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Tutte le ambiguità del discorso di Carles Puigdemont sulla Catalogna

Puigdemont

Il presidente della Generalitat ha parlato. Con il viso disteso e il sorriso fisso, Carles Puigdemont ha fatto un discorso che potrebbe riassumersi con il titolo di un tormentone estivo spagnolo di due anni fa: “Sì pero no” di David Bisbal. Dunque, sì alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza, ma non subito.

Le parole di Puigdemont sono state piuttosto ambigue. Per questo sono nate divergenze, poco prima dell’intervento, con gli alleati della Candidatura Unità Popolare, che volevano un discorso più netto sulla dichiarazione immediata d’indipendenza.

UNA DICHIARAZIONE SOSPESA

“I catalani si sono guadagnati con il referendum il diritto di essere indipendenti – ha detto Puigdemont -. Le urne sono l’unico linguaggio che capiamo […] Assumo il mandato del popolo per fare diventare la Catalogna uno Stato indipendente in forma di Repubblica”. La folla che guardava il discorso del leader indipendentista sul grande schermo a piazza Arc de Trionf a Barcellona ha esultato. Ma la gioia si è silenziata dopo qualche secondo quando il presidente catalano ha proposto di “sospendere per alcune settimane la dichiarazione d’indipendenza per entrare in una tappa di dialogo”.

Così Puigdemont ha tirato il freno a mano alla dichiarazione d’indipendenza, chiedendo di sospenderla temporaneamente con l’obiettivo di contribuire al dialogo e alla mediazione. “Un gesto di generosità” da parte dei separatisti, secondo il presidente della Generalitat.

IL MESSAGGIO PER GLI SPAGNOLI SPAGNOLI

Il presidente catalano ha rivelato che nelle ultime ore ha ricevuto molti consigli su cosa fare e come farla. Ha detto che non avrebbe fatto minacce, ricatti né insulti. Il suo discorso in catalano ha avuto una parentesi in spagnolo: “Chiedo uno sforzo gli spagnoli. Non abbiamo nulla contro di voi, vogliamo solo capirci meglio. Oggi, e da molti anni, il nostro rapporto non è buono […] C’è democrazia oltre la Costituzione”.

IL RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE

Puigdemont è intervenuto nove giorni dopo il referendum del 1° ottobre, nonostante la legge catalana del 18 settembre prevede la dichiarazione unilaterale d’indipendenza entro 48 ore del voto, in caso di vittoria del sì. Con l’ambiguità del suo discorso ha lasciato in chiaro che alla Catalogna non interessa una dichiarazione puramente retorica, un pronunciamento che non abbia il riconoscimento della comunità internazionale. Tuttavia, non cede nell’intenzione indipendentista. Tende la mano a politici, imprenditori e mezzi di comunicazione per avviare i negoziati e ridurre le tensioni delle ultime settimane.

LA FUGA DI EURO CATALANI

Sul tema economico, Puigdemont ha ringraziato l’impegno di chi ha contribuito alla realizzazione del referendum e ha ammesso che c’è un clima di preoccupazione nella regione. “Ma gli effetti saranno più sul mercato che sull’economia reale dei catalani – ha spiegato -. La paura vera è per i 16 miliardi di euro catalani che cambieranno sede sociale”.

LE DISCUSSIONI CON LA CUP

L’intervento di Puigdemont, previsto inizialmente per le 18:00, è stato rimandato di un’ora. Inizialmente si era detto che c’erano problemi logistici, ma invece è trapelato che alla riunione con la Candidatura Unità Popolare (Cup) delle 17:00 sono sorte divergenze sostanziali sul contenuto dell’intervento. I rappresentanti giovanili della Cup hanno detto che considerano un “tradimento” le parole di Puigdemont. Le differenze all’interno del movimento indipendentista catalano non sono nuove e potrebbero portare anche allo scioglimento del Parlamento catalano e a nuove elezioni (qui l’articolo di Formiche.net).

LA POSIZIONE DI MADRID

Puigdemont ha teso la mano al governo di Mariano Rajoy chiedendogli di ascoltare “le richieste di mediazione che stanno arrivando da tutto il mondo […] Il conflitto si può risolvere in maniera serena e concordata, rispettando la volontà dei catalani”.

Madrid però quella mano non la vuole stringerla perché considera l’intervento del presidente catalano una “dichiarazione di secessione”, un “ricatto” al quale non vogliono cedere. Pertanto, è esclusa la possibilità di negoziati con Catalogna. In queste ore gli esperti di diritto della Moncloa analizzano ogni singola parola pronunciata da Puigdemont. Il materiale sarà fornito al presidente Rajoy per elaborare la replica che sarà diffusa mercoledì alle 16:00.

SCENARI (NEGATIVI) FUTURI

Nella vicenda catalana ora si prospettano tre scenari: una nuova sentenza del Tribunale Costituzionale per annullare il contenuto dell’intervento; la presentazione di una querela per ribellione contro i leader del movimento separatista; e l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione che sospende temporaneamente l’autonomia della regione Catalogna. Secondo gli esponenti del partito Esquerra Repubblicana della Catalogna, la reazione del governo potrebbe provocare scontri e rivolti sociali, che porterebbero all’applicazione dell’articolo 116 della Costituzione sullo stato d’assedio. La strada da percorre, dunque, sarà scelta da Madrid mercoledì 11 ottobre dopo le 16:00.



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