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Perché contesto il progetto di legge contro l’apologia del fascismo. Il post di Enrico Mentana

Enrico Mentana (direttore Tg La7)

“Non spetta ai giudici o ai legislatori decidere quali sono gli insegnamenti dei fatti passati. Mettere fuorilegge un’idea battuta dalla storia vuol dire averne ancora paura”. Così Enrico Mentana, direttore del tg de La7, ha commentato il progetto di legge contro l’apologia del fascismo sostenuto dal Pd e criticato dal Movimento 5 Stelle.

Ecco il post completo che Mentana ha scritto su Facebook:

“Io non ho mai creduto alle leggi che comprimono o penalizzano le opinioni, neanche nel caso di quelle estreme (come il negazionismo sull’Olocausto). L’ho detto, scritto e motivato molte volte. Sta a tutti noi studiare e comprendere le lezioni della storia. Non spetta ai giudici o ai legislatori decidere quali sono gli insegnamenti dei fatti passati. Mettere fuorilegge un’idea battuta dalla storia vuol dire averne ancora paura. E vuol dire anche darle una patente di perseguitata, di vittima, che nessuna ideologia crollata, in Italia, in Germania, in Russia può meritare, visti gli orrori che fascismo, nazismo e sovietismo hanno perpetrato nella repressione del dissenso.

La differenza tra la democrazia e gli altri sistemi è proprio il culto della libertà. Non è solo il tributo a chi per ottenerla ha sacrificato la propria vita. E’ proprio l’ideale di libertà che ha fatto vincere le democrazie. E tra le libertà che una società democratica deve coltivare gelosamente c’è proprio il rispetto di tutte le idee, nella convinzione che la forza della ragione sia sempre maggioritaria, specie per i popoli che hanno già conosciuto i regimi totalitari e loro fanatismi e arbitrii. I nostalgici poi ci sono e ci saranno sempre. E’ inevitabile, è comprensibile, è umano.

Decine di milioni di italiani avevano creduto nel fascismo, tra cui tanti dei protagonisti della successiva nascita della repubblica. Dovremmo piuttosto studiare ancora e di più su come sia stato possibile, e perché, un così esteso consenso. Ma la storia non marcia mai all’indietro. E il tempo dei fascismi e dei comunismi è finito in Europa con la fine del Novecento. Non sarà il trovarobato dei social a riportarli in vita.

E’ stata anche la saggezza dei grandi partigiani a insegnarcelo. All’inizio del 1983, intervistato da due giovani giornalisti del Tg1, alla domanda se avesse dei timori a causa del centenario della nascita di Mussolini, che cadeva quell’anno, Sandro Pertini rispose ridendo. “Ma è morto, è morto!””.

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