Cassa depositi e prestiti è atarassica, anzi tiepida, tiepidissima, a rilevare la rete fissa in rame di Tim, la società ex monopolista ora controllata dal colosso francese Vivendi di Vincent Bolloré. Quello che finora si bisbigliava (qui le indiscrezioni di ieri), ora è palese. Il gruppo controllato dal ministero dell’Economia non ha alcuna frenesia a comprare la vecchia rete in rame dell’ex Telecom Italia. Il motivo? Lo hanno indicato i vertici della Cassa: il presidente Claudio Costamagna e l’amministratore delegato Fabio Gallia, intervistati dal Corriere della Sera.
Davvero non prenderete mai la rete di Telecom?, è stata la domanda del quotidiano. Risposta del presidente di Cdp: “Noi siamo presenti attraverso Metroweb in Open Fiber. Gli investimenti nella banda larga sarebbero andati molto più a rilento senza di noi. Open Fiber ha vinto tutte le gare indette dallo Stato”. Come dire: a Cdp non interessa un asset obsoleto tecnologicamente di una società quotata, noi stiamo realizzando la rete in fibra ottica che farà dell’Italia un Paese al passo sulla banda larga.
Quanto all’ipotesi di una società unica delle reti, sia in rame che in fibra, i vertici della Cassa depositi e prestiti passano la palla alla politica: “Non è una decisione che spetta a noi”, taglia corto Costamagna. E aggiunge: “Telecom? E’ una società privata. Non entriamo nella sua strategia”. Come dire: se il gruppo ora controllato dai francesi di Vivendi ha una certa frenesia a voler mettere in una società comune la propria rete in rame con la fibra ottica di Open Fiber, non è una questione che ci riguarda, sono decisioni istituzionali, di sistema, dunque politiche. Noi, dicono i vertici della società posseduta dal Tesoro, siamo parte di Open Fiber con Enel: “La sfida di Open Fiber è scavare, posare la fibra. Avere i clienti”, aggiunge Costamagna. Quindi in concorrenza diretta con Tim.
Le sinergie industriali possono attendere? Chissà. I vertici di Tim – dopo il siluramento di Flavio Cattaneo e l’arrivo del nuovo direttore operativo Amos Genish – stanno da giorni lanciando messaggi di disponibilità al governo per ipotizzare soluzioni comuni sulla rete. Si parla anche di un progetto già pronto per scorporare la rete fissa in rete, quotarla in Borsa e aprire dunque il capitale anche ad altri partner (Open Fiber?). Un’operazione sistemica, secondo il Sole 24 Ore, vista di buon grado invece dall’ex presidente di Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, ora presidente di Open Fiber. Chissà se dello stesso avviso è anche l’amministratore delegato della stessa società, Tommaso Pompei.