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Donald Trump, Virginia Raggi e i licenziamenti compulsivi

Non è solo la temperatura elevata a legare in questi giorni Roma e Washington (anche se i 38 gradi previsti da noi sono ben più dei 31 che ci saranno negli States). 

C’è una preoccupante sintonia anche tra la prima cittadina della città eterna e l’inquilino della Casa Bianca. 

Raggi e Trump infatti sono affetti dalla stessa sindrome, che potremmo chiamare da “licenziamento compulsivo”. 

L’una e l’altro infatti bruciano assessori e segretari di Stato, capi dello staff e portavoce come se fossero fiammiferi. 

Si guardi a Roma la vicenda dell’Atac, cioè la più grande azienda pubblica della città. Siamo al terzo stravolgimento del management in un anno. 

O si veda a Washington la ridicola sostituzione del capo della comunicazione, dove è stato messo (per soli dieci giorni) un finanziere di origini italiane noto a Wall Street con il soprannome “lo scroccone”, che nei pochi giorni di lavoro con il Presidente ha accumulato gaffes memorabili e si è pure beccato una richiesta di divorzio dalla moglie. 

Raggi cambia assessori come fossero pasticche del Re Sole, Trump caccia via il suo capo dello staff per metterci un generale dei Marines, che, come è noto, sono addestrati a combattere nei corridoi dei palazzi del potere e non nel deserto afgano.

“You’re Fired” tuonava The Donald nel suo vincente show televisivo, lo stesso sta cercando di fare da Presidente. 

“Faremo la rivoluzione” prometteva Virginia nell’iniziare il suo lavoro in Campidoglio.

Oggi li vediamo più a caccia di fantasmi o di capri espiatori, piuttosto che concentrati a risolvere problemi.

Il Senato americano (a maggioranza repubblicana) boccia i programmi del Presidente in materia di sanità, il Movimento 5 Stelle sembra sul punto di mollare la sindaca.

I nostri due impiastri Raggi&Trump se la prendono con gli staff, ma dovrebbero ammettere una semplice verità: sin qui il vero problema sono proprio loro due.

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