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Oggi Trump “dovrebbe riprovarci” con l’abolizione dell’Obamacare

trump, dollari

Oggi, giovedì 4 maggio, la Casa Bianca proverà a far passare di nuovo il piano di riforma sanitaria studiato per sostituire l’Obamacare. La legge sarà votata alla Camera intorno all’ora di pranzo di Washington, stando alle informazioni diffuse dagli insider ai media americani, e si cercherà di evitare quanto successo il 24 marzo, quando il disegno di legge più importante tra quelli finora studiati dall’amministrazione Trump insieme al leader del Partito Repubblicano Paul Ryan non fu nemmeno sottoposto al voto dei legislatori perché era chiaro che mancasse dei consensi necessari per essere approvato.

L’IMPORTANZA PER TRUMP

Va da sé che, al momento, il voto positivo sull’health care sarebbe un passo importante verso il principale, se non l’unico, successo legislativo ottenuto da Donald Trump in questi primi cento giorni e rotti; per immagini: la lavagna magica all’interno della war room dello stratega Steve Bannon, uscita (probabilmente molto poco inavvertitamente) come sfondo in una foto poi pubblicata su Twitter e diventata virale, porta la scritta “abrogare e sostituire l’Obamcare” in cima alla to-do-list della conversione in policy dei claim elettorali.

I CONTI SUI LEGISLATORI

Però anche stavolta il passaggio non è affatto sicuro. Problema principale è il consenso: il Washington Post conta, per nome e sulla base delle dichiarazioni pubbliche al 2 maggio (fatti, non speculazioni insomma), almeno 55 deputati repubblicani che potrebbero voltare le spalle alla riforma, e questo significa che ci si trova in una situazione potenziale che viaggia sul filo ipotetico di ‘oltre il doppio’ dei contrari sostenibili per farla passare. Il magic number è 22, perché il 23esimo voto sfavorevole permetterebbe ai democratici di ottenere la maggioranza sui 435 Representatives di cui è composta la Camera. Però ci sono 23 legislatori che hanno cambiato idea negli ultimi giorni, anche grazie a un emendamento che ha spostato un po’ più a destra la riforma, aprendo il consenso al Freedom Caucus, l’ala più radicale dei repubblicani.

IL NUOVO EMENDAMENTO

Questo spostamento non è piaciuto ai moderati, che erano l’altro grande gruppo con riserve sulla riforma. Mercoledì un altro emendamento, a firma del deputato Fred Upton del Michigan (che finora aveva espresso parere negativo), è stato accolto per cercare di avvicinare l’ala più preoccupata delle ripercussioni sulle persone: 8 miliardi di dollari di ulteriore stanziamento quinquennale per coprire coloro che hanno malattie gravi come cancro o diabete pre-esistenti (che potrebbero vedersi negata l’assicurazione sulla base delle maggiori concessioni permesse ai singoli stati con la nuova legge), ma secondo alcune stime non basteranno comunque alla copertura. Il Center for American Progress parla che sarebbero necessari 200 miliardi per tenere in piedi le cosiddette high-risk pool, i programmi federali pensati per persone malate che dovrebbero sopperire ai vuoti delle legge, mentre ne sono stati stanziati 115.

IL TWEET DI OBAMA

Martedì Barack Obama, che è stato colui che ha costruito e varato l’attuale piano nazionale con l’ottica ideale di fornire copertura sanitaria a tutti, ha usato la storia del figlio del notissimo personaggio televisivo Jimmy Kimmel, malato di cuore, di cui lui stesso ha parlato durante una puntata del suo “Late Night”, per difendere il piano attuale – che “protegge bambini come Billy”, il figlio di Kimmel, dice Obama. “Siamo stati educati a credere che viviamo nel più grande paese del mondo, ma fino a pochi anni fa, milioni e milioni di noi non hanno avuto accesso all’assicurazione sanitaria. Prima del 2014, se eravate nati con cardiopatia congenita come mio figlio, c’era una buona probabilità che sareste mai stati in grado di ottenere l’assicurazione sanitaria perché avevi una condizione pre-esistente. Sei nato, con una condizione pre-esistente. E se i tuoi genitori non avevano un’assicurazione medica, avresti potuto non vivere abbastanza a lungo per ottenerne una, negata a causa della condizione pre-esistente. Se il vostro bambino sta per morire, e non deve, non dovrebbe importare quanti soldi si hanno. Penso che sia qualcosa su cui, [indifferentemente] se tu sei un repubblicano o un democratico o qualcosa d’altro, siamo tutti d’accordo su questo, vero?” ha detto Kimmel nel monologo che ogni sera apre il suo programma.

VOTARE ALLA CIECA

Il problema principale, al momento, è che votare oggi significa andare alla cieca, perché manca la revisione del CBO, il Congressional Budget Office, che è l’ufficio apolitico che si occupa di fare valutazioni sulle conseguenze di una legge tra le persone e sui costi – l’esperta di piani sanitari di Vox, Sarah Kliff, ha commentato che “è assurdo” votare senza le stime e non si capisce perché i legislatori dovrebbero farlo. Il CBO aveva fatto sapere che i dati saranno possibili nelle prossime settimane, ma non in questa, tantomeno oggi.

PERCHÉ I DATI CONTANO

Ieri in conferenza stampa il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, aveva detto che era “letteralmente impossibile” fare una valutazione dell’impatto della riforma. Però a marzo, sulla base della prima stesura, il CBO espresse una valutazione, e proprio affidandosi a quei dati molti repubblicani moderati decisero di non votare: si parlava di 24 milioni di persone che da qui al 2026 sarebbero rimaste senza assicurazione con l’approvazione della riforma, ed era un numero insostenibile soprattutto in proiezione 2018, quando si voterà per le elezioni parlamentari.

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IL PESO DELLE MID-TERM

I deputati lo sanno, perché già nei primi incontri stanno intercettando le proteste agguerrite della gente, e il fattore elettorale sarà quello che peserà maggiormente sul voto. Se dovesse passare alla Camera, poi toccherà al Senato esprimersi, e lì la maggioranza repubblicana è ancora più risicata (quattro voti), la corsa per le mid-term dei senatori è ancora più agguerrita, e di solito nella camera alta i rep hanno posizioni più moderate. Approvare la riforma in fretta alla Camera serve per aggirare il rischio di ostruzionismo (il filibuster) al Senato facendola rientrare come un voto a maggioranza semplice sotto una regola speciale, il budget reconciliation process.

DEM ALL’ATTACCO

La prima a parlare dell’assenza del CBO-score è stata Nancy Pelosi, leader della minoranza dem alla Camera. I Democratici voteranno ‘no’ in modo compatto, sentono l’odore del sangue e cercano sponde tra i repubblicani per mettere le basi a un nuovo fiasco dell’amministrazione. Jim McGovern, che ha parlato a nome del partito, ha detto “siamo disgustati” delle pressioni politiche dietro a una legge così importante. Su Politico c’è un pezzo di scenario: i democratici potrebbero anche essere contenti se la legge passa alla Camera, perché sono sicuri che tanto al Senato non passerà, ma potrebbero usarla come leva elettorale alle mid-term.

LA DISCONNESSIONE TRA LEGISLATORI E AMMINISTRAZIONE

Il giornalista della CNN Manu Raju ha detto che molti legislatori repubblicani gli hanno fatto sapere di non aver visto ancora completamente il risultato finale della riforma emendata che dovrà essere votata oggi. Nonostante la Casa Bianca spinga. Altro problema: secondo il Washington Post, molti dei congressisti (anche tra i favorevoli), dicono che decideranno di votare soltanto se avranno la sicurezza che la legge avrà il sostegno sufficiente all’approvazione. I legislatori sono preoccupati anche che una bocciatura comprometta la loro immagine. Per questo ieri il capogruppo alla Camera, il californiano Kevin McCarthy, si esposto molto dicendo: “Abbiamo i voti? Sì! Ce la faremo? Sì”.

PERCHÉ SEGUIRE LA VICENDA?

La vicenda dell’Obamacare non è tanto interessante in quanto tale – in fin dei conti è una riforma americana che interessa gli americani – ma è un paradigma perfetto per comprendere come Trump, che si dipinge un esecutore rapido ed efficace, abbia le mani legate su molte delle questioni importanti e debba trattare, a volte cedere, con Congresso per muovere la propria azione di governo. Il lato opposto degli ordini esecutivi urlati è la mediazione minuziosa necessaria per legiferare sui grandi temi. Il bilanciamento del potere del commander-in-chief è nei congressisti, che hanno (teoricamente) maggiore contatto con l’elettorato profondo.

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