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Chi è Chris Wray, il nuovo capo dell’Fbi al posto di Comey

Il Senato americano ha approvato la nomina presidenziale per Christopher Wray, avvocato esperto del dipartimento di Giustizia che sarà il nuovo direttore dell’Fbi.

IL CONTESTO, INNANZITUTTO

Wray prenderà il posto di James Comey, licenziato da Donald Trump perché troppo attivo con l’indagine Russiagate, e troverà un clima teso tra Bureau, Giustizia e Casa Bianca. Trump in queste ultime settimane ha più volte attaccato il segretario alla Giustizia Jeff Sessions – autorità che tra le altre cose ha giurisdizione sull’FBI – reo di non essere stato fedele fino in fondo al presidente quando ha deciso di ricusarsi, per via di possibili collusioni, dall’inchiesta sui contatti tra russi e comitato Trump. Via Twitter, il presidente ha anche attaccato il direttore vicario dei Federali, Andrew McCabe: l’uomo che fisicamente lascerà le consegne a Wray è accusato da Trump di conflitto d’interessi perché sua moglie ricevette sostegno da una governatrice amica dei Clinton quando si candidò anni fa per un seggio al Senato statale delle Virginia. Nel clima torrido che Wray troverà rientra anche lo scontro sotto traccia che la Casa Bianca ha avviato con il team che il dipartimento di Giustizia ha nominato per gestire proprio l’indagine sul Russiagate, con i legali di Trump che stanno cercando di scavare nel passato dei collaboratori dello special counsel Robert Mueller per trovare scheletri nell’armadio – tipo quello sulla moglie di McCabe – e gridare al conflitto d’interessi.

LA PROMESSA DI WRAY

Questo contesto delicato ha portato i senatori, sia in aula che soprattutto in commissione, a valutare attentamente Wray, ineccepibile a livello di preparazione tecnica, ma da testare anche dal punto di vista umano, psicologico, caratteriale. Alla fine i legislatori hanno strappato una dichiarazione forte da parte del nuovo direttore che il senatore repubblica Charles Grassley dell’Iowa, il capo della Commissione Giustizia (che è quella che si occupata delle audizioni di conferma), riassume così: “Ci ha detto che non ci sarà nessuna manomissione di indagini e che la denuncerebbe e si dimetterebbe piuttosto che finire influenzato in modo eccessivo, o in qualsiasi modo”. Ovvio che il richiamo è alla vicenda di Comey, a cui Trump a inizio febbraio avrebbe chiesto di allentare la presa delle indagini federali (tra cui il Russiagate) che vedevano coinvolto Michael Flynn, che ai temi della richiesta del presidente era il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale. Mueller sta indagando su questa che sembra un’evidente ostruzione alla giustizia da parte dello Studio Ovale.

I RAPPORTI CON I COLLEGHI, MUELLER E COMEY

Wray ha 50 anni, ultimamente ha lavorato nel privato, ma ai tempi dell’amministrazione Bush-figlio dirigeva la sezione criminale del dipartimento di Giustizia, con Comey che era vice procuratore generale e Mueller ricostruiva l’intelligence nazionale dopo il 9/11 come capo dell’FBI. Tra i tre è ovvio che esistano rapporti precedenti. Durante le audizioni Wray non ha mai commentato l’inchiesta sulla Russia, ma ha difeso Mueller dall’accusa di portare avanti “una caccia alle streghe” come l’ha più volte definita il presidente. Wray è uno degli alumni di successo di Yale (altri due? La coppia Clinton per esempio, oppure Bush padre e figlio). La sua carriera è iniziata nel 1997, nell’ufficio del procuratore statunitense per il distretto settentrionale della Georgia; alla conclusione del suo mandato, nel 2005, ha ricevuto il premio Randolph, il più alto premio del Dipartimento per il servizio pubblico e la leadership.

IL LAVORO PRIVATO IN QUELLO STUDIO

Uscito dagli uffici del governo ha iniziato a lavorare per lo studio legale King & Spalding diventandone partner. Da lì ha difeso Chris Christie nella sciagurata vicenda del ponte e diverse aziende tra le più grandi degli Stati Uniti. Ora Christie è uno dei politici più vicini a Trump, mentre lo studio è stato un ottimo serbatoio per le nomine presidenziali. Da lì viene per esempio Bobby Burchfield, il consulente etico del Donald J. Trump Revocable Trust, il fondo in cui sono congelati i beni precedenti del presidente; oppure Gilbert Kaplan, nominato a capo del delicato Ufficio internazionale del dipartimento del Commercio; e anche Dan Coats, il Director della National Intelligence scelto da Trump, ha lavorato un tempo per lo studio, che lo scorso anno ha avuto tra i suoi clienti pure il colosso petrolifero Rosneft, finito sotto la scure delle nuove sanzioni alla Russia (lo studio è enorme, ha 900 avvocati e la gestione di un cliente delicato come Rosneft è stata affidata all’ufficio di Mosca, lontano da Wray).

(Foto: video C-Span, Wray durante le audizioni di conferma)

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