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Vi spiego perché il Rosatellum-bis non incentiva le coalizioni

Consulta

Quello che chiamano il Rosatellum-bis somiglia pallidamente al Mattarellum. Pallidamente perché del Mattarellum manca la caratteristica principale, cioè la prevalenza di collegi uninominali, che rendeva il sistema maggioritario. Mi spiego.

La legge Mattarella del 1993 faceva eleggere il 75% dei seggi in collegi uninominali. Così i partiti erano costretti a creare coalizioni per cercare di vincere le elezioni (ad es., Ulivo, Polo delle libertà).

Ora invece i collegi uninominali sarebbero il 36% e il restante 64% andrebbe a una ripartizione proporzionale, con soglia di sbarramento al 3%, massimo 5 pluricandidature, listini molto corti (da 2 a 4 candidati), quota di genere.

Ecco la prima spiegazione delle polemiche di questi giorni. Il rischio di ingovernabilità: i partiti non sono incentivati alle coalizioni e così i collegi uninominali saranno vinti in maniera differenziata nelle diverse aree geografiche, mentre la maggior parte del Parlamento sarà eletta con il proporzionale. E’ molto probabile che così nessun partito vinca in maniera ampia le elezioni e si tratterà di formare un governo di colazione con accordi successivi, un po’ come accadeva nella cosiddetta Prima Repubblica.

La Corte costituzionale nelle sent. n. 1 del 2014 e n. 35 del 2017 non si è interessata di governabilità, ma di premi di maggioranza eccessivi, ricordando di evitare che il meccanismo premiale “sia foriero di un’eccessiva sovrarappresentazione della lista di maggioranza relativa”.

Tuttavia il problema della governabilità sta a cuore a tutti, anche se non dipende direttamente dalla legge elettorale.

Poi c’è la questione delle preferenze.

Qui la Corte costituzionale ha sanzionato “la circostanza che alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione”.

Ma allora il Rosatellum-bis sarebbe incostituzionale? Formalmente no in quanto i collegi uninominali sono frutto di una scelta diretta dell’elettore. Ma sostanzialmente, se riflettiamo bene, sarebbe un modello del tutto congeniale ai partiti, evitando comunque una ampia competizione fra candidati a sistema tradizionale delle preferenze, potendo i partiti direttamente indicare non solo i candidati dei collegi uninominali, ma anche i pochi candidati dei listini del proporzionale.

Insomma, al momento, il c.d. Rosatellum-bis sembra una brutta legge elettorale. Viene da chiedersi: meglio una brutta legge elettorale o andare a votare con i due sistemi differenti che residuano dalle sentenze costituzionali?

Mancando più di qualche mese alla fine della legislatura, possiamo permetterci di dire che speriamo ancora in una buona legge elettorale.


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