Il governo lo ha ammesso apertis verbis. Sull’acqua i buchi nella rete sono il vero problema che si cela dietro la crisi idrica nazionale (qui lo speciale di Formiche.net che anticipa la questione). Il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti è stato ascoltato questo pomeriggio in commissione Ambiente della Camera, per fare il punto della situazione, su quella che ha tutta l’aria di essere un’emergenza nazionale, con baricentro Roma. Ecco i punti salienti della relazione di Galletti, visionata da Formiche.net.
TROPPI BUCHI, POCA ACQUA
Premesso che “l’attuale emergenza è una delle peggiori degli ultimi decenni”, Galletti ha puntato il dito contro il vero problema: la dispersione idrica colpa “di quella scarsa manutenzione delle infrastrutture che interessa tutto il Paese”. Di qui, un duro atto di accusa verso quelle amministrazioni che non hanno provveduto per tempo al rinnovamento dell’infrastrutture idriche. “Oggi scontiamo un grande ritardo nella manutenzione della rete”.
QUANTO HA INVESTITO IL GOVERNO
Dal documento diffuso dal responsabile dell’Ambiente emergono alcuni numeri relativi agli investimenti negli ultimi anni. “Negli ultimi 15 anni il Ministero dell’Agricoltura ha investito in infrastrutture irrigue, su tutto il territorio nazionale, circa 1,6 miliardi di euro, sia con contributi in conto capitale sull’intera spesa che con contributi pluriennali, da utilizzare per la contrazione di mutui con ammortamento interamente a carico dello Stato”, si legge. “Lo scorso 15 luglio è stato erogato un ulteriore stanziamento di oltre un miliardo di euro”. Potrebbe sembrare poco se si pensa che, come precisato da Utilitalia nel suo report, servirebbero 5 miliardi per rimettere in sesto l’intera rete. Tuttavia “il complessivo stato di realizzazione delle opere del Piano irriguo si attesta a oltre lo 80% con diverse punte al 100%, e quello di completamento al 72 % nelle Regioni del Centro e Nord d’Italia e al 62% nelle Regioni del Sud”.
I NUMERI DI UNA CRISI (IDRICA)
Le cifre sull’acqua non si esauriscono qui. Perchè dal documento del governo emergono anche stime ufficiali sulla dispersione di acqua dalla rete nazionale. “Nei comuni capoluogo di provincia, è andato disperso il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione idropotabile (rispetto al 35,6% del 2012). Da quanto è emerso nel corso delle varie riunioni degli osservatori il dato è, però, superiore e si attesta al 43% circa. Ancora, sull’età delle tubazioni, “il 36% delle condotte risulta avere un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, mentre il 22% è caratterizzato da un’età maggiore ai 50 anni, a fronte di una vita utile considerata, ai fini regolatori, pari a 40 anni”, si legge.
MEZZO MILIARDO PER L’ACQUA
Per il governo non ci sono comunque alternative. “Appare imprescindibile provvedere al graduale rinnovo o sostituzione delle reti”, si legge nel documento. Già, ma dove prendere i soldi? Tanto per cominciare “va sottolineato il forte impegno nell’ambito della programmazione Fsc 2014-2020 (i fondi strutturali europei, ndr), con 220 milioni di euro destinati proprio a un Piano di sostituzione delle reti”, afferma il documento. A tale somma va aggiunta anche la cifra stanziata per la riqualificazione delle dighe. “Nel corso del 2016 si è attivata, con risorse pubbliche a valere sui Fondi coesione e sviluppo 2014-20, una specifica fonte di finanziamenti con un Piano dighe da circa 300 milioni su 100 invasi”, si legge. “Interventi potranno consentire a regime di salvaguardare risorse idriche per 4,5 miliardi di metri cubi e di avviare, con la progressione degli invasi sperimentali, il recupero di circa 1,3 miliardi di metri cubi attualmente non invasabili”.