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Come l’Italia può prendersi una rivincita dopo l’Ema. Parla Curioni (Ibm)

È passata una settimana dalla sconfitta italiana nella corsa all’Ema. L’Agenzia Europea del Farmaco lascerà Londra per trasferirsi ad Amsterdam, la capitale olandese che ha prevalso sulla candidatura di Milano grazie a un sorteggio. L’occasione persa fa sfumare milioni di investimenti, ma pone anche i riflettori sul mondo della ricerca italiano e le nuove sfide con cui il sistema Paese potrà prendersi una rivincita. A partire dallo Human Technopole, polo di ricerca e sviluppo nelle scienze della vita che il governo vuole insediare a Milano. A margine di un incontro al Centro Studi Americani, Formiche.net ha chiesto ad Alessandro Curioni, direttore di IBM Europe e del centro di ricerca del colosso americano dell’High Tech a Zurigo, quali sono le prospettive della ricerca tecnologica made in Italy.

Esiste in Italia un problema di accessibilità all’innovazione tecnologica per le pmi? 

Quello a cui fa riferimento non è una sfida solo per un Paese o per un’azienda qualsiasi sia la sua dimensione – la trasformazione digitale ha un impatto su tutti noi. La tecnologia emergente sta modificando tutta l’economia, dai trasporti alla supply chain alimentare e ora, grazie al cloud, ai servizi di intelligenza artificiale come Watson o alla possibilità di accesso a terabyte di spazio di archiviazione, è disponibile con una semplice carta di credito. È un grande momento per essere una start-up, perché possono competere a livello globale, crescere in pochi secondi e avere lo stesso accesso all’IT delle grandi imprese. La velocità di internet in Italia è migliorata: da 17.06 Mbps a ottobre 2016 a 29.93 Mbps a ottobre 2017 per la banda larga fissa (fonte speedtest.net).

Cosa serve al sistema Italia per raggiungere i competitor internazionali?

Il recente ranking World Bank Facility of Doing Business per il 2018 ha visto l’Italia passare dal 50esimo al 46esimo. Ciò è significativo poiché un aumento dell’1% nel punteggio di Doing Business è pari a $ 250 milioni e $ 500 milioni di investimenti esteri. Forse un’opportunità per l’Italia sarebbe facilitare alle PMI il proprio business. Ad esempio, secondo il rapporto della Banca Mondiale, l’Italia è al 66° posto per chi vuole avviare un’impresa tra il Cile (65) e il piccolo paese insulare di Dominica (67). Operazioni semplici, come la registrazione di una proprietà, richiedono 16 giorni, rispetto al paese migliore per l’avvio di un’attività che è la Nuova Zelanda: 1 giorno. Alcuni paesi nel mondo stanno utilizzando la blockchain per migliorare questi processi.

Quali sono invece i suoi pregi?

L’Italia ha grandi opportunità se consideriamo la creatività degli imprenditori italiani e il Made in Italy, riconosciuto a livello mondiale come un vero e proprio “marchio”, le peculiarità in settori specifici come i beni culturali e il turismo e non da ultimo la preparazione dei nostri studenti.

Un tema discusso sulla gestione dei Big Data è il rispetto della privacy. Qual è la policy di IBM a riguardo?

IBM è stato uno dei primi leader nello sviluppo e nell’adozione del Codice di condotta sulla protezione dei dati dell’Unione Europea (UE) per i fornitori di servizi cloud, garantendo la certificazione ai sensi dello Scudo sulla privacy USA-UE e delle Regole sulla privacy transfrontaliera dell’APEC, e sarà pienamente conforme al regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE. Inoltre, IBM non ha fornito i dati dei clienti a nessuna agenzia governativa nell’ambito di alcun programma di sorveglianza che coinvolga la raccolta in blocco di contenuti o metadati.

Milano ha perso la sfida per l’Ema. La città meneghina aveva le carte in regola per vincere?

L’Italia sarebbe stata un buon posto per ospitare l’EMA. È nota per il suo impegno per la salute e il benessere, evidenziato dal fatto che ha la seconda più alta aspettativa di vita al mondo nel 2013 (secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità), e ha una bassa mortalità infantile, un sistema sanitario classificato secondo al mondo secondo l’Organizzazione sanitaria ed è terza per prestazioni mediche in tutto il mondo. Inoltre, il paese ha saputo fare sistema per concorrere. Questo è un patrimonio da non perdere anche in vista della prossima nascita dello Human Technopole.

A proposito di Human Technopole, l’80% dei ricercatori candidati lavora all’estero. Dunque è vero che i migliori cervelli italiani nella ricerca sono in fuga?

Il tema non è la fuga dei cervelli, ma la capacità di attrarli in uno scenario globale. C’è una sfasatura tra nuove competenze e professionalità. Attualmente, la domanda di talenti in alcuni settori, come l’intelligenza artificiale e l’informatica quantistica, supera di gran lunga il numero di candidati disponibili. Un sondaggio mondiale condotto da Manpower nel 2016 ha riportato che il 40% dei datori di lavoro ha dichiarato di aver avuto difficoltà nel trovare persone con le giuste competenze. Negli Stati Uniti, ci sono più di mezzo milione di posti di lavoro in tecnologia vacanti, ma il paese produce solo 50.000 laureati in informatica ogni anno. Le aziende spesso non riescono a trovare un numero sufficiente di candidati con le giuste competenze per soddisfare i loro bisogni, quindi stanno cercando dalle migliori scuole di tutto il mondo.

(foto: Youtube)

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