Diciamola tutta: la vicenda di Charlie Gard, il bambino inglese di appena dieci mesi che oggi morirà per decisione dei giudici, fa orrore sotto ogni aspetto.
Fa orrore il fatto che la Corte Europea dei Diritti Umani abbia deciso di sopprimere, è questo secondo me il termine più indicato, la vita di un piccolo che era già stato condannato a morte dal destino, visto che la sua malattia dai medici è stata ritenuta incurabile. Fa orrore il fatto che il bimbo non abbia potuto trascorrere le ultime ore circondato dall’affetto dei suoi genitori, ma in quello stesso ospedale che ne ha deciso una morte comunque prematura. Fa orrore il fatto che ai genitori non sia stato permesso il tentativo estremo di cercare cure alternative. Fa orrore, infine, che a fronte di una parte di opinione pubblica che a livello mondiale si sta indignando, ce ne sia una che trova tutto questo se non normale, almeno giustificabile e che soprattutto cerchi di ricondurre chi prova orrore per questa vicenda ai soliti credenti, che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli, pena vedere schiere di atei militanti morire sì, ma di noia.
La verità è che in tutta questa vicenda orribile, la religione non c’entra assolutamente nulla. Di mezzo, casomai, c’è un dibattito, enorme quanto sottostimato, sulla società del domani e i valori su cui si fonderà. La vicenda del piccolo Charlie, dimostra, ancora una volta, come si sia sempre più proiettati nella società della perfezione, dove non solo si ha l’obbligo di non avere difetti, ma viene anche impedito a chi nasce imperfetto di vivere e di morire con dignità e amato.
Anzi, ora lo si sopprime per decreto. Il fatto che la sorte di Charlie sia stata decisa dalla Corte Europea dei Diritti Umani, alla quale si erano rivolti i genitori del piccolo, dimostra che questa società del futuro sia legalizzata, in nome di una laicità e una difesa della scienza che tende a confondere umanità e religione, che si è dimenticata della prima e che ha fatto dell’orrore un credo molto più pericoloso e ripugnante. Ignorando che l’amore non può essere ricondotto né alle regole della scienza né a quelle del diritto.
La verità è che la scienza può spiegare le ragioni per cui Charlie era condannato a morte dalla nascita, ma non quelle del cuore di due genitori. E che davanti alle ragioni della medicina si dovrebbero mettere le lacrime di un padre e di una madre che erano disposti a tutto pur di vedere vivere il loro figlio. Che ieri notte hanno pensato alle ultime ore di vita del loro bambino solo in ospedale e che oggi attenderanno la comunicazione dei medici con la quale verranno informati che Charlie è definitivamente morto.
Vite che sfiorano soltanto quelle della società della bellezza e della perfezione a tutti i costi, creata per allontanare lo spetto di ciò che è comune a tutti nella vita, ossia la morte. L’elogio dell’effimero, del superficiale e del passeggero, dove la vicenda di Charlie, che segna un punto di non ritorno, sembra l’eccezione, una storia tragica quanto rara. Finché gli imperfetti da eliminare non diventiamo noi o qualcuno che amiamo.