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Papa Francesco, il discorso sul fine vita e il balletto delle interpretazioni

sindacati, tradizioni religiose

Il balletto sull’interpretazione del discorso pronunciato la scorsa settimana davanti ai membri della World Medical Association è destinato a durare a lungo. E’ bastata una frase contro l’accanimento terapeutico per scatenare la ridda delle consuete “traduzioni” giornalistiche. Su un tema così delicato (fine vita, accanimento terapeutico ed eutanasia), da una parte e dall’altra si brinda perché il Papa avrebbe dato ragione alle rispettive istanze. Il che è arduo da comprendere perché se Marco Cappato e Massimo Gandolfini esultano per l’intervento di Francesco, significa che di chiarezza ce n’è ben poca all’orizzonte. Ma è davvero così?

IL PLAUSO DI CAPPATO

Prendiamo le due dichiarazioni. Per Marco Cappato, “dal Papa viene un importante segnale di apertura al tema della sospensione delle cure, anche quando tale sospensione conduca alla morte”. Subito, quindi, il collegamento con la legge sul fine vita in discussione al Senato: “Nel nostro Paese manca una legge che garantisca il diritto di ciascuno a vedere rispettate le proprie volontà sul Biotestamento e sull’interruzione delle cure. Manca dunque una legge persino sulla questione di minimo rispetto dei diritti del malato (garantiti anche dalla Costituzione, ma sistematicamente violati!) che ora è stata posta anche dal Pontefice”.

E QUELLO DI GANDOLFINI

Ecco, invece, il commento di Massimo Gandolfini, presidente del Comitato promotore del Family Day: “Siamo grati al Santo Padre per aver ribadito i cardini della dottrina cattolica sul tema etico del cosiddetto fine vita. Ogni accanimento terapeutico, oltre che essere un errore dal punto di vista medico, è un atteggiamento inaccettabile, che travalica il valore e il significato dell’alleanza di cura, medico-paziente. Il Santo Padre ha altresì confermato la rigorosa condanna di ogni azione e intento eutanasico, sia attivo che omissivo, quale grave violazione del diritto alla vita”.

LE DUE FORZATURE

Insomma, lo stesso discorso interpretato in maniera del tutto opposta. Chi ha ragione? Né l’uno né l’altro. Ha scritto sul Mattino il sociologo Massimo Introvigne che “dai primi commenti emerge un duplice tentativo di forzare la posizione di Papa Francesco. La prima consiste nel presentare il messaggio come un rovesciamento radicale e rivoluzionario della posizione della Chiesa, da sempre ostile all’eutanasia”. La seconda forzatura “è quella di alcuni pompieri cattolici autonominati che si sforzano di gettare acqua sul fuoco e di assicurare che nulla è cambiato tra Benedetto XVI e Francesco. (…) Chi dice che non è cambiato nulla ha torto, perché è cambiato il tono, e il tono per Papa Francesco è fondamentale”. Nel dettaglio, sottolinea Introvigne, come riportava già qualche giorno fa Formiche.net, “il Papa non offre alcun sostegno a chi chiama strumentalmente ‘rinuncia all’accanimento terapeutico’ quella che è invece semplicemente eutanasia. Ma neppure condivide le posizioni di una certa frangia cattolica più radicale, che liquida come eutanasia molte ipotesi in cui ci si astiene da ‘cure non proporzionali’, che il Papa include invece nella categoria della rinuncia all’accanimento terapeutico”.

I PRECEDENTI E LE CONDANNE NASCOSTE

Il caso specifico, poi, conferma una certa volontà di sottolineare le “rivoluzioni” papali anche quando di rivoluzionario nei discorsi di Francesco c’è ben poco. Certo, c’è un attenzione particolare sul malato (ma non appare, questa, una grande novità), cambieranno anche i toni (Introvigne) ma non s’intravede nelle parole di Bergoglio una rottura né dolce né traumatica con il Magistero di sempre. La presunta rivoluzione, qui, ha molto in comune con quella (altrettanto presunta) sul gender. Nel corso degli ultimi quattro anni si sono viste ovunque copertine di riviste secondo le quali il Papa avrebbe sdoganato il matrimonio omosessuale (non le unioni civili, ma il matrimonio) e perfino le teorie gender. Poi si va a rileggere certi suoi interventi nascosti che hanno avuto un’enfasi inferiore rispetto a quella frase “chi sono io per giudicare un gay?” (anche questa, monca e non contestualizzata) e si scopre che per il Papa “la teoria del gender è uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione”, una “guerra mondiale contro il matrimonio”.


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