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La Cia svelata da Mike Pompeo alla George Washington University

Mike_Pompeo, cia pompeo

La Cia punta ad essere sempre più dinamica, flessibile, adattabile al cambiamento e alle minacce future, siano esse correlate all’universo cyber, al mondo delle biotecnologie o a qualsiasi altro fattore di rischio per la sicurezza nazionale. È questo il quadro che emerge dalla “Ethos & Profession in Intelligence Conference”, quarta conferenza annuale della più importante agenzia di spionaggio statunitense, tenutasi presso il Lisner Auditorium della George Washington University.

Un’intera giornata di dibattito e confronto è stata dedicata allo stato di salute della Cia e alla sua capacità di raccogliere informazioni per difendere la libertà dei cittadini americani. L’agenda ha visto la partecipazione di quattro ex direttori e si è aperta con le considerazioni introduttive di Mike Pompeo (nella foto), attuale direttore, nominato dal presidente Trump in un momento delicatissimo per gli equilibri tra l’agenzia e la nuova amministrazione. Nel corso dell’evento, in diversi panel, si sono affrontate le tematiche di maggiore interesse per la comunità intelligence americana, dalla minaccia nordcoreana alle organizzazioni terroristiche, con approfondimenti sull’impatto delle nuove tecnologie per la sicurezza nazionale e focus sui metodi di raccolta informativa in un mondo in continua evoluzione.

Tutti gli interventi, a partire dall’introduzione di Pompeo, sono stati connotati da una volontà di apertura e caratterizzati da uno spirito di condivisione delle scelte strategiche con i vertici dell’amministrazione. Allo stesso tempo è emersa una netta domanda di semplificazione nei rapporti con il decisore politico e nel confronto con le autorità deputate a vigilare sull’operato della comunità.

Pompeo ha affermato che per essere più flessibili e veloci nel rispondere alle minacce bisogna lavorare di pari passo con i vertici dell’amministrazione e puntare a ridurre la burocrazia così da rendere più flessibili i meccanismi decisionali e potenziare la capacità di intervento. Secondo Pompeo, è necessario razionalizzare e semplificare i livelli di coordinamento, soprattutto per le operazioni in contesti sensibili, al fine di coinvolgere nei processi solo i soggetti essenziali ad autorizzare le missioni. Il direttore ha anche tenuto a sottolineare quanto “il presidente Trump sia un avido consumatore del prodotto intelligence” e che i briefing alla Casa Bianca riscuotano la dovuta attenzione nell’agenda presidenziale.

Nelle riflessioni di tutti i relatori è emersa la netta convinzione di voler preservare lo spirito e i valori dell’agenzia difronte alla continua evoluzione di minacce sempre nuove. Come sottolineato dallo stesso Pompeo, ciò che ha reso e rende grande la Cia è il coraggio e lo spirito di fedeltà di ogni singola risorsa. Un senso di appartenenza che affonda le proprie radici nell’OSS (Office of Strategic Services) e che arriva fino ai giorni nostri, ad un presente caratterizzato da innovazioni tecnologiche senza precedenti e minacce asimmetriche diffuse.

La sensibilità verso il cambiamento è stata oggetto di particolare attenzione da parte degli organizzatori, che hanno voluto dedicare un intero panel al tema delle biotecnologie e delle minacce correlate, includendo tra i relatori un senior biological weapons analyst dell’agenzia (dovutamente “coperto”) e provando a immaginare quali possano essere le sfide che potranno derivare da questo settore nei prossimi anni. Di grande significato anche la partecipazione ai lavori di Andrew Hallman, Deputy Director for Digital Innovation dell’agenzia.

Tra i momenti di maggiore peso il confronto aperto tra quattro ex direttori della Cia: John Brennan (direttore dal 2013 al 2017), Mike Hayden (direttore dal 2006 al 2009), Porter Goss (direttore dal 2004 al 2006) e William Webster (direttore dal 1987 al 1991). In un confronto aperto e cordiale, moderato da Sue Gordon (Principal Deputy Director of National Intelligence), gli ex vertici dell’agenzia hanno condiviso la loro percezione dei rischi futuri e la loro opinione circa l’operato degli anni passati. Senza risparmiare giudizi netti e autocritiche rispetto a decisioni che hanno fatto la storia, gli ex direttori hanno offerto il loro punto di vista su vittorie e fallimenti dell’agenzia di spionaggio più importante degli USA. In ogni intervento è emerso il fortissimo senso di appartenenza, l’adesione totale ai valori dell’agenzia e la devozioni verso coloro che hanno dato la vita per difendere la libertà del popolo americano. Tutti i relatori hanno anche condiviso il proprio punto di vista sul futuro, sull’incertezza relativa agli assetti geopolitici che andranno a definirsi negli scenario più delicati, dal mar cinese meridionale al Medioriente. Pur riconoscendo le difficoltà cui la Cia dovrà far fronte, a prevalere è stato lo spirito di fiducia e la consapevolezza di poter contare su donne e uomini che ogni giorno sacrificano una buona parte della propria vita, in silenzio, per difendere gli Stati Uniti ed i loro alleati.

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