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Tutte le colpe del nullismo ambientalista sui rifiuti (non solo a Roma)

È col nullismo finto ambientalista che si distrugge l’ambiente. Prendiamo i rifiuti urbani. Il prezzo che stiamo pagando, anche qui, alla demagogia, alla litania del no a ogni opera, alle litanie inconcludenti e alle pretese prepotenti degli ambientalisti è incalcolabile. È un danno economico ma anche civile e sanitario. E lo paghiamo con l’emergenza dei rifiuti a Roma e in metà del Paese, il Sud.

A Roma i 5 Stelle hanno sposato in passato le posizioni e la demagogia “ambientalista” sul tema dei rifiuti, Ne hanno sposato le cause, le sciocchezze e le ciarlatanerie. Oggi, al governo della città, sono travolti dalle conseguenze, esse sì catastrofiche, delle “battaglie (finte) ecologiste”. Trent’anni di fallimenti che stanno determinando il degrado e l’emergenza dei rifiuti a Roma. Per anni si è sostenuto il no a nuove discariche, il no agli inceneritori, il no agli impianti di trattamento meccanico-biologici, il no al compostaggio. I rifiuti, dicevano i ciarlatani a 5 Stelle copiando i mantra dei Verdi, si trattano solo con la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali. Balla colossale. Non esiste Paese al mondo dove questa idiota utopia sia stata realizzata. In ogni Paese civile (ma, anche, nel nord del nostro Paese) i rifiuti vengono trattati in un ciclo che comprende l’insieme completo degli strumenti di raccolta, trattamento e distruzione dei rifiuti: raccolta differenziata (per oltre il 70%) inceneritori, impianti di trattamento biologico, riciclo. E la raccolta differenziata funziona proprio perché ci sono impianti di trattamento e inceneritori (termovalorizzatori).

E i costi di raccolta e trattamento sono minori perché i termovalorizzatori consentono di allentarli con la conversione in energia. Insomma un ciclo virtuoso. A Roma e nel sud no. Ogni cittadino romano produce 900 kg di rifiuti. Moltiplicateli per 4 milioni di abitanti. Viene fuori una montagna di rifiuti che non si può smaltire. La raccolta differenziata non basta: oggi a Roma essa è al 40 % (ridicola rispetto alla media italiana, 63%). Per portarla alla media italiana occorrono anni. E, in ogni caso, resterebbe un 40% di rifiuti indifferenziati, una quantità che a Roma equivale alla produzione di rifiuti di una media città, che non si saprebbe come smaltire. E nemmeno il riciclo dei rifiuti, un altro mantra ambientalista, basta: la percentuale di rifiuti riciclabile, dicono gli esperti, non supera mai il 20% del totale. Dell’80% che ne facciamo?

A Roma è emergenza piena: la capitale ha una sola discarica, oggi chiusa. Ne occorrerebbe almeno una. Ha solo due impianti di pretrattamento meccanico-biologico: ne occorrerebbero almeno cinque. Roma avrebbe bisogno almeno di un inceneritore. Senza discarica, impianti e inceneritori dove si porta la monnezza romana? Ovvio: in altri impianti della Regione (pochissimi e ormai pieni ed esauriti anche questi) o dell’Italia. Pratica insopportabile. E, per fortuna, ormai vietata dalle norme europee. Verdi e Cinque stelle sono nudi, non hanno più alibi: Roma, senza nuovi impianti biologici, senza qualche inceneritore e senza una discarica, esploderà. In cosa? Una bomba ecologica. Altro che ambientalismo ed ecologismo.

In estate Roma potrebbe diventare un caso sanitario. Ormai i ciarlatani pentastellati hanno dovuto riconoscerlo: gli impianti vanno fatti. In un delirio di pateticità e cialtroneria, la giunta Raggi pensa di cavarsi di impaccio scaricando sulla Regione: ” consentiteci di non deciderli noi (per legge lo devono), gli impianti, dicono, fateli voi”. Penoso. Patetico. Sono alla frutta! Ma la sinistra non gioisca. Non è immacolata. Quei no demenziali a discariche, inceneritori, impianti di trattamento li ha pronunciati, più volte in passato, anche lei. Per opportunismo, ignoranza e conformismo finto ambientalista. A Roma, nel Lazio e in tante parti del sud. Si passi la mano sulla coscienza.



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