Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti hanno annunciato nella serata tra domenica e lunedì di aver rotto i rapporti diplomatici con il Qatar, accusandolo di sostenere il terrorismo. Successivamente anche lo Yemen, le Maldive e il Bahrein hanno aderito alla decisione. Secondo il Qatar – già oggetto di provvedimenti simili, ma molto più limitati, nel 2014 – è stata una violazione della propria sovranità. Formiche.net ha approfondito obiettivi, effetti e scenari della notizia con Cinzia Bianco, analista specializzata in Medio Oriente della Nato Defence College Foundation e Phd Candidate all’Università di Exeter, che ritiene centrale il ruolo dell’influente principe emiratino Mohammed bin Zayed (di seguito anche MBZ, ndr).
I PERCHÉ DELL’OFFENSIVA
Da dove nasce questa offensiva contro il Qatar e chi ha giocato i ruoli centrali? “MBZ – spiega Bianco – è l’architetto della strategia contro il Qatar, perché emiratini e qatarioti sono su fronti opposti su molti dei conflitti regionali, dalla Libia alle tensioni egiziane. Gli Emirati (con l’Egitto) dà sostegno ai progetti politico-militari di Khalifa Haftar, il Qatar è allineato con le milizie tripoline che detestano il generale della Cirenaica, per esempio. Questa competizione è i piedi fin dal 2011, e nel 2014 ha già portato alla rottura dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita, EAU, e Bahrein, che allontanarono gli ambasciatori da Doha per otto mesi, finché il giovane emiro qatariota Tamim bin al Thani non acconsentì a tagliare formalmente i rapporti con la Fratellanza Musulmana. Però è stato un allontanamento di facciata, perché il Qatar ha continuato a giocare ruoli attivi sui fronti caldi, anche dietro ai Fratelli”.
IL MOMENTO
Perché è stata presa adesso la decisione? “È anche un cambio di postura saudita – risponde Bianco – Nel 2014 il regno era guidato da re Abdullah, che voleva sì punire il Qatar per l’eccessivo attivismo regionale in contrapposizione con gli interessi di altri paesi GCC (Gulf Cooperation Council, ndr), ma adottava una atteggiamento più morbido, e non era disposto ad arrivare al punto a cui potrebbe arrivare Mohammed bin Salman, in collaborazione (e spinta) di MBZ”.
IL RUOLO AMERICANO
C’entra anche in qualche modo la recente visita del presidente americano Donald Trump? “La visita a Riad di Trump ha determinato sia il rafforzamento dell’asse tra Stati Uniti e Arabia Saudita, sia, contemporaneamente, anche il rafforzamento della posizione di bin Zayed, leader di fatto degli Emirati Uniti come principe ereditario – dice Bianco – MBZ s’è costruito in questi mesi un ruolo prominente all’interno del circolo della politica del Golfo, anche perché è stato lui a creare il collegamento tra bin Salman, potentissimo ministro della Difesa e ideatore dei grandi progetti internazionali sauditi, e Trump. L’emiratino ha da tempo rapporti con Jared Kushner e con i circoli di business élite che hanno affari miliardari negli Emirati e in cui Kushner, il genero di Trump, ha ottime entrature”.
LE DIFFERENZE COL 2014
Siamo davanti a una situazione più seria che nel 2014? “Rispetto al 2014 siamo davanti a un attacco molto più profondo, diretto, violento. Tagliare fuori il paese dai rapporti con l’Arabia Saudita significa che in Qatar c’è già una crisi di panico collettivo in cui tutti vanno nei supermercati per rifornirsi, perché il 40 per cento del cibo che i qatarioti consumano arriva dall’estero tramite i confini sauditi, e in questo momento non può passare. E ovviamente lo stop delle relazioni è un duro colpo anche a livello economico, perché l’integrazione dell’economia del Qatar con il sistema GCC è massima, con rapporti intrecciati che ricordano quelli dell’Unione Europea”.
L’OBIETTIVO
Ma quali sono gli obiettivi? “C’è probabilmente un obiettivo, e sembra quello di far ritornare il Qatar a una situazione pre-1995, ossia quando il paese fu trasformato a piccolo stato satellite dell’Arabia Saudita a potenza media, con relazioni internazionali, e impatti su tutta la regione. Un ridimensionamento”.
(Foto: Wikipedia, Mohammed bin Zayed)