Intorno alle dieci di mattina, ora locale, di martedì 4 luglio la Corea del Nord ha effettuato un altro test su un missile balistico (Pyongyang non può farne secondo una risoluzione sanzionatoria delle Nazioni Unite). La data è assolutamente simbolica, il periodo ancora di più.
IL 4 LUGLIO
Oggi è la festa dell’Indipendenza americana, e la provocazione del regime a Washington, che da mesi sta tenendo una linea ferma sulla deterrenza, è evidente (tra l’altro: il 30 giugno, mentre alla Casa Bianca era in visita il presidente sudcoreano, Donald Trump aveva detto che “la pazienza americana verso il Nord era finita”, riferendosi proprio a questi test e al procedere del programma nucleare). La data è stata scelta per testare armi già nel 2006 e nel 2009, come ha fatto notare su Twitter Alastair Gale, fino all’anno scorso capo dell’ufficio coreano del Wall Street Journal. Ma se si allarga l’orizzonte si capisce che la satrapia non perde un appuntamento: fra qualche giorno (venerdì e sabato) inizierà il G20, dove i grandi della Terra si incontreranno in riunioni personali che avranno contenuti più succosi di quelle multilaterali impolverate dal protocollo. E ci saranno incontri laterali, meno ufficiali, tra gli staff dei potenti: l’atmosfera è delicata anche per la presenza – per la prima volta – del nuovo presidente americano Trump, che con questo genere di meeting ha poca dimestichezza.
LE RELAZIONI TRA CINA E USA
Tra le situazioni delicate che avvolgeranno il vertice di Berlino il rapporto tra americani e cinesi, sceso nuovamente a livelli bassi di empatia. E si sa che sulle relazioni bilaterali tra le due più grandi economie del mondo pesi come test per sondare le possibilità di cooperazione il dossier nordcoreano. Pochi giorni fa il Tesoro e il dipartimento di Stato hanno messo sotto sanzioni una piccola banca cinese (e due businessman discutibili) proprio perché avevano relazioni con il sistema di riciclaggio che dà ossigeno a Pyongyang – Pechino non ha gradito, e lunedì c’è stata una telefonata diretta alla presidenza americana. Ed è questo il terzo elemento che segna la perfetta temporalità dell’agenda di Kim Jong-un: le relazioni Cina/Usa. E infatti Trump in un tweet ha immediatamente chiesto “una mossa massiccia della Cina” per fermare una volta per tutte quel “ragazzo” (Kim) che “non ha altro di meglio da fare nella vita” che lanciare missili.
North Korea has just launched another missile. Does this guy have anything better to do with his life? Hard to believe that South Korea…..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 4 luglio 2017
….and Japan will put up with this much longer. Perhaps China will put a heavy move on North Korea and end this nonsense once and for all!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 4 luglio 2017
L’AGENDA
Inquadrare quello che fa Kim nell’agenda internazionale spazza in parte il campo a una considerazione superficiale che vede il dittatore nordcoreano semplicemente come ‘quello matto con i capelli da scemo’. Ovviamente: questo non significa dire che non sia pazzo uno che investe la stragrande maggioranza dei (non troppi) soldi a disposizione in ambiziosi programmi militari per creare un’arma che può disintegrare il pianeta (detta con un filo di drammaticità) solo per creare una postura da grande potenza a un paese che ha necessità basilari. Però è un pazzo con un’agenda e con un fine: e questo è preoccupante. Altre prove su come Pyongyang organizzi questi lanci in date precise? In quello del 21 maggio s’era appena concluso il il G7 per esempio, o ancora un altro il giorno della presentazione del programma strategico commerciale cinese OBOR, un altro del 14 maggio quando c’erano le lezioni sudcoreane.
IL RAGGIO DEL NUOVO TEST
Il missile balistico testato oggi, un Hwasong-14, è partito da Panghyon, nella regione settentrionale del Nord, ha viaggiato per 930 chilometri prima di inabissarsi nelle acque orientali della Penisola Coreana. Secondo i militari giapponesi, che lo hanno tracciato avendo sempre i radar puntati laggiù (anche perché il vettore è caduto in un tratto di mare EEZ del Giappone) , ha volato fino ad una quota di 2500 chilometri. Era un missile balistico di “raggio intermedio” ha commentato il PaCom americano che ha seguito il volo per 37 minuti; però un esperto ha detto al New York Times e alla CNN che in teoria sarebbe potuto anche arrivare in Alaska (guai tecnici a parte).
Ha viaggiato 400 chilometri più in alto di quello testato a maggio che era stato considerato un buon successo tecnologico. È l’undicesimo test già quest’anno, e l’evoluzione dei progetti militari parla chiaro: ogni volta che si prova un armamento si acquisiscono conoscenze per renderlo migliore. Come ha spiegato Foreign Affairs, ancora i nordcoreani non dovrebbero essere riusciti ad arrivare alla tecnologia necessaria per creare un ICBM, un missile balistico intercontinentale, realmente funzionante (soprattutto nel targeting): ma è questione solo di tempo. Il regime ha dichiarato che quello di oggi è stato proprio un test su un ICBM: è la prima volta che lo dice. È l’aspetto centrale su cui gli analisti stanno lavorando, perché significherebbe un balzo in avanti della minaccia rappresentata da Pyongyang.
(Foto: propaganda del regime, via Guido Olimpio)