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Mps, Mussari e il ruolo della Vigilanza. Cosa hanno detto i pm di Milano in Parlamento

Messa almeno per il momento da parte la questione banche venete, accuse e polemiche incluse (qui l’ultimo approfondimento di Formiche.net), per la commissione banche è tempo di pensare a un altro caso bancario: Mps. Nazionalizzato per non fallire, schiacciato da operazioni spericolate quali Alexandria, Chianti classico e Santorini (prima ancora c’era stata la disastrosa scalata all’Antonveneta, 2007), tutte concluse sotto la gestione dell’ex presidente Giuseppe Mussari e dell’ex dg Antonio Vigni e tutte produttrici di utili virtuali, cioè indicati dalla banca ma mai effettivamente realizzati. E, anche in questo caso, come per le popolari venete, una vasta platea di piccoli risparmiatori rimasti senza un euro in tasca.

CONSOB ANCORA IN BALLO

Questa mattina i deputati e i senatori della commissione bicamerale presieduta da Pierferdinando Casini hanno ascoltato i sostituti procuratori di Milano, Giordano Baggio (nella foto con il presidente Casini) e Stefano Civardi, che indagano sulla vecchia gestione dell’istituto ora guidato da Marco Morelli. Il primo dato fornito dai due magistrati, riguarda la Consob: “Noi iniziammo ad interessarci del Monte dei Paschi in un modo un po’ indiretto, nella primavera dell’anno 2012. In sostanza, siamo stati assegnatari di un fascicolo che nasce da alcuni esposti anonimi, che sono indirizzati alla Consob nel 2011, la quale poi ha fatto degli accertamenti preliminari, inoltrando l’esposto alla Procura della Repubblica di Milano”.

VIGILANZA ANCORA A VUOTO?

Dalle parole dei due sostituti procuratori sembra emergere anche un’altra indicazione. E cioè che su Mps la vigilanza potrebbe avere peccato e nemmeno poco. L’inchiesta, hanno più volte sottolineato i due magistrati, è infatti partita sulla base di alcuni esposti anonimi, dunque non da segnalazioni delle autorità di vigilanza. Questo ha fatto accendere un faro ai pm di Milano che indagano su Mps (il processo di appello è in corso a Firenze però), i quali poi hanno approfondito il dossier, questa volta sì, ricorrendo ai verbali delle ispezioni di Bankitalia.

IL RUOLO DI VIA NAZIONALE

Se dunque l’inchiesta non è partita da allarmi della vigilanza, è pur vero che si è rafforzata nel tempo grazie alle criticità in Mps fatte emergere dalla stessa. Un chiarimento arrivato dagli stessi Baggio e Civardi. “Che ci fossero parecchie cose che non andavano leggendo ispezioni di Bankitalia era più che mai evidente”. D’altronde “la questione Mps non è certo esplosa l’anno scorso, i segnali di criticità erano sicuramente evidenti per il mercato, e dalla lettura dei verbali ispettivi di Bankitalia”.

TUTTA COLPA DI SANTORINI E ALEXANDRIA?

Eppure per i pm milanesi i guai di Mps potrebbero non essere tutta colpa di operazioni fatte al buio, ma più in generale della crisi economica globale. La crisi del  Monte dei Paschi all’inizio del decennio “dipese da motivi  strutturali e non dalle ristrutturazioni Alexandria e  Santorini che servirono ad occultare possibili perdite quindi  a risolvere problemi. Le due ristrutturazioni non furono il  problema per la banca”, hanno spiegato. Per esempio, le sofferenze hanno sicuramente contributo ad affondare la banca senese. “Gli npl sono un altro capitolo importante  della crisi del Monte: quando un sistema è in crisi i  soggetti che ho finanziato non mi ripagano più”.

IL TIMING DELLA COMMISSIONE

I lavori sul Montepaschi proseguiranno per una quindicina di giorni, al ritmo di due appuntamenti alla settimana. Dopo Mps toccherà all’altro caso emblematico dei disastri bancari, quello di Cariferrara, Carichieti, Banca Etruria e Banca Marche.



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