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Hacker all’attacco di una centrale nucleare negli Stati Uniti. Report Fbi

Il New York Times ha ottenuto un report in cui si legge che da maggio alcuni hacker stanno cercando di violare i computer di almeno una centrale nucleare americana. Il dossier parla di un lavoro di investigazione congiunto tra dipartimento dell’Homeland Security e l’Fbi sulla Wolf Creek Nuclear Operating Corporation, società che gestisce la centrale atomica vicino a Burlington, in Kansas.

Il report non indica se si è trattato di un’attività di spionaggio, un tentativo di rubare segreti industriali, oppure un’operazione offensiva, un attentato. Non è nemmeno chiara la gravità: per quanto riportato gli hacker non hanno ottenuto la capacità di saltare dal controllo dei computer della società di amministrazione a quelli che gestiscono il reattore (che è circondato da circa 180 mila persone che vivono nel raggio di 50 chilometri). Un funzionario della Wolf Creek (che dà anche il nome all’impianto) ha detto che i sistemi di gestione sono separati, aspetto confermato anche da un portavoce del dipartimento che ha spiegato che per quanto noto l’attacco ha colpito i livelli amministrativi della società. Però il report spiega che lo scopo era quello di inserirsi e mappare il network informatico dietro alla centrale per arrivare più a fondo.

Il target preferenziale di questi attacchi di solito sono persone, spiega il Nyt: ingegneri e tecnici, soggetti umani più penetrabili, che hanno però accesso alle strutture operative dei macchinari. A loro, nel caso della Wolf Creek, sono stati inviati documenti di Microsoft Word contenti un file malevolo (il tipo di malware non è stato indicato nel report, oppure non del tutto definito): una volta aperti i file, per gli hacker è stato possibile intromettersi nel singolo computer e poi in quelli collegati in rete. Ovvio che, una volta dentro ai sistemi informatici della centrale, le conseguenze sarebbero potute essere varie, e disastrose: per dirne una, modificare i range di funzionamento del reattore. Ma non per il momento non si è arrivati a questo scenario. Si ricorderà però che fu il virus Stuxnet, lanciato nel 2009 da americani e israeliani per mandare forzatamente fuori controllo le centrali nucleari iraniane, ad aprire gli occhi su questa connessione tra attacchi digitali e cose del mondo reale.

La Wolf Creek non è stata sola finire sotto attacco: ci sono state altre compagnie che gestiscono altre facilities energetiche (non identificate per nome, però), e per questo il pensiero è caduto su quelli che nel settore vengono chiamati “Energetic Bear”, gruppo di hacker russi il cui nome riprende quello di Fancy e Cozy Bear, le strutture che si pensa siano collegate ai servizi segreti di Mosca (e coinvolte nelle ingerenze durante le elezioni americane). La branca energetica è specializzata in questo genere di interferenze, e già nel 2014 era stata individuata dietro a una serie di cyber attacks.


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