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Ilva, ecco sfide e potenzialità con Arcelor Mittal

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Abbiamo deciso dove svolgere il nostro XVI Congresso nazionale.

IL CONGRESSO DELLA UILM

Si terrà a Torino presso il Museo dell’auto da martedì 17 aprile al giovedì successivo. Si tratta di un’assise che segnerà il cammino della nostra Organizzazione dal 2018 al 2022. Il percorso in questione è determinante per rilanciare il sindacato tra i lavoratori, nella società, nel rapporto tra persone ed istituzioni. Tutto deve basarsi, però, sul rilancio del lavoro e del sistema produttivo. Si tratta della via che va scelta da ogni sindacato moderno e riformista. Dibatteremo su temi come l’industria del terzo millennio, la contrattazione, la partecipazione e la tutela del sistema previdenziale-sanitario. I lavori dei metalmeccanici della Uil si svolgeranno a ridosso dei giorni delle prossime elezioni politiche. Un motivo in più per fortificare l’azione sindacale indispensabile a far uscire il Paese da una “impasse” che gli impedisce di crescere con i medesimi ritmi delle altre nazioni europee. Cresciamo, ma meno degli altri: un alto costo del lavoro, basse retribuzioni, inflazione al lumicino. Insomma, siamo fermamente convinti che la ripresa possa caratterizzare l’Italia con “retribuzioni e pensioni più pesanti ed un fisco più leggero”. E’ lo slogan che accompagnerà la campagna di tesseramento della Uil nel corso del 2018 ed è un pensiero in cui ci riconosciamo all’unisono. Mai come ora è necessario parlare una lingua percepita dai lavoratori e che esprima l’attenzione condivisa verso temi concreti. Il nostro contributo congressuale sarà come di consueto d’ analisi, proposta ed azione, partendo proprio dalla forza del lavoro come architrave della crescita nazionale.

 IL TEMA DELLA PREVIDENZA

A proposito di pensioni, il Consiglio Nazionale della Uilm ne ha discusso lo scorso 8 novembre riaffermando il principio che non tutti i lavori sono uguali e che, quindi, occorre proseguire con determinazione nel confronto con il governo. Attendiamo l’esito dell’incontro a Palazzo Chigi tra sindacati confederali ed esecutivo, fissato per il 18 novembre, per capire se si determineranno le soluzioni utili per i lavoratori. In caso contrario sarà bene proseguire con mobilitazioni sindacali in modo forte e unitario. Per la Uilm è necessario insistere sulla necessita di intervenire sugli ammortizzatori sociali perché, a nostro giudizio, non è accettabile che dall’anno prossimo molte aziende metalmeccaniche non possano più ricorrere alla cassa integrazione o ai contratti di solidarietà. Ciò significa licenziamenti che bisogna evitare ad ogni costo. In tema di assistenza sanitaria e previdenza integrative, nel Consiglio dello scorso 8 novembre abbiamo dibattuto sul grande sviluppo di mètaSalute, che ad oggi ha superato il milione e trecento mila iscritti; sull’incremento della contribuzione aziendale a Cometa, per il quale sono in corso le elezioni per rinnovare l’Assemblea dei delegati; sull’erogazione del welfare contrattuale che ha contribuito a dare risposte in termini di reddito e di servizi ai lavoratori metalmeccanici. Ma il punto che contraddistingue il nostro agire parte dal medesimo presupposto di sempre: solo un’idonea politica industriale può salvaguardare l’occupazione e la produzione nel nostro Paese.

LA POLITICA INDUSTRIALE

Ma questa politica non può prescindere dalla valorizzazione, attraverso investimenti pubblici e privati, del settore manifatturiero. Il cuore della ripresa industriale poggia sulla produzione siderurgica che non può e non deve perdere le posizioni acquisite finora. In Italia si produce buon acciaio ed è grazie a tale valore che il Paese ha mantenuto la seconda posizione, dietro la Germania, di potenza industriale in Europa e settima nel mondo. Ecco, perché, continuiamo a batterci a testa bassa, nelle tante vertenze che riguardano le realtà che hanno da sempre prodotto acciaio: Alcoa a Portovesme, Aferpi a Piombino, Arvedi a Trieste e tante altre. Il futuro del gruppo Ilva è la struttura portante della siderurgia nazionale e come sindacato lavoriamo affinchè questa azienda continui ad avere un futuro e a reggere la competizione internazionale.

GLI INCONTRI CON ARCELOR MITTAL

Su questa vicenda (rispetto alla quale si stanno svolgendo periodici incontri tra noi e il mangement di Arcelor Mittal, l’acquirente designato) il nostro giudizio è noto: da un lato attendiamo la decisione conclusiva dell’Antitrust europeo sull’acquisizione di Ilva da parte di AmInvestCo che ci sarà il prossimo 23 marzo; dall’altro continuiamo a ribadire che non ci dovranno essere esuberi se si vorrà garantire un futuro in Italia al gruppo siderurgico succitato. Sul piano industriale che Arcelor Mittal ha presentato ai sindacati esistono più ombre che luci; il testo sinteticamente reso noto non soddisfa e lascia trasparire tutta una serie di contraddizioni di natura tecnica e non politica. Insomma, solo per fare un esempio, senza degli adeguati organici gli impianti produttivi non saranno in grado di funzionare. La controparte chiede esuberi, ma servirebbero, a nostro parere, ulteriori assunzioni. Secondo il piano presentato da AM InvestCo si produrrebbero in Italia 10 milioni di tonnellate di acciaio a partire, appunto, dal 2024. Fino al 2023, però, la produzione nello stabilimento principale, ovvero in quello di Taranto, dovrebbe essere significativamente più contenuta. I cinque anni che vanno dal 2018 al 2023 dovrebbero infatti costituire lo spazio temporale necessario per pervenire al completo risanamento ambientale. Da tale condizione deriverebbe un’attività produttiva ridotta che non consentirebbe all’azienda di far uscire dallo stabilimento tarantino più di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio lavorato (8 milioni nel totale nazionale). L’Azienda ha comunicato ai sindacati l’intenzione di tenere in funzione, nei prossimi anni, non più di tre altoforni, mantenendo spento l’Afo 5 fino al 2024. Quindi, non è convincente l’idea di tenere in funzione solo tre altoforni, perché ciò comporterebbe il rischio che, qualora fosse necessario effettuare lavori di manutenzione relativi a uno dei tre, ne marcerebbero solo due. Il che non consentirebbe di raggiungere mantenere gli obiettivi produttivi indicati dall’Azienda. Poi, ci lascia perplessi il progetto aziendale di importare inizialmente 4 milioni di tonnellate di bramme di acciaio di origine brasiliana, su cui effettuare in Italia delle seconde lavorazioni. Quattro milioni che dovrebbero ridursi a due solo in un secondo tempo. E’ necessario far chiarezza in modo analitico rispetto alle specifiche voci dei piani industriale ed ambientale; finora siamo a conoscenza della situazione in generale.

 IL PIANO INDUSTRIALE E QUELLO AMBIENTALE

In sintesi, per quel che riguarda il piano industriale, nei prossimi sette anni sono previsti investimenti per 2,4 miliardi di euro, così suddivisi: 1,25 miliardi per la parte industriale (destinati, ad esempio, al rifacimento dell’altoforno 5 o alla ristrutturazione della centrale elettrica), 1,15 per quella ambientale. Obiettivo della nuova proprietà è la produzione, entro l’agosto 2023, di otto milioni di tonnellate di acciaio (cui vanno aggiunte i 2,2 milioni di tonnellate di bramme e laminati).Per quel che concerne il piano ambientale, si prevede l’investimento di 300 milioni presso i parchi minerali (compresa la copertura di parchi primari), 190 milioni per le cokerie (destinati, ad esempio, a rivestimenti refrattari, miglioramento dell’aspirazione dei fumi e nuove torri di spegnimento), 172 milioni per vari lavori di bonifica (tra cui rimozione dell’amianto e gestione dei residui storici), 167 milioni per il trattamento delle acque reflue, 128 milioni per la copertura dei nastri trasportatori e degli edifici, 40 milioni per il piano di aggiornamento del sistema antincendio, 35 milioni per il rivestimento dei precipitatori elettrostatici per la depolverazione primaria presso l’impianto di agglomerazione, 30 milioni per l’area Grf e la desolforazione delle acciaierie. Negli incontri fissati per il prossimo 28 novembre con Am InvestCo presso il ministero dello Sviluppo economico saremo in grado di fare le nostre controdeduzioni al riguardo. Fin da ora possiamo anticipare che partiremo dal presupposto che sia il piano industriale che quello ambientale devono procedere insieme con investimenti che seguono coerentemente l’andamento prefissato.

LE DATE DEI NUOVI INCONTRI AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

Nel pomeriggio del giorno prima, il 27 novembre, sempre presso il MiSe, incontreremo anche i commissari del gruppo Ilva nominati dal governo. In tutte le successive riunioni che seguiranno al dicastero dello Sviluppo economico manterremo la posizione responsabile di salvaguardare i livelli occupazionali di tutti lavoratori diretti e di quelli dell’indotto, oltre che la capacita produttiva degli impianti. E occorre tener presente che Arcelor Mittal per poter acquisire definitivamente il gruppo Ilva abbisogna dell’accordo sindacale e del pronunciamento con conclusivo dell’Antitrust europeo. Si tratta di una partita che coinvolge non solo il destino di un grande gruppo siderurgico che opera all’interno dei confini nazionali, ma anche di un settore determinante per la crescita della ricchezza italiana. Noi faremo la nostra parte per il bene dei lavoratori e del Paese. Perché la siderurgia, come già accennato, deve essere l’asse portante della politica industriale. Si tratta di un’emergenza nazionale!

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