Da mesi le indiscrezioni si rincorrevano, ieri c’è stata l’ufficialità. Amos Genish è il nuovo nuovo amministratore delegato e direttore generale di Tim. Il manager israeliano, che a luglio il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, ha spedito a Roma per prendere il comando della società dopo l’uscita di Flavio Cattaneo con congrua buonuscita, è stato infatti nominato ieri all’unanimità dal consiglio di amministrazione. Come successe nel caso dell’arrivo di Cattaneo, anche per Genish non c’è stato un via libera dell’esecutivo alla nomina.
LE PRIME PAROLE DI GENISH
“È un privilegio e un onore essere stato nominato amministratore delegato di Tim, un’azienda che ha una grande storia e un futuro ambizioso da disegnare”, ha commentato Amos Genish. “Il nostro obiettivo è trasformare Tim in una vera Digital Telco. Il nostro programma DigiTIM si basa su alcuni principi fondamentali che si concentrano sull’offerta di una customer experience superiore, facendo leva sulla digitalizzazione per migliorare l’interfaccia con i nostri clienti; smart analytics ottenute attraverso big data per personalizzare i nostri prodotti e servizi; e l’aggiunta di video e contenuti multimediali oltre alla nostra connettività che è la best-in-class per garantire un’offerta sempre più convergente, continuando comunque a investire nella nostra copertura ultra-broadband per supportare l’evoluzione della società Gigabit”.
I PRIMI DOSSIER
Non mancano i primi grattacapi istituzionali per Genish: dal forcing della Consob sul controllo di Vivendi alla multa in arrivo da parte del governo per aver violato la norma sulle comunicazioni del controllo della società, fino alla partita della banda larga dove l’ex monopolista deve fronteggiare l’offensiva di Open Fiber avallata dall’esecutivo. Per non parlare della questione legata alla rete fissa (qui gli auspici dell’associazione dei piccoli azionisti di Tim, Asati), su cui voci e fuffe anche di ambienti del governo si sono rincorse nelle ultime settimane, e delle controllate Sparkle e Telsy ritenute strategiche da Palazzo Chigi. Su questi dossier Genish agli analisti incontrati nei giorni scorsi ha detto che ritiene “incedibile” la rete fissa mentre è disposto a valutare offerte per Sparkle.
COSA E’ SUCCESSO NEL CDA
Ieri, però, nel cda ci sarebbe stata una spaccatura sull’attribuzione delle deleghe: “I rappresentanti dei fondi erano contrari all’attribuzione di poteri esecutivi al presidente Arnaud De Puyfontaine, che li ha comunque ottenuti”, ha scritto il Corriere della Sera. Mentre è stato confermato il ruolo di garanzia del vicepresidente Giuseppe Recchi con le deleghe su Sparkle e Telsy, strategiche per la sicurezza nazionale. “Gli stessi consiglieri indipendenti hanno frenato anche sulla joint-venture tra Tim e Canal+, chiedendo di poter approfondire i termini dell’accordo preliminare firmato ad agosto”, ha aggiunto il Corsera.
LA BIOGRAFIA
Ma chi è il nuovo capo azienda di Tim? Chief Convergence Officer di Vivendi dallo scorso 4 gennaio, Genish è stato ceo di Telefônica Brasil dal maggio 2015 al primo giorno del 2017. Uomo di lungo corso della telefonia, il manager è stato co-fondatore e ceo di Global Village Telecom (Holding) fin dal 1999. GVT è un operatore alternativo brasiliano che Genish nel 2007, come ricorda di nuovo Bloomberg, ha portato alla Ipo sul Bovespa. Nel 2009, la compagnia è stata venduta a Vivendi per 4,8 miliardi. E nel 2014 dalla francese alla spagnola Telefonica per 9 miliardi.
Da zero Genish, oggi 57 anni e sposato in seconde nozze con l’avvocato 34enne Heloísa Becker, ha creato un colosso con 18mila dipendenti, turnover annuale di 2,5 miliardi, con sedi in 156 città del Brasile. Genish ha quattro figli: la piccola Olívia e i tre nati dalle prime nozze, Lee, 30 anni, Shir 27 e Orr, 22.
L’INFANZIA A NETANYA
Da zero in un Paese che non era il suo: Genish, come racconta il magazine del suo Paese di origine Haaretz, è cresciuto con 11 fratelli in un quartiere di Netanya. Con la sua famiglia viveva in un piccolo appartamento e non aveva neppure un letto proprio. Ma a 14 anni gli fu permesso di studiare a Gerusalemme nella prestigiosa scuola Himmelfarb, la scuola dei ricchi. Ha combattuto anche come capitano nella prima guerra del Libano, consapevole che “per avere successo in seguito, dovevo essere ufficiale di un’unità di combattimento. Così funziona la società israeliana”. A Tel Aviv, dove si trasferito dopo questa militanza, ha studiato economia all’Università.
I PRIMI LAVORI
Il suo primo lavoro è stato in una società contabile, la Somekh-Chaikin, poi è stato vice presidente della Edunetics, che vendeva software educativi e che nel 1992 fu quotata al Nasdaq costringendo il nostro a trasferirsi a Washington: cinque anni dopo, nel 1997, tornerà in Israele dopo la vendita di Edunetics. Ma la parentesi yankee era stata fondamentale: a Washington ha conosciuto, come papà di un compagno di scuola di uno dei suoi figli, Joshua Levinberg, imprenditore visionario ed ebreo come lui. Levinberg lancia l’idea di servire una parte dei 3 miliardi di persone che alla fine dello scorso millennio non avevano accesso alle telecom: l’idea era costruire una rete telefonica satellitare per raggiungere i luoghi più remoti del Sud America. Così nasce Gvt, il villaggio globale delle telecom.
L’OCCASIONE BRASILIANA
Peru, Colombia, Cile e infine il Brasile: il governo vendeva la compagnia telefonica Telebras in quattro spin-off: tre per servire sud, centro e nord e una per quelle fuori dal Paese. Inoltre, per incoraggiare la competizione, venivano garantite ulteriori quattro licenze ad altrettante compagnie private. A Gvt fu assegnata la licenza ventennale per le linee fisse nelle zone centrale e meridionale del Paese, un’area abitata da 38 milioni di persone in nove Stati.
Tutto queste avviene tra il 2000 e il 2002 a ridosso della bolla delle dot.com. Il segreto di Gvt è stato tutto nel fare scelte controcorrente: quando nel 2002 era quasi al collasso e piena di debiti, riuscì a negoziare con i creditori. E mentre Sprint, ITT, France Telecom e le altre abbandonavano il Brasile, gli imprenditori israeliti resistevano. “Tutti venivano dal proprio Paese come un telecom già strutturata con le sue regole – così aveva raccontato Genish sempre ad Hareetz – Noi non avevano alcuna esperienza e questo ci ha consentito di guardare le cose da una prospettiva diversa: in maniera non rigida. Inoltre come piccola società avevamo molto da perdere. Se per un colosso chiudere un’attività e perdere uno o due miliardi non fa la differenza, per noi sarebbe stato un disastro. E quindi abbiamo combattuto”.
I RILIEVI SU VIVENDI
Fino alla vendita a Vivendi. Del passaggio da una startup a un colosso come quello francese nel 2014 Genish parlava così: “Prima il processo decisionale era a due tra me e il mio socio fondatore: ci guardavano e ci muovevamo. Con Vivendi si lavora con manager professionisti e il processo decisionale è lento, vecchio, con un sacco di incontri a Parigi o in Brasile. Ci sono anche molti uomini mediocri che non necessariamente aggiungono valore”. E poi: “All’inizio tutti venivano al lavoro in giacca e cravatta, così usa in Brasile. Io volevo infrangere questa regola, creando un’atmosfera relativamente diversa grazie a jeans e maglietta, per uccidere la mentalità burocratica dei lavoratori. Volevamo tutti nell’organizzazione, non importa quanto fossero junior. Abbiamo creato un modello di business e culturale diversi”. In Brasile Genish è molto amato dalla stampa e si sente brasiliano: “Mi sono completamente integrato. Anche grazie alla lingua: oggi parlo un portoghese fluente: dal momento in cui ho deciso di imparare la lingua sono diventato un locale”.
ECCO IL CURRICULUM UFFICIALE DI GENISH DIRAMATO IERI DA TIM
Sino alla fine del 2016, Amos Genish è stato Amministratore Delegato di Telefonica Brasil/Vivo (al tempo capitalizzava oltre 20 miliardi di euro). Durante il suo mandato, le performance di Telefonica Brasil/Vivo, per ricavi e crescita dell’EBITDA nonché in termini di total shareholders return, sono state superiori a quelle del mercato brasiliano delle telecomunicazioni.
Amos è entrato a far parte di Telefonica agli inizi del 2015, quando quest’ultima ha acquisito GVT, un operatore di telecomunicazioni e Pay TV innovativo e in rapida crescita, di cui è stato Amministratore Delegato.
Amos è stato co-fondatore di GVT. Amministratore Delegato dal 1999, ha condotto con successo l’offerta per la licenza “specchio” della regione 2 in Brasile. Nel 2007 ha guidato l’IPO di GVT alla Borsa brasiliana. Nel 2009 ha condotto la vendita della società a Vivendi (dal 2011 al 2013 ha fatto parte del Management Board di Vivendi). Nel 2014 ha guidato le negoziazioni per la vendita di GVT a Telefónica (un affare da 7,45 miliardi di euro).
In precedenza Amos è stato Amministratore Delegato di GVT, operatore di telecomunicazioni attivo nelle aree più remote, dove ha gestito la raccolta fondi iniziale per avviare le attività della società e dare supporto al lancio dei servizi in Cile, Perù e Colombia.
Dal 1989 Amos è stato – in qualità di CFO – in Edunetics ltd., una giovane start-up che sviluppava sistemi curricolari multimediali omnicompensivi, in particolare per il mercato scolastico statunitense. Nel 1992 ha condotto, con l’Amministratore Delegato, l’IPO della società al Nasdaq. Nel 1995 è stato nominato Amministratore Delegato della società.
Dal 1986 al 1989 Amos ha lavorato in una delle principali società contabili israeliane (oggi KPMG Israel), dove si è occupato di audit e contabilità per grandi holding.
Recentemente, da inizio 2017 a luglio 2017, ha avuto la responsabilità di Chief Convergence Officer in Vivendi. Con questo ruolo ha presidiato la strategia di convergenza tra contenuti, piattaforme e distribuzione del Gruppo.
Amos è membro del Consiglio di Rappresentanza di Vevo – azienda leader mondiale in video hosting musicale, di cui sono comproprietari il Gruppo Universal Music, Sony Music Entertainment, Google e Abu Dhabi Media Company – e membro del Board di Itaù Unibanco Holding S.A., la più grande banca brasiliana.
Nel 2016 è stato riconosciuto il migliore CEO dell’America Latina in ambito Tecnologia, Media e Telecomunicazioni da parte di Institutional Investor.
Amos Genish è nato a Hedera, Israele, nel 1960.
E’ laureato in Economia e Contabilità all’Università di Tel Aviv.