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Cosa succederà alla maggioranza di Gentiloni dopo le dimissioni del ministro centrista Costa

Gentiloni

Le fibrillazioni degli alfaniani Alternativa popolare, che in queste ore ha causato l’affossamento momentaneo della legge sullo Ius soli e le dimissioni del ministro degli Affari Regionali Enrico Costa (accolte gelidamente da Angelino Alfano), e quelle dei bersaniani di Mdp, che la scorsa settimana ha votato la fiducia al governo ma non il decreto sulle banche alla Camera, stanno portando il centrosinistra a una sorta di ingovernabilità, perché in Senato l’esecutivo di Paolo Gentiloni non può più contare su numeri certi. Anzi, si può dire che sia in minoranza.

Finora, infatti, il governo di centrosinistra a Palazzo Madama poteva contare su 165 voti che, con l’apporto di Ala, arrivavano a 179. Poi a seconda dei provvedimenti arrivavano voti pure dal gruppo misto e da Gal. Con questi numeri si sono sostenuti dal 2013 i governi di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Se però a 179 togliamo i 25 di Ap e i 16 di Mdp, si resta con 138 voti, ben al di sotto della maggioranza in Senato, che sta a quota 160. Chiaro, quindi, che il governo Gentiloni da qui al termine della legislatura dovrà stare ancor di più sotto il giogo di Angelino Alfano e Pierluigi Bersani. Ragion per cui il cammino di alcuni provvedimenti da qui alla fine della legislatura saranno pesantemente in bilico.

Il primo provvedimento importante in arrivo a Palazzo Madama è quello sui vaccini ed è il più sicuro: la maggioranza alla Camera ha trovato un accordo blindato e anche Forza Italia è pronta a votarlo, alla luce di alcuni suoi emendamenti andati a buon fine. Il voto finale è atteso per il 6 agosto, non si presumono problemi, ma dato la fibrillazione dello scenario, mai dire mai. Sul resto, invece, si naviga a vista. Sul codice antimafia, per esempio, i centristi e parte del Pd hanno seri dubbi e vorrebbero introdurre modifiche. E Ap è pronta a far sentire la sua voce pure sulla legittima difesa, fortemente critica a Montecitorio da tutto il centrodestra, che reputa la norma sfavorevole alle forze dell’ordine. Alfano da questo punto di vista potrebbe essere sensibile alle sirene forziste.

Una legge il cui cammino si fa davvero in salita è quella sul biotestamento che, se raccoglie i consensi dei bersaniani, divide aspramente i centristi che, a questo punto di legislatura, sentiranno di avere le mani libere. Sarà dunque molto difficile che la norma contenente i Dat (disposizioni anticipate di trattamento) possa vedere la luce. Per non parlare della legalizzazione delle droghe leggere, norma fortemente voluta da Benedetto Della Vedova, ma che ancora non ha avuto l’opportunità nemmeno di un primo voto parlamentare. Sul decreto banche, invece, pesa la contrarietà di Mdp: i bersaniani non si assumeranno la responsabilità di affondare la legge, ma faranno pagare a caro prezzo il loro consenso. Ed è sulla legge di bilancio che Mdp farà valere la sua cambiale di credito al governo.

Altre norme in agenda in Parlamento sono poi la legge sulla concorrenza, la regolamentazione degli scioperi, la legge sui vitalizi e i nuovi regolamenti parlamentari. Dopo la pausa estiva, inoltre, irromperanno sulla scena la legge di bilancio e la legge elettorale. Resta da vedere se poi, come promesso da Gentiloni, tornerà anche lo ius soli oppure se il provvedimento che garantisce la cittadinanza ai bimbi stranieri nati in Italia finirà su un binario morto, come molti sono pronti a scommettere. Il premier, però, nel colloquio di martedì pomeriggio col ministro degli Esteri gli ha ribadito che il provvedimento a settembre tornerà in Aula.

Di fronte alla fluidità di Ap e Mdp, però, il paradosso è che, su qualche votazione scottante in Senato, a Gentiloni possa arrivare il soccorso azzurro di Forza Italia, che magari prenderà le forme di assenze strategiche dall’Aula per abbassare il quorum di Palazzo Madama. Come del resto è già accaduto diverse volte in questi ultimi mesi.

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