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Perché non dobbiamo arrenderci alla politica dell’istante e dei talent show

istat, Biotestamento, Daniele Capezzone, logge massoniche

Si può sostenere (e con validi argomenti!) che, in una politica istantanea, occorra essere pronti a decisioni mutevoli, anche contraddittorie, ultraveloci. I grillini ne sono un modello: e anzi, nella bolla emozionale in cui siamo permanentemente sospesi, una decisione improvvisa, legata magari a un motivo contingente di “indignazione”, ha quasi sempre un plus in termini di consenso immediato.

E’ un po’ lo stesso ragionamento – passando dalla tempistica al modo di porsi – che porta molte personalità politiche, in tutto l’Occidente, a presentarsi come concorrenti di un talent-show. Si è parlato di una “x-factorizzazione” della politica: si vota sulla base di un’impressione, si finisce per sostenere quel candidato con cui berresti volentieri una birra, che ti pare simpatico e alla mano, a volte del tutto a prescindere dalle sue idee e dalle conseguenze di quel voto.

Ecco, per chi non sia esattamente grillino, vale forse la pena di chiedersi se non sia opportuno – a questo punto – distaccarsi totalmente da quei modelli, per mostrare una doppia differenza. Nella tempistica, rispettare i tempi di decantazione istituzionale, ed evitare che tutto si pieghi al “minuto per minuto”; e, nella comunicazione, giocare sulla diversità anziché sull’omologazione con il “pubblico”. A ben vedere, chi viene eletto dovrebbe essere in grado di fare cose diverse (e forse più difficili) rispetto a un pubblico distratto, pronto solo a mettere (o a togliere) un like su Facebook. E allora (mi rendo conto, il rischio c’è…) giocare sulla differenza anziché sull’intercambiabilità tra eletto ed elettore potrebbe essere una carta.

E (se posso) sarebbe doveroso iniziare a dire una verità scomoda: “onestà” è anche non candidarsi a compiti e funzioni per cui si sa di essere impreparati. O no?



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