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Cyber security, che cosa lascia in eredità James Comey

James Comey (nella foto insieme a Hillary Clinton) lascerà un marchio importante sulla cyber policy Usa: la sua è stata una carriera contraddistinta da diversi successi nel contrasto al crimine informatico, ma anche da frizioni con le comunità tecnologica e della privacy e da una uscita di scena turbolenta per mano del presidente Usa Donald Trump. A raccontarlo sono le testate americane che hanno analizzato – ascoltando i protagonisti – le sfide informatiche che l’ormai ex direttore dell’Fbi, sostituito da Christopher Wray che ora dovrà in parte raccoglierle, ha affrontato in questi anni.

DOSSIER COMPLESSI

Il mandato di Comey, iniziato nell’autunno del 2013, ricorda Politico, è coinciso con un drammatico cambiamento nel modo in cui il Paese ha considerato la criminalità e la sicurezza informatiche.
Ha preso servizio poco tempo dopo lo scoppio del caso Snowden e solo qualche mese prima che una serie di massicce violazioni di dati in compagnie come Target, Home Depot e JPMorgan Chase portarono davvero per la prima volta la criminalità digitale sotto i riflettori nazionali (e non solo).

I SOSTENITORI DI COMEY

La risposta di Comey alle minacce dei nuovi tempi, commenta il sito americano, gli ha fatto guadagnare molti fan, ma anche altrettanti critici.
Tra i suoi sostenitori, evidenzia ProCyber, vanno inclusi molti ex colleghi nel campo del law enforcement e un certo numero di legislatori che hanno elogiato l’allora capo del Bureau “per il suo attento sforzo nell’affrontare la rapida proliferazione della criminalità digitale”.

I MERITI DELL’EX CAPO FBI

Il mandato dell’ex numero uno dell’Fbi, si sottolinea ancora, ha visto tra le altre cose le “indagini che hanno portato alle prime accuse mai portate contro presunti hacker governativi in ​​Cina, Russia e Iran, nonché la cattura di numerosi pirati informatici stranieri sfuggenti”, spesso “fuori dalla portata delle autorità statunitensi”.
“La leadership e la difesa di Comey su qualsiasi argomento… sono stati ineguagliati”, ha dichiarato invece Anthony J. Ferrante, ex capo della cyber divisione del Bureau e successivamente funzionario informatico alla Casa Bianca.
Comey, spiega la stampa Usa, si sarebbe fatto apprezzare anche dai comitati intelligence di Camera e Senato per l’aiuto che avrebbero ricevuto sull’indagine condotta sulle ingerenze cibernetiche russe lamentate dalle agenzie Usa durante la scorsa campagna per le elezioni presidenziali.

LE CRITICHE DEL MONDO TECH

Nonostante tutti questi apprezzamenti, l’ex capo dell’Fbi ha però ricevuto anche critiche, giunte ben prima dell’Emailgate che ha coinvolto Hillary Clinton, delle offensive hacker in campagna elettorale e dell’insediamento di Trump. “Le comunità della tecnologia e della privacy”, rileva infatti l’analisi, “hanno un’idea molto diversa sulla ‘cyber legacy’ di Comey”, soprattutto in relazione ai suoi sforzi per garantire alle autorità l’accesso, in fase di indagine, alle comunicazioni crittografate dei presunti colpevoli. Ma questo è un braccio di ferro che, rilevano gli addetti ai lavori, è destinato con molta probabilità a riproporsi in futuro.​



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