalizione che combatte lo Stato islamico, Brett McGurk, era in visita in Siria.

GLI AMERICANI CON I CURDI

McGurk, diplomatico che già con l’amministrazione Obama ricopriva lo stesso ruolo, ha incontrato i rappresentanti della milizia Syrian democratic force e i reparti americani che la sostengono. Ossia ha incontrato i capi dell’Ypg e i comandanti sul campo delle forze speciali che stanno conducendo la battaglia su Raqqa, la capitale siriana dell’IS. Le Ypg curdo-siriane sono uno dei grandi motivi del contendere tra Washington e Ankara: i turchi le considerano un gruppo terroristico cugino e collegato al Pkk, gli americani gli hanno dato ampio sostegno politico e militare perché sono i migliori partner locali contro il Califfato.

L’AFFONDO TURCO: MCGURK DEVE ANDARSENE

La presenza di McGurk tra i miliziani curdi è sta ripresa dai media outlet pro-Ypg e pro-Pkk col puro fine propagandistico e anti-turco, tanto che le foto che giravano online dell’americano risalivano a una visita analoga, ma avvenuta nel 2016 e molte informazioni erano esagerate. Ankara s’è indispettita al punto che giovedì il ministro egli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu è arrivato a dire in televisione che forse era il caso che Washington considerasse l’opzione di “sostituire McGurk” perché troppo filo-curdo (e con “filo-curdo” il ministro turco intendeva qualcosa come ‘amico dei terroristi’).

ERDOGAN IN SECONDA LINEA

Il messaggio dietro al filone operativo siriano ricade sull’incontro Erdogan-Trump ed è individuato da Ottaviani: “La Turchia è destinata a giocare in seconda linea a ad attenersi alle decisioni ora di Washington (ora di Mosca)”. Unica differenza: ora Washington chiude un occhio sulle purghe interne, secondo un principio ideologico trumpiano di non ingerenza negli affari degli altri paesi. Il barlume di speranze che Erdogan riponeva in Trump è via via svanito anche per l’allontanamento dal giro del potere di Michael Flynn.

LE STORIE TURCHE DI FLYNN…

L’ex advisor presidenziale per la Sicurezza nazionale, e intimo amico di Trump, aveva in passato ricoperto un ruolo da lobbista che aveva il fine infimo di favorire le entrature turche nella Washington che conta. Proprio per non aver dichiarato questo rapporto di lavoro è finito sotto inchiesta dell’Fbi: collegata a questa inchiesta ci sono parte dei grossi problemi della Casa Bianca. Da poco è uscita un’informazione in più sul suo conto, e sulla postura Trump/Turchia: Flynn, mesi fa, durante la fase di transizione, aveva avuto un incontro con Susan Rice (ai tempi APNSA per l’amministrazione Obama), durante il quale avevano discusso il piano, inviso ad Ankara, di armare i curdi.

… E IL PIANO IN CONGELATORE

Gli Stati Uniti lo stavano approvando perché lo ritenevano necessario per riprendere Raqqa. E Rice voleva condividere l’operazione strategica perché sapeva che poi sarebbe stata gestita dall’amministrazione entrante. Flynn bloccò tutto, mise di sua spontanea volontà il piano in congelatore (forse perché aveva avuto quei contatti economici con la Turchia? Possibile), annunciando che Trump avrebbe rivisto l’intero dossier. Per tutto il periodo in cui Flynn ha ricoperto il suo ruolo nell’amministrazione non se n’è più parlato; poi quanto Flynn s’è dimesso le cose si sono rimesse in moto e Trump, e Washington, hanno deciso di passare armi anti-Isis ai curdi siriani.

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