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Mps, ecco il vero conto per azionisti, bondisti, creditori e Tesoro con il ritorno a Piazza Affari

Finalmente c’è una data per il tanto atteso, e già più volte rinviato, ritorno in Borsa del Monte dei Paschi di Siena, Mps: il 25 ottobre. E ciò grazie al via libera giunto dalla Consob a un prospetto informativo di 750 pagine fitte fitte. E non sono mancate le prime turbolenze a Piazza Affari. Ma vediamo tutti i dettagli.

IL NODO PREZZO

Il rientro alle contrattazioni di Piazza Affari è avvenuto, anzitutto, al prezzo di 4,28 euro per titolo. Si tratta di un valore largamente anticipato dagli analisti (che come più volte sottolineato da Formiche.net si attendevano un intervallo tra 4 e 4,5 euro), che va a confrontarsi con i 6,49 euro pagati dal Tesoro, salito oltre il 52% con una ricapitalizzazione precauzionale da 3,85 miliardi. Per il ministro dell’Economia questo implica una perdita immediata nell’ordine del miliardo e mezzo di euro, senza contare che, con i ristori agli ex obbligazionisti frodati da un totale di 1,5 miliardi e la prospettiva per il Tesoro di arrivare fino al 69-71% del capitale, il conto è destinato a salire. Ancora maggiori saranno le perdite sopportate dagli ex obbligazionisti subordinati che, a seguito del burden sharing e in virtù della perizia redatta da Pwc, si sono ritrovati in portafoglio azioni pagate ben 8,65 euro.

IL RISTORO CON DENARO PUBBLICO

La Consob ha anche approvato il documento relativo all’offerta pubblica volontaria parziale di scambio e transazione dei bond senior, che con una procedura complessa finiranno in mano agli ex obbligazionisti subordinati frodati in sostituzione delle loro azioni. In ballo ci sono 1,5 miliardi di denaro pubblico (il Tesoro di fatto comprerà le azioni ora in mano agli ex obbligazionisti subordinati e in questo modo salirà nel capitale) a fronte di una emissione obbligazionaria subordinata da rimborsare, quella del 2008 con scadenza 2018, da circa 2 miliardi. Tuttavia, ha spiegato Mps in una nota, la pubblicazione del documento di offerta “non potrà avvenire prima che venga trasmessa alla Consob copia del decreto emanato dal ministero dell’Economia e delle finanze ai fini dell’acquisto da parte dello stesso ministero delle azioni oggetto dell’offerta, dotato di efficacia”. Quindi, decreto permettendo, il periodo di adesione all’offerta avrà inizio alle ore 8.30 del 30 ottobre e terminerà alle ore 16.30 del 17 novembre (estremi inclusi), salvo proroga.

SENSIBILI SCOSTAMENTI

Dunque Mps ritornerà in Borsa al prezzo di 4,28 euro per azione. Tale valore, spiega la banca in una nota, deriva da quello implicito “espresso dal recovery rate dei cds (credit default swap) aventi come sottostante le proprie obbligazioni subordinate lower tier 2” come risultato dall’asta dello scorso 21 settembre. L’istituto di credito guidato da Marco Morelli (nella foto) avverte che il prezzo delle azioni che si determinerà sul listino al riavvio delle negoziazioni “potrebbe discostarsi anche sensibilmente rispetto a tale valore”. Che possano esserci turbolenze anche forti, per esempio per via delle vendite da parte dei fondi obbligazionari convertiti in azioni, è stato ipotizzato più volte negli ultimi giorni.

UNA MONTAGNA DI RICHIESTE DANNI

Un prezzo di 4,28 euro implica per la banca senese una capitalizzazione complessiva iniziale di 4,8 miliardi. Va segnalato che arrivano quasi a toccare questo dato le richieste complessive di risarcimenti, pari in tutto a 4,3 miliardi. Il Monte dei Paschi, emerge infatti dal prospetto relativo al rientro in Borsa, è coinvolto in controversie il cui “petitum” è di 4,23 miliardi. In particolare, quasi 4 miliardi riguardano contenziosi derivanti dall’attività ordinaria della banca e 272,3 milioni le cause promosse dagli azionisti nell’ambito degli aumenti di capitale realizzati fra il 2008 e il 2015. Per quanto riguarda il contenzioso fiscale, le richieste complessive ammontano a 130 milioni, mentre per quello giuslavoristico si chiedono 115,7 milioni. “A fronte delle stime effettuate circa i rischi di soccombenza nei procedimenti suddetti, al 30 giugno 2017, le controversie legali incluse nella voce ‘fondo per rischi e oneri’, si attestano a 571,8 milioni”, precisa il prospetto. Le cause legali, insieme con la scarsa redditività e la qualità del credito, figurano anche all’interno dell’elenco dei rilievi stilato dalla Bce a seguito dei test “Srep” del 2016.

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