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Tim-Telecom Italia, le mosse del governo, il futuro di Sparkle e le ipotesi Cdp-F2i-Leonardo

Di Pietro Di Michele e Fernando Pineda

Cassa depositi e prestiti o Leonardo-Finmeccanica? Quale delle due società, la prima controllata dal Tesoro e la seconda partecipata dal Mef, sarà invitata dal governo a rilevare il controllo della strategica Telecom Italia Sparkle? E’ la domanda che in questi giorni addetti ai lavori nelle istituzioni e nella finanza si stanno ponendo dopo che espressamente il premier Paolo Gentiloni ha definito strategica la società controllata dal gruppo Tim-Telecom Italia che detiene i cavi sottomarini per le comunicazioni.

La domanda è pure corroborata dalle ultime parole dei vertici del gruppo posseduto dai francesi di Vivendi. Da un lato il vicepresidente Giuseppe Recchi (nella foto con il presidente Arnaud de Puyfontaine) in una recente intervista al Corriere della Sera non ha espresso contrarietà, anzi, alla possibilità di una vendita di Sparkle (qui l’articolo di Formiche.net su tutti i conti 2016 di Telecom Italia Sparkle). Dall’altro lato, come riferisce oggi Il Sole 24 Ore, gli analisti di Equita dopo aver incontrato il nuovo numero uno di Tim, l’israeliano Amos Genish (qui il ritratto di Formiche.net), hanno riferito che Genish giudica “cedibile” a certe condizioni la controllata Sparkle. A differenza della rete fissa in rame giudicata non vendibile: per questo il gruppo ha smentito le ipotesi di scorporo che ieri a Piazza Affari avevano fatto lievitare le quotazioni del titolo Tim.

Le attenzioni maggiori si appuntano ora sulla Cassa depositi e prestiti: la società presieduta da Claudio Costamagna è ritenuta quella in prima fila, potenzialmente, nel rilevare Sparkle. Un intervento diretto oppure anche indiretto tramite ad esempio il Fondo F2i, come scrive oggi l’agenzia Mf/Dow Jones. Ma fra gli addetti ai lavori inizia a circolare anche l’ipotesi di un eventuale interessamento di Leonardo: il gruppo guidato dall’amministratore delegato Alessandro Profumo – attivo già nella cyber security – potrebbe essere potenzialmente un attore nell’operazione in caso di una manovra sistemica a carattere nazionale.

Si vedrà. Ma altri addetti ai lavori non escludono che le aperture di Tim sulla vendita di Sparkle siano più tattiche e contingenti che strategiche: una disponibilità, in altri termini, quella dei vertici di Tim e di Vincent Bolloré legata a un prezzo elevato che nessuno dei potenziali acquirenti potrebbe essere disposto a sborsare. A meno di un pressante e decisivo forcing politico-istituzionale, nell’ambito della partita sul golden power avviata da Palazzo Chigi su impulso in particolare del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Ma lo stesso Calenda non vuole approdi nazionalisti per Sparkle, ha detto al Corriere della Sera.

La partita, dunque, è ancora in corso e a volte pure piuttosto confusa.



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