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Il mio ricordo di Alberto Servidio

È morto all’età di 87 anni Alberto Servidio, giurista, intellettuale ed esponente politico di primo piano nelle file della Democrazia Cristiana.

Scrivevo per Formiche, chiedo scusa per l’autocitazione, l’11 luglio 2016, a proposito dell’istituzione dell’Area Metropolitana di Napoli: “Il 14 maggio 1965 l’avv. Alberto Servidio, esponente democristiano di primissimo piano, assessore all’urbanistica nella giunta comunale di Napoli, guidata da Ferdinando Clemente di San Luca, ebbe a dichiarare in Consiglio comunale, leggendo l’inizio della sua relazione di accompagnamento alla delibera sul Piano Regolatore Generale della città: “Signori consiglieri, è difficile pensare che Napoli possa inserirsi nel processo di profonda trasformazione e di sviluppo che investe il Mezzogiorno e il Paese, senza adeguare la sua struttura urbanistica – che rispecchia esigenze e funzioni ormai lontane dal nostro tempo – al ruolo che essa è chiamata a svolgere nei confronti dell’area metropolitana e di quelle contermini”. “Servidio aveva lo sguardo lungo, perché guardava ai veri interessi della città, non a questioni aleatorie di propaganda”.

Alberto Servidio irpino di San Martino Valle Caudina (Avellino) dove era nato nel 1930, si laureò nel 1952 in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli, nel 1956 iniziò la sua attività lavorativa al Banco di Napoli di cui divenne in seguito dirigente dell’Ufficio legale.
Militò nelle file della Democrazia Cristiana, condividendo, da giovane protagonista, il progetto politico di Cronache Sociali di Giuseppe Dossetti. Prese parte agli storici incontri di Rossena del 1951, epoca in cui il deputato di Reggio Emilia, già vicesegretario della DC, decise di sciogliere la corrente, dopo aver preso atto del fallimento della sua idea di partito con peculiarità soprattutto sociali.

Servidio si distinse da subito come intellettuale e politico specializzato in affari economici e territoriali. Neppure trentenne svolse relazioni di carattere economico in diversi convegni della DC, nel tempo in cui si discuteva del problema dell’assegnazione delle terre ai contadini, prevista dalla riforma fondiaria.  Fece parte del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, partecipandovi sempre a nome della corrente di Nuove Cronache che raggruppava i fanfaniani dopo la rottura del 1959 con i dorotei. Il suo legame con Amintore Fanfani fu molto forte.
Divenne consigliere comunale di Napoli nel 1964, e nel 1965 fu eletto assessore fino al 1970, prima alla Programmazione, poi anche all’Urbanistica, occupandosi principalmente di curare la stesura del nuovo Piano regolatore generale della città che presentò Consiglio comunale il 21 aprile 1969. Animò con le sue idee il gruppo dei nuovi programmatori territoriali nell’intenso dibattito che contraddistinse la politica italiana degli anni ‘60 nella prospettiva della istituzione delle Regioni a statuto ordinario.
Nel 1970 fu eletto al primo Consiglio regionale della Campania. Fu chiamato alla carica di presidente della Giunta regionale dal settembre 1972 al luglio 1973. Si occupò della prima stesura dello Statuto regionale, e anche in tale veste di pianificazione territoriale, ipotizzando la creazione di una Città-Regione con l’abolizione delle cinque province. Ebbe forti critiche dall’opposizione comunista per il modo non dialogante di trattare con la minoranza. Dimessosi, si dedicò alle tematiche dello sviluppo urbano con incarichi di insegnamento nell’Università Federico II di Napoli, fu invitato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America per discutere di Pianificazione territoriale. Nel 1974 fu nominato presidente dell’ISVEIMER, istituto di credito per il Mezzogiorno. Nel 1976 diventò presidente della Cassa per il Mezzogiorno, dove si mostrò come sempre attivissimo, cosa che a qualcuno forse non faceva molto piacere. Lasciata la Cassa per il Mezzogiorno fu nominato presidente della FINAM, finanziaria agricola meridionale, incarico che mantenne fino al 1984. Successivamente ricoprì diversi incarichi nelle aziende IRI.

Alberto Servidio, oltre ad essere un raffinato politico democristiano, un moderno manager, un intellettuale illuminato è stato anche un acuto e brillante saggista.  Oggi perdiamo un cristiano vero, un politico di rara intelligenza, cresciuto con i “professorini” di don Giuseppe Dossetti. Un profilo alto dal punto vista umano e sociale, un mitico esponente politico.

 

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