Se fossi Matteo Richetti non mi accontenterei dell’approvazione, alla Camera, del disegno di legge “ammazza vitalizi”. Potrebbe completare la sua vergognosa operazione, con la presentazione di un nuovo progetto intitolato “Profitti di regime”. In sostanza, una volta ricalcolato (chissà come?) l’infame vitalizio, si procede al sequestro cautelare dei beni mobili ed immobili dell’ex parlamentare, sui quali si effettua l’esproprio in percentuale pari a quella apportata al vitalizio, in base ad una presunzione assoluta che se li sia procurati grazie a quella fonte di reddito. I beni espropriati vanno ad incrementare il fondo per la salvaguardia degli esodati.
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Mi sono sempre chiesto il motivo per cui le filiali delle banche facessero compilare periodicamente ai clienti dei questionari dove, tra le tante domande, ce ne era una che voleva accertare se l’utente fosse “impegnato in politica”. Anzi l’impiegata addetta sembrava molto interessata ad ottenere una risposta veritiera. Poi, ascoltando il bell’intervento di Sergio Pizzolante alla Camera contro l’infame legge Richetti, ho capito il perché di quella domanda, ripetuta ed insistente. Se sei “impegnato in politica” la banca ti tiene d’occhio per evitare di essere strumento di operazioni illegali. Come se fossi un delinquente abituale. Anzi, mi sono persino ricordato di aver sottoscritto un contratto con un’importante casa editrice, nel quale c’era una clausola che mi vietava di usare l’ammontare dei diritti d’autore (quattro soldi) per azione di corruttela. In sostanza chi fa o ha fatto politica non è un cliente da trattare con riguardo (almeno pari a quello degli altri ); è un sorvegliato speciale. Siamo arrivati a questo punto grazie alle violente campagne del kombinat mediatico-giudiziario dell’antipolitica.
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Simone Baldelli, oltre ad essere vice presidente della Camera, è un persona di grande spirito. Le sue imitazioni di taluni personaggi politici sono molto gustose, quasi a livello di quelle di Maurizio Crozza. In modo provocatorio, nel dibattito sulla legge Richetti, ha presentato un emendamento in cui venivano previsti anni di reclusione per gli ex parlamentari rei di aver incassato il vitalizio. La presidente Boldrini lo ha preso sul serio e lo ha dichiarato inammissibile (fino a quando?).
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Nel disegno di legge Richetti, i tribuni della plebe, nella smania di abolire i vitalizi, hanno commesso un grave errore. Infatti, l’aver stabilito, nel testo approvato dalla Camera, che il ricalcolo con il sistema contributivo delle pensioni non sia “in nessun caso applicato alle pensioni in essere e future dei lavoratori dipendenti ed autonomi” ha messo in sicurezza le c.d. pensioni d’oro. Così per umiliare qualche migliaio di ex parlamentari e di consiglieri regionali, hanno garantito anche coloro (e sono centinaia di migliaia) che hanno davvero tratto il massimo vantaggio dall’applicazione del calcolo retributivo. Ma anche questo emendamento è scritto sull’acqua. Alla fine, la norma “salva pensioni retributive’’ è solo di una foglia di fico, perché una nuova legge ordinaria potrà sempre abrogare o modificare quanto disposto da una legge precedente.