Cara Asia,
chi ti scrive è una persona alla quale sei sempre stata umanamente simpatica e che come molte è rimasta colpita dallo scandalo Weinstein di questi ultimi dieci giorni. Non che fosse una grande novità, che per arrivare a certi livelli, una donna possa essere costretta a concedere le sue grazie, ma personalmente speravo che il fenomeno fosse istituzionalizzato solo in Italia. Ricordando, e sono tantissime, grazie al Cielo, donne che ce l’hanno fatta anche da sole. Permettimi di dirti che la tua posizione mi lascia un po’ scettica e che le tue ultime dichiarazioni sul lasciare l’Italia mi hanno ispirato un po’ di riflessioni che riporto qui sotto:
1) Questa sovraesposizione mediatica, chiamiamola così, il rilascio di una dichiarazione quotidiana e il tuo annuncio di voler lasciare l’Italia, più che a volontà di denuncia mi fa pensare a un modo di sfruttare l’onda lunga dello scandalo per ottenere visibilità. Così tanto che, persone come me colpite dallo scandalo, al terzo giorno hanno pensato ‘ma no, ancora Asia Argento?’. Questo assume, deve assumere, ancora più peso se si conta che ci sono anche altri argomenti, non ti offenderai ma alcuni sono anche parecchio seri, da seguire, come la caduta di Raqqa, il siluramento del governatore di Bankitalia e il congresso del partito comunista cinese. Se il tuo intento, insomma, era davvero portare avanti la tua denuncia, temo che tu non abbia ottenuto il risultato che speravi.
2) Sull’andare via dall’Italia, forse si dovrebbe farlo senza dirlo. Se non altro per una questione di buon gusto. Scusa se ponto questi distinguo, ma se se ne va un ricercatore a cui sono passati davanti eserciti di raccomandati, come nella migliore delle tradizioni di questi Paese, beh se quello fa la valigia e gli girano ti devo dire che lo capisco. Chi, come te, sostanzialmente al cognome che porti, a inizio carriera ha usufruito di opportunità negate alle comune mortali, che ti hanno probabilmente fatto saltare una bella parte della gavetta che tocca a chi vuole fare il tuo mestiere, farebbe meglio a stare zitta. Almeno sul punto ‘Italia ingrata, ci torno solo in vacanza’. Tra l’altro. Hai detto di essere stata molestata quando avevi 16 anni da un regista italiano. Ecco, prima di andartene puoi dirci chi sia? Contribuirai concretamente a evitare altri dolori e traumi. Tanto più che ha abusato di una minorenne.
3) Altro punto sul quale, se permetti, ho da dire qualcosa: tornerai quando le donne combatteranno tutte insieme. Non succederà mai e se da una parte è un gran peccato, dall’altra però è giusto così, perché non tutte si comportano alla stessa maniera e perché quelle che si comportano in modo scorretto spesso sono le peggiori nemiche delle donne. Prova a metterti per un solo minuto nei panni di quelle, perché ci sono, che alle molestie o alle sole avances hanno detto di no e si sono dovute accontentare di una carriera mediocre o hanno cambiato mestiere. Tu, ma anche tutte le altre indignate post intercettazioni, come ti sentiresti, molto onestamente? Riusciresti a solidarizzare? Pensaci, poi mi rispondi.
4) Conviene insegnare alle nostre figlie a opporsi con forza, fisica, se serve e con la denuncia a qualsiasi tentativo di abuso. Altrimenti il messaggio che passa per tutti i malintenzionati è che potranno continuare a fare quello che vogliono. Soprattutto se vedono donne che accusano altre donne.
5) Andarsene è francamente molto facile. Se vuoi davvero che le donne inizino a combattere insieme forse dovresti rimanere qui, animare iniziative, parlare con quelle che secondo te non ti hanno dimostrato sufficiente solidarietà.
Se te ne vai rischi non solo di dare ragione a chi ti ha attaccata, in alcuni casi in maniera inopportuna e vergognosa. Dai ragione a tutti quelli, uomini e donne, per i quali le donne si dividono in sante o meretrici. Ergo, fai anche tu parte del problema. Ti aspetto quando vuoi per una birra. Sole donne. Le nostre divisioni ce le risolviamo fra di noi. Con buona pace di chi ti ha offesa e di chi ti ha difesa.
Ps. Questa lettera prima era molto più diretta. Ne ho smussato alcune parti dopo aver letto i commenti offesivi di alcuni e alcune che mi hanno francamente irritata. Poi non dire che, anche da parte di chi non la pensa come te, non ci sia solidarietà.