Consob attacca, Bankitalia risponde. Nel giorno dello scontro tra titàni sulla vigilanza mancata nei crack delle banche venete, le due autorità non se le mandano certo a dire. Alle reprimende della prima ha subito risposto la seconda, per bocca del capo della Vigilanza, Carmelo Barbagallo ascoltato in commissione banche dopo le critiche sferrate a Bankitalia dal direttore generale della Consob, Angelo Apponi.
CHI MENTE SU VENETO BANCA?
Il pomo della discordia è il prezzo delle azioni emesse nel 2013 da Veneto Banca per raccogliere il capitale necessario all’aumento. Prezzo che sarebbe stato stabilito al di sopra del valore di mercato con meccanismi carenti e oggetto di forti rilievi nelle ispezioni di Bankitalia. Verbali ispettivi che non è chiaro se siano stati trasmessi a Consob in forma integrale, cioè senza alcune informazioni chiave, uitili a capire la gravità della situazione. Consob dice no: dalle informazioni pervenute non si capiva proprio un bel niente. Bankitalia smentisce.
CONSOB FU AVVERTITA
“Nel novembre 2013 la Banca d’Italia segnalò alla Consob che il prezzo per l’aumento di capitale di Veneto Banca era incoerente con il contesto economico, vista la crisi in atto” e considerate anche le “negative performance reddituali dell’ esercizio 2012”, ha chiarito Barbagallo. Tradotto, non solo Bankitalia inviò a Consob comunicazione circa l’aggravarsi della situazione in Veneto Banca. Ma tali indicazioni erano, secondo Via Nazionale, sufficienti a farsi un’idea piuttosto chiara della situazione.
LA COLPA? E’ DELLA CONSOB
Per la Vigilanza, la commissione per la Borsa ha dunque ricevuto un allarme sul prezzo delle azioni di Veneto Banca, con informazioni più che sufficienti per intervenire. Eppure non lo ha fatto, accusano da Via Nazionale. “Dal nostro punto di vista, era più che sufficiente a fare scattare un warning (allarme, ndr) dell’altra autorità. Ma se l’altra autorità poi non agisce…”. Se Consob “non riteneva di non avere i mezzi per ulteriori approfondimenti poteva chiedere a noi e non lo ha fatto”. Ricapitolando, Consob dice che Bankitalia ha fornito su Veneto Banca informazioni incomplete e fuorvianti circa prezzo delle azioni, che mascherava una situazione di crisi acuta. Bankitalia dal canto suo afferma che l’autorità guidata da Giuseppe Vegas non solo ha ricevuto informazioni complete ed esaustive ma avrebbe dovuto addirittura attivarsi subito.
BANKITALIA ANNASPA?
Nel gioco dello scaricabarile, che sta riuscendo piuttosto bene, c’è una mezza verità. Bankitalia è in difficoltà. Lo dimostra una frase un po’ sibillina di Barbagallo. Il quale giustifica in parte le mancate comunicazioni, qualora esse fossero accertate. “Gli esiti delle ispezioni li inviamo ma non tutti i verbali ispettivi. Non possiamo inondare la Consob con tutti i verbali. Per questo inviamo l’esito dell’ispezione quando riteniamo ci siano profili rilevanti”.
CONFRONTO ALL’AMERICANA SALTATO
Alla fine di una giornata di guerra, pare proprio che il tanto evocato confronto all’americana, sorta di faccia a faccia, tra le due autorità non ci sarà. Il
presidente della commissione, Pierferdinando Casini ha spiegato come “possano ritenersi superate le criticità circa le possibili contraddizioni dell’audizione del 2 novembre”. Dall’esame testimoniale non sono emerse discordanze su scambi missive Bankitalia-Consob ma valutazioni divergenti su condotte”. Ai sensi del codice il confronto “presuppone non un disaccordo valutativo, ma su fatti e circostanze e non ritengo attivabile questo strumento”.