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Perché temo i super Trojan approvati alla Camera

Trojan

A quelli che pensavano che la via del giustizialismo fosse già stata percorsa fino in fondo, va detto che ieri si è fatto un altro pericoloso tratto di strada, ovviamente nella direzione sbagliata, per travolgere i diritti civili (e vorrei dire: i diritti umani) degli italiani.

Nel provvedimento sulla giustizia che ieri ha ricevuto alla Camera la fiducia della maggioranza, non c’è solo un’estensione abnorme – di fatto ventennale – della prescrizione, con milioni di persone che vivranno sotto processo – a questo punto – per il resto della loro vita, ma c’è anche un intervento devastante in materia di intercettazioni.

In cambio di una presunta stretta sulle pubblicazioni (tanto le norme in materia di pubblicabilità sui giornali sono già violate adesso, e lo saranno prevedibilmente anche in futuro), si è infatti autorizzato l’uso per tutti i reati (avete capito bene: non solo per i reati di mafia e simili, ma per qualunque ipotesi criminosa) del cosiddetto meccanismo “trojan” (ciascuno scelga se “cavallo di…” o “figlio di…”).

Stiamo parlando di una diavoleria informatica che può rendere anche un telefono spento, anche un computer portatile disattivato, capaci di intercettare, registrare, fare video e foto. Un controllo totale e senza scampo della vita delle persone.

Ne avete letto da qualche parte? Gran silenzio… E grande responsabilità di Renzi, del ministro Orlando (da molti ancora inspiegabilmente elogiato), e – tranne le rituali dichiarazioni parlamentari, buone per scaricarsi la coscienza – grande timidezza del centrodestra neonazareno, per cui la battaglia garantista vale ormai soltanto uno o due giorni a settimana.

E intanto l’Italia assomiglierà ancora un po’ di più alla Germania Orientale come fu descritta dal film “Le vite degli altri”. Dal modello elettorale tedesco, stiamo passando al modello giudiziario e politico-giudiziario tedesco dell’Est.



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