E’ una delle regole non scritte del giornalismo italiano, e non solo: appena una poltrona istituzionale è in scadenza, non è mai troppo presto per esercitarsi nel “totonomine”, cioè per iniziare a far uscire nomi di papabili occupatori di suddetta poltrona. Il caso di Ignazio Visco in Banca d’Italia non fa eccezione. E non soltanto, ovviamente, perché a fine mese scade il mandato di sei anni del governatore, ma anche per l’irrituale scossone politico che il Partito Democratico di Matteo Renzi ha sferrato al consueto processo decisionale per scegliere l’inquilino di Via Nazionale.
C’è da dire che non è scritto da nessuna parte che Visco, pur dopo la mozione del Pd che invita il governo a trovare una figura diversa per i prossimi sei anni, sia destinato ad abbandonare la Banca d’Italia, anzi. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbero tenere il punto e scegliere la continuità. Ciò detto, a Palazzo Koch hanno notato che non solo il Pd ieri ha chiesto la testa di Visco; l’arco delle forze anti governatore in carica era molto più ampio.
Il Foglio, diretto da Claudio Cerasa, è l’unico quotidiano a pubblicare già in prima pagina il nome del potenziale successore di Visco. All’indomani di un editoriale in cui il giornale suggeriva che “riconfermare Visco” fosse l’unica scelta potabile contro l’incertezza generata dagli urlatori leghisti e grillini, stamane il giornale scrive – in un’analisi di Stefano Cingolani – che “la carta” per uscire dalla crisi istituzionale in corso c’è e si chiama Salvatore Rossi, attuale direttore generale di Palazzo Koch. “Attento al mercato e alla concorrenza, sia nelle ricerche del servizio studi sia nei suoi numerosi libri scritti con chiarezza divulgativa, Rossi batte il chiodo sulla concorrenza insufficiente e sul divario che divide il paese non solo in due, ma in più Italie. In un recente articolo per il Foglio – sottolinea lo stesso Foglio – ha smontato il meridionalismo piagnone e assistenzialista”. E la descrizione del curriculum continua. Anni fa, peraltro, come lo stesso quotidiano allora diretto da Giuliano Ferrara svelò, l’ufficio studi di Bankitalia all’epoca (2008) diretto da Rossi vergò per il direttorio una nota di sferzante critica a un libro di Giulio Tremonti, all’epoca dei fatti in auge ma non troppo a Palazzo Koch.
Anche il Sole 24 Ore, quotidiano della Confindustria, in maniera però più felpata, fa il nome di Rossi: “Il nome che sembrerebbe più gradito a Renzi – scrivono Davide Colombo ed Emilia Patta – è quello dell’attuale direttore generale, Salvatore Rossi” (nella foto). Il quale, come fece notare tempo fa Formiche.net, non ha troppe idee collimanti in politica economica con quelle di Visco, autore e promotore invece di una sorta di svolta keynesiana nelle proposte di Bankitalia, come ha scritto di recente Formiche.net.
Pure La Verità, giornale di destra diretto da Maurizio Belpietro, punta su Rossi. “Il futuro della sorveglianza bancaria è estremamente interconnesso e la presenza di Draghi in prima fila all’ultimo discorso di Visco – ricorda Claudio Antonelli – è stata letta da molti come una sorta di benedizione. A questo punto se Mattarella decidesse di non forzare e di riportare i toni dentro l’alveo istituzionale farà una mossa contraria a tutti gli obiettivi di caos promossi da Renzi. Innanzitutto potrebbe proporre come successore a Palazzo Koch Salvatore Rossi, che di Visco è un po’ il figlioccio”.
Il Messaggero diretto da Virman Cusenza (che primo giorni fa aveva dato per fatta la conferma di Visco in un articolo del vicedirettore Osvaldo De Paolini), in due articoli oggi lancia addirittura due diversi possibili successori di Visco. Rosario Dimito esperto di economia e finanza scrive, quasi en passant, che “già nelle prossime ore, e comunque entro venerdì, il premier potrebbe formalizzare la designazione a Ignazio Musu, ex docente di Venezia, consigliere anziano del Consiglio Bankitalia, anche in considerazione del fatto che i tempi si sono fatti molto stretti”. Alberto Gentili, a pagina tre dello stesso quotidiano, descrive uno scenario diverso: “Nel Pd il nome che si fa per un’eventuale successione è quello del direttore generale Salvatore Rossi, ma c’è chi sostiene che in realtà il ‘prescelto’ dal Nazareno sia il vice Fabio Panetta”. Che quindi – si deduce dall’articolo del retroscenista politico Gentili – potrebbe avere maggiori puntelli “politici” anche nel censtro-destra.
Panetta è anche il nome su cui punta La Stampa, diretta da Maurizio Molinari, in un articolo a pagina due di Alessandro Barbera: “Senza la riconferma (di Visco, ndr), in pole il vicedirettore Fabio Panetta”, è il titolo del pezzo. Svolgimento: “Visto in questa chiave, l’unico scenario plausibile è un gran rifiuto di Visco. A quel punto però la scelta del successore non potrà più essere fatta fuori dalla Banca come sarebbe l’economista Lucrezia Reichlin, che pure è ben vista a Palazzo Chigi. La scelta interna è obbligata e i candidati possibili sono solo due: il direttore generale Salvatore Rossi e o il vicedirettore Fabio Panetta. Quest’ultimo – scrive Barbera – è considerato vicino a Mario Draghi e riscuote consenso presso molti banchieri che gli riconoscono di aver lottato a difesa degli interessi italiani nella trattativa per il salvataggio delle banche venete a dispetto delle regole europee”.
Il Corriere della Sera e Repubblica paiono più attendisti. Nessun candidato su cui puntare, per il momento. Forse ne han troppi in casa a Via Solferino, maligna qualcuno, visto che da molte parti si è fatto il nome di Lucrezia Reichlin, editorialista proprio del giornale diretto da Luciano Fontana. Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana, punta sull’ipotesi della “continuità” nella massima istituzione economico-finanziaria nazionale, suggerendo – in un articolo di Marco Iasevoli – che si arriverà a “scegliere uno dei membri del direttorio: Fabio Panetta, Salvatore Rossi, Luigi Federico Signorini, Valeria Sannucci. Renzi non eccepirebbe: ‘Non ho un mio nome, so solo quale nome non voglio’, avrebbe ribadito ai suoi”. Ancora poche ore, al massimo pochi giorni, e anche questo giro di totonomine arriverà alla sua conclusione definitiva.