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Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione del libro di Julián Carrón a Milano

La domanda che dà inizio alla conversazione contenuta nell’ultimo libro del presidente di Comunione e Liberazione, Julián Carrón, è la stessa che Papa Francesco ha posto a tutti i fedeli da Cracovia nel luglio 2016: “Dov’è Dio?”.
Il sacerdote spagnolo, dopo aver precisato, sorridendo, di non essere il responsabile del titolo (“non l’ho scelto io ma l’editore, di cui apprezzo le capacità di sintesi e di intercettare gli umori della gente”) ovviamente non fornisce risposte ma, come a turno fanno notare le personalità che hanno presentato assieme a lui l’opera alla Cattolica di Milano – il criminologo Adolfo Ceretti e il sociologo Mauro Magatti – i temi affrontati nelle 211 pagine non sono comunque meno importanti.

Dov’è Dio?, edito da Piemme, è un libro intervista. Un lungo dialogo tra il vaticanista della Stampa Andrea Tornielli (che, retoricamente, si domanda dove sia Dio “in una società liquida”) e don Julián Carrón. Il numero 1 di Cl fa suo l’interrogativo di Papa Francesco, ma specifica: “Il Pontefice si interroga sull’esistenza di Dio di fronte al male, noi oggi non siamo però immersi nel male, al più siamo come il personaggio dell’Innominato che, nel pieno del suo travaglio, vorrebbe che Dio si manifestasse, desse una prova della sua presenza”.

Per il criminologo Ceretti, se “il titolo del libro è sufficiente a fare tremare le vene dei polsi, gli altri argomenti tolgono il fiato”. Una sorta di “claustrofobia virtuosa” che, secondo il sociologo Magatti, ben “descrive la situazione attuale, soprattutto nel Vecchio continente, dove il radicamento culturale del Vangelo si sta sgretolando” e si assiste a uno “spaesamento culturale che non ha eguali”. Anche Magatti rimanda all’azione di Papa Francesco il quale “ci sta avvertendo che lo scollamento tra società e sacre scritture non può essere affrontato solo sul piano della ragione: occorre recuperare le radici del cristianesimo come aveva fatto, a metà del ‘900, don Giussani“.

“L’alternativa – scandisce in modo ferale Julián Carrón – è tra Kant e Dio”. Cioè tra voler riconoscere le leggi che derivano dal Vangelo, oppure decidere di vivere senza. Evitando, come chiosa il giornalista Tornielli, di “ridurre il cristianesimo in morale, leggi e divieti” perché non è più possibile fare gli intellettuali e “discutere di argomenti teorici” bisogna sporcarsi le mani. Ecco perché viene citata più volte l’azione di Francesco, il Papa della gente tra la gente, arrivato dal Nuovo mondo per curare i mali del Vecchio che.

Per don Carrón, il Pontefice comunica con “gesti semplici ma dalla portata sconvolgente” evitando di fare “l’intellettuale” che si chiude nei salotti. Tocca a ciascuno di noi operare la scelta se riscoprire o meno i Vangeli, dice Julián Carrón, evitando però di voler comprendere l’operato di Dio, che è insondabile. Del resto “chi avrebbe cominciato da Abramo per risolvere un problema colossale come quello di cambiare il mondo?”

In platea, oltre al mondo accademico dell’Università Cattolica, tra gli altri anche il giornalista Rai Massimo Bernardini, l’attore comico Giacomo Poretti e la moglie, la regista teatrale Daniela Cristofori.


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