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Ecco cosa hanno in mente le casse sugli investimenti

Il tira e molla per l’ingresso nel Fondo Atlante è ormai acqua passata. Adesso per le casse di previdenza è tempo di guardare avanti e pensare a come investire al meglio i soldi degli iscritti. La domanda è, dove investire? I titoli di Stato, come per esempio i Bot, vanno bene. Sono tassati al 12,5% ma con un rendimento ai minimi storici, 2% al massimo. E non basta. Ci sarebbe il mattone, ma anche lì i tempi d’oro sono lontani. E allora ecco la terza via: l’economia reale con particolare attenzione alle infrastrutture. Per esempio prendendo mezzo milione di euro e affidarlo ai più grandi fondi di investimenti al mondo, uno su tutti Blackrock.

PERCHE’ LE CASSE PROVANO A CAMBIARE MARCIA

Per capire la genesi di un’operazione di questa portata, che riscrive anni di strategia di investimento (dall’Adepp avvertono come non è stata ancora formalizzata alcuna intesa con i fondi da parte delle singole casse), bisogna prima valutare il contesto in cui ha preso vita. Che Atlante non fosse la scelta più giusta per gli enti lo si era capito abbastanza in fretta (qui un approfondimento di Formiche.net), viste le perplessità del presidente dell’Adepp Alberto Oliveti sull’eccessiva rischiosità dell’operazione. Di qui, oltre all’onnipresente mattone, la necessità di trovare altri sbocchi sicuri in grado di far fruttare al meglio il risparmio previdenziale di due milioni di professionisti. Anche perchè bisogna considerare un aspetto. A fine 2015, secondo le analisi di Itinerari Previdenziali, la quota investita dalle casse in veicoli alternativi specializzati in infrastrutture ammontava a 250 milioni, solo lo 0,4% dell’attivo patrimoniale complessivo. Lo spazio di manovra è tanto. Ma non è tutto, ci sono almeno altri due motivi che hanno spinto le casse a rivedere il loro approccio agli investimenti.

TRA RENDIMENTI E SGRAVI

Tanto per cominciare  l’ultima manovra ha introdotto sgravi per gli investimenti di lungo termine in infrastrutture. Nello specifico, la legge di stabilità 2017 prevede l’esenzione sui redditi di natura finanziaria derivanti da investimenti nell’economia reale, a condizione che siano detenuti per almeno cinque anni e per un ammontare massimo del 5% dell’attivo patrimoniale. E poi c’è la questione dei rendimenti, tassati oggi, ad eccezione dei Bot, al 26%, ma che l’atteso decreto del Tesoro sugli investimenti delle Casse (gli enti sono peraltro prossimi ad un riassetto previsto dal Testo unico in gestazione alla Camera) dovrebbe riportare al 20%. Misura positiva per gli enti, ma tutt’altro che scontata, la cui incertezza ha spinto gli enti a guardarsi attorno, giusto per non perdere tempo in attesa delle nuove regole. L’operazione coi fondi a conti fatti potrebbe convenire,

OPERAZIONE BLACKROCK?

Lo schema più idoneo è parso quindi alla fine questo: affidare tra i 500 milioni e il miliardo di euro (dipende da quante casse si muoveranno) a un fondo di caratura internazionale in grado di presentare alle singole casse progetti di investimento da valutare caso per caso. Ma tutti più o meno legati a doppio filo all’economia reale, infrastrutture e rinnovabili. D’altronde tali investimenti presentano caratteristiche interessanti per investitori istituzionali come fondi pensione e casse. Sono investimenti di lunga durata, per natura poco liquidi, ma che generano rendimenti stabili nel tempo, poco volatili e poco correlati con le altre attività finanziarie tradizionali . I tre nomi sondati sarebbero  Deutsche Bank, gli australiani di Macquarie e per l’appunto Blackrock, il maggiore fondo mondiale. Su quest’ultima scelta si sarebbero concentrate le attenzioni di Inarcassa (ingegneri), Enpam (medici) e Cassa Forense (avvocati), mentre sono in forse i commercialisti. Come chiariscono dall’Adepp, ogni cassa è autonoma e decide da sè a quale fondo eventualmente rivolgersi.

LA CAUTELA DELLE CASSE

E’ abbastanza chiaro ormai che un cambio di rotta negli investimenti delle casse sia nell’aria. D’altronde lo confermano le parole dello stesso Oliveti lo scorso mese di marzo.  “C’è che il sistema previdenziale privato è alla vigilia di una scelta di campo: agire nel campo dell’economia reale e cambiare l’approccio al rendimento”. Ma la cautela non manca e ambienti consultati da Formiche.net confermano tale orientamento. L’operazione è ancora alla fase istruttoria, viene fatto notare, cioè si sta studiando a quale veicolo affidarsi. Tradotto, ci vorrà ancora del tempo, ma il meccanismo si è messo in moto.

LA GRANA BAIL IN

La carne al fuoco in ogni caso è tanta e, come se non bastasse, ci si mette anche il tanto contestato bail-in. Nella manovra correttiva di primavera, quella chiesta dall’Ue per intendersi, è stata prevista l’inclusione della previdenza obbligatoria nel meccanismo per la ripartizione dei costi dei salvataggi bancari. Il punto sono le somme depositate in banca dalle Casse, che se superiore a una certa cifra (100 mila euro) rientrano nelle regole del bail-in. Un emendamento del Pd ha escluso all’ultimo i fondi pensione, ma non gli enti previdenziali. Nonostante tutto il sottosegretario al Mef, Pierpaolo Baretta, si è impegnato a trovare una soluzione, incontrando il plauso dell’Adepp. Che in una nota  ha espresso “condivisione con l’intenzione manifestata dal sottosegretario a  Baretta di correggere quanto prima la manovra-bis che rischia di danneggiare le pensioni dei professionisti italiani. Nell’ultimo testo del provvedimento sono state infatti giustamente escluse da eventuali bail-in le somme depositate in banca dai fondi pensione complementari ma sono stati dimenticati gli enti di previdenza obbligatoria”.

 

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