L’attentato di ieri sera a Londra non ha nulla di nuovo e niente da aggiungere alla tragedia in corso. La dinamica non è cambiata rispetto ai precedenti attacchi. E anche la sofferenza inflitta ad innocenti non fa accrescere il numero complessivo delle vittime civili di guerra.
Siamo certamente davanti ad un’escalation nella continuità, una strategia suicida e omicida che diventa influente ed incisiva nel determinare gli avvenimenti interni alle nostre democrazie.
Il terrore colpisce nelle strade, ma incide sulle logica politiche degli Stati. Una soluzione non si paventa. Non è possibile frenare attacchi di questo tipo se non attraverso un coordinamento delle intelligence. Ma non basta.
La vera soluzione richiederà anni e un cambiamento degli scenari internazionali, ben lungi da essere all’ordine del giorno.
Sicuramente qualcuno dovrà pagare per tutto questo. Ma la guerra è solo all’inizio. E noi piangiamo le vittime innocenti senza poter intravvedere come evitarne delle altre in futuro.
Europa forte, forte alleanza atlantica e discontinuità politica, ma anche comprendere ed agire fuori dal nostro continente. Questa la via fragile dell’Occidente di oggi.
Laddove l’unico fine è uccidere per odio, non si può pensare di condividerne il motivo ispiratore ma neanche cedere al disfattismo.
Usciremo da questo tunnel soltanto se saremo in grado di essere sempre e ancora una civiltà migliore delle barbarie, e una prospettiva di vita che non si lascia trascinare nella spirale di morte.
Il terrore colpisce le nostre capitali, fa tremare i nostri cuori, atterrisce di paura le nostre vite, ma non può fare niente di più.
Il bene non perde mai nei tempi lunghi della storia. E la democrazia è un destino che non perderà la sua sfida con il fondamentalismo della bestialità.