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Mps, che cosa hanno detto i magistrati di Siena in Parlamento

Chi sta accorrendo in soccorso di Bankitalia, sotto assedio sulla questione delle banche saltate negli ultimi quattro anni? La magistratura che indaga sul crack di Mps, a quanto pare. Come noto la Vigilanza è finita più volte nella bufera per la presunta disinvoltura con cui Via Nazionale avrebbe gestito le crisi bancarie. E così, dopo il mezzo assist arrivato la scorsa settimana dai pm milanesi che indagano sul Monte (qui lo speciale), i quali hanno riconosciuto in parte il valore delle ispezioni di Bankitalia, oggi un altro aiutino è arrivato dal procuratore di Siena, Salvatore Vitiello (nella foto), ascoltato oggi in commissione banche.

I PM DI SIENA IN PARLAMENTO

Vitiello è comparso nella commissione bicamerale presieduta da Pierferdinando Casini, accompagnato dai sostituti  procuratori Antonino Nastasi e Aldo Natalini, due dei tre pm che avviarono l’inchiesta su Mps che ha  portato, nell’ottobre 2014, alla sentenza di condanna in  primo grado al Tribunale di Siena per gli ex vertici della banca (Giuseppe Mussari, ex presidente e Antonio Vigni, ex dg) per l’ostacolo alla vigilanza. Nastasi e Natalini hanno  anche coadiuvato la pubblica accusa nel processo di appello,  in corso davanti al Tribunale di Firenze, per il quale è  attesa l’ultima udienza e la camera di consiglio per la  sentenza il prossimo 7 dicembre.

IL FEELING CON VIA NAZIONALE

Tanto per cominciare, tra magistratura e Palazzo Koch c’è stata sempre una certa sintonia, forse mancata tra la stessa Bankitalia e l’altra sponda della Vigilanza, la Consob. Parola di pubblico ministero: “Con la Banca d’Italia nel corso della lunga indagine sul Monte dei Paschi  diede alla Procura di Siena piena, leale e proficua  collaborazione”, ha chiarito Nastasi. “Chiedemmo (a Via Nazionale, ndr) di trasmettere tutta la documentazione, relativa al processo di acquisizione di Banca Antonveneta dal 2007 fino a ottobre 2008 e Bankitalia ci trasmise tutto”.

BENEDETTE ISPEZIONI

Altra questione, le famigerate obbligazioni Fresh da 1 miliardo di euro, emesse nel 2008 per irrobustire il capitale di Mps dopo la scalata all’Antonveneta e di cui gli ex vertici avrebbero occultato alla Vigilanza alcune clausole per l’emissione. Un meccanismo emerso in seguito ad alcune perquisizioni disposte dalla procura a maggio e giugno del 2012, ha rimarcato Nastasi.

ALEXANDRIA, ALTRA SPONDA A BANKITALIA

Proprio su Alexandria, il contratto che insieme a Santorini ha affossato la banca guidata dall’ad Marco Morelli, è arrivata un’altra sponda dei pm a Bankitalia. I quali hanno risposto a una domanda velenosa della senatrice grillina, Carla Ruocco. La quale ha chiesto ai pm perchè prima nel 2012, anno in cui nella cassaforte dell’ex dg Vigni fu rinvenuto il contratto derivato in questione, Bankitalia non si fosse accorta che qualcosa non andava? La palla è passata ancora a Nastasi il quale ha difeso Via Nazionale, ricordando come la Vigilanza può solo chiedere delucidazioni, non ottenerle con la forza. “Mi guardo bene dal fare la difesa di Banca d’Italia, ma bisogna ricordarsi che la vigilanza, sia ispettiva che cartolare ha come principio base che l’autorità chiede e il vigilato risponde. E Bankitalia non ha i poteri dell’autorità giudiziaria”.


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