Ignazio Visco non era in vena di strigliate quando è salito sul palco dell’assemblea 2017 dell’Abi, all’Eur. Semmai, il governatore della Banca d’Italia ha preferito essere chiaro ma senza alzare i toni. Ricordando per esempio alle banche di credito cooperativo oneri e onori di un riassetto epocale, ad oggi ancora in atto (qui l’ultimo focus di Formiche.net). Il messaggio, come si evince da due delle 14 pagine della sua esposizione (qui l’intervento integrale), è più o meno questo: nessun allarme, nessuna entrata a gamba tesa, ma spaccare come una mela il credito cooperativo (chi va con Cassa centrale, chi con Iccrea), non sarà un passeggiata. Dunque occhio a fare bene i conti su governance e patrimonio, perché Bce e Bankitalia sono lì a vigilare che tutto fili liscio.
L’OCCHIO DI FRANCOFORTE
Il primo monito riguarda la stretta sorveglianza sull’intera operazione di riassetto delle oltre 350 Bcc. Bankitalia, ma soprattutto la Bce, cui spetta l’ultima parola sulle mosse dei soggetti bancari oltre un certo attivo, saranno scrupolose nel valutare la sostenibilità dei progetti trentino e romano. “La costituzione dei gruppi bancari cooperativi”, ha premesso Visco, “continua secondo le linee indicate nella legge di riforma. Al termine di questo processo, due dei tre nuovi gruppi (Iccrea e Cassa centrale) risulteranno ‘significativi’ a fini di vigilanza e saranno quindi sottoposti alla supervisione diretta della Bce”. Ma, e qui è il cuore del messaggio, “prima che ciò avvenga, i due gruppi dovranno essere sottoposti a una valutazione approfondita (comprehensive assessment, l’esercizio complessivo con cui la Bce verifica lo stato di salute dei principali 131 gruppi bancari europei, tra cui le 15 maggiori italiane, ndr) che si baserà su una revisione della qualità degli attivi e su una prova di stress”. Anche perché tale esame, previsto per il primo semestre del prossimo anno, riguarda a detta di Visco un qualcosa di mai tentato fino ad oggi nella cooperazione e per questo “assume caratteri peculiari in quanto riguarda entità innovative nel contesto bancario nazionale”.
UNA GOVERNANCE ALL’ALTEZZA
Altra possibile buccia di banana, la governance. Non si penserà mica di realizzare una simile opera di ingegneria bancaria senza un’adeguata catena di comando. Visco, davanti ai banchieri, lo ha detto in modo molto chiaro. “Perché la riforma (voluta nel 2015 dall’allora governo Renzi, ndr) abbia successo sono determinanti alcuni elementi chiave”. Tanto per cominciare le banche capogruppo “devono attuare, già nei prossimi mesi, un’impegnativa trasformazione, tale da consentire loro di guidare gruppi di notevole dimensione e complessità. È già in corso un’intensa interazione con le autorità di vigilanza che dovranno approvare i principali elementi contrattuali”. Ovvero statuti, contratti di coesione, schemi di garanzie incrociate. Tutto bene, ma serve un altro colpo di reni da parte delle Bcc. “Il processo va ora accelerato”, è l’inciso di Visco, e “occorre rafforzare le strutture organizzative e i meccanismi decisionali, dotarsi di una dirigenza con competenze e professionalità elevate, predisporre una rigorosa pianificazione dei passi che porteranno all’integrazione dei sistemi informativi”.
ATTENTI AL PATRIMONIO
Senza una buona truppa un bravo comandante serve a poco. E senza spalle abbastanza larghe anche una governance esperta e qualificata come ha chiesto Bankitalia rischia di non essere sufficiente alla riuscita del tutto. Anche su questo fronte Visco è stato chiaro, sollecitando i due gruppi a farsi trovare con le carte in regola al cospetto della vigilanza. “La conduzione del comprehensive assessment va preparata per tempo sul fronte dell’adeguatezza delle risorse patrimoniali. Le capogruppo dovranno prevedere piani che consentano di affrontare con tranquillità e fin dall’inizio il percorso di costituzione dei gruppi”. Sulla questione patrimonio (la riforma fissa la soglia minima a 1 miliardo), Trento ha dovuto per esempio architettare una ricapitalizzazione da 600-700 milioni, già pre-collocato. Iccrea non ne ha avuto bisogno, visto che parte da un patrimonio di 1,7 miliardi e ha escluso a priori un aumento.
BASTA ANDARE IN ORDINE SPARSO
C’è un’ultima indicazione che Visco ha voluto dare alle Bcc. Un’indicazione più morale che tecnica. E cioè, visto e considerato che le banche cooperative sono da sempre espressione dei rispettivi territori di appartenenza e operatività e sono anche molte, è facile andare ognuno per la sua strada, in ordine sparso. No, in una logica di riassetto bipolare, tutto questo non potrà più essere consentito. Sarà bene che le Bcc inizino a fare quello che dice la capogruppo cui hanno aderito, possibilmente senza contestare. “Le banche aderenti devono iniziare a operare di comune accordo, sotto la direzione delle capogruppo, ben prima che il percorso di costituzione dei gruppi sia formalmente completato”. Ora le Bcc sono avvertite. Lasciando l’assise dei banchieri il presidente di Iccrea Giulio Magagni ha parlato di “uno sprone in più a fare meglio” da parte di Visco. Si vedrà.