Leonardo scende in campo per dire la sua sul progetto di Difesa europea che sta creando non pochi malumori nella filiera dell’aerospazio e persino nel Parlamento (qui e qui gli approfondimenti di Formiche.net sulla vicenda).
L’AUDIZIONE SFUMATA
Nell’attesa che la commissione Difesa ascolti il numero uno del gruppo Alessandro Profumo, questa mattina è toccato Giovanni Soccodato (nella foto con Profumo), responsabile strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo confrontarsi con i deputati sulla questione. Inizialmente il manager avrebbe dovuto tenere un’audizione in commissione Attività produttive, sconvocata però all’ultimo minuto. Questo però non ha impedito al dirigente di confrontarsi con un ristrettissimo gruppo di parlamentari, ai quali è stato consegnato un documento di cui Formiche.net ha preso visione.
BASTA CON LA DIFESA AUTARCHICA
Nel documento la holding chiarisce innanzitutto un concetto. E’ finito il tempo delle Difese nazionali, adesso è ora di pensare a un concetto di sicurezza in chiave continentale. Il percorso europeo per una difesa comune iniziato a fine 2016 e formalizzato a giugno scorso con la nascita del Fondo da 5,5 miliardi “è inevitabile e non c’è soluzione alternativa, nazionale e autarchica possibile. Occorre quindi prendervi parte fin dall’inizio, con una visione di posizionamento strategico di lungo periodo”, si legge.
NON DIMENTICATE LE PMI
Non mancano però gli appunti della holding partecipata dal Tesoro. Il gruppo di piazza Monte Grappa invita Bruxelles ha coinvolgere tutta la filiera industriale della Difesa, non tralasciando dunque le medie e piccole imprese. La stessa preoccupazione espressa peraltro pochi giorni fa dall’associazione di categoria Aiad presieduta da Guido Crosetto. “Leonardo comprende l’istanza espressa in particolare dagli Stati minori di garantire il coinvolgimento delle pmi”, dicendosi di essere “favorevole ad introdurre modalità incentivanti ad ampliare l’intera catena della fornitura”.
PIU’ SOLDI NEL FONDO UE
Il guidato da Profumo e presieduto da Gianni De Gennaro sollecita l’Europa a rimpolpare il Fondo che prevede a partire dal 2019, una dotazione di 500 milioni di euro l’anno e a partire dal 2020 1 miliardo di euro l’anno. “Pur riconoscendo lo sforzo notevole legato al reperimento di 500 milioni per il prossimo biennio, Leonardo auspica un sensibile incremento delle risorse disponibili dopo il 2020″, si legge.
L’INCOGNITA DELLA SPESA
Inoltre, auspica Leonardo nel documento, “l’Europa deve dotarsi di strumenti finanziari dedicati ed idonei a sostenere la competitività dell’industria europea della Difesa, che debbono considerarsi addizionali e non sostitutivi dei budget nazionali degli Stati membri. Dato che il tasso di finanziamento diretto proposto è limitato al 20% del costo totale di dell’azione, il rimanente 80% deve essere sostenuto dagli Stati membri attraverso contributi nazionali”.
CHE COSA STA FACENDO LEONARDO
Nel frattempo il gruppo italiano si sta comunque muovendo per presentare i primi progetti destinatari dei fondi. Lo scorso giugno, contestualmente al lancio del Fondo per la difesa, Leonardo ha risposto al bando Ue per la realizzazione di due progetti, preparandosi alle dimostrazioni che la holding dovrà effettuare nel 2019 e nel 2020 per convincere Bruxelles della bontà dei suoi prototipi. In particolare si tratta di realizzare per la Difesa europea velivoli senza pilota da imbarcare su unità navali per un valore complessivo di 15 milioni.