Facebook ha annunciato che non utilizzerà più le “disputed flags” (bandierine rosse accanto agli articoli contenenti notizie false) che dovevano aiutare gli utenti a identificare (ed evitare) le fake news. Userà invece articoli correlati per offrire alle persone ”un più ampio contesto su un determinato tema”.
Il gigante tecnologico ha fatto marcia indietro dopo che una ricerca accademica ha dimostrato che non solo le bandierine non funzionano, ma che spesso hanno addirittura l’effetto opposto. Quando gli utenti vedono una bandierina rossa ne sono attratti e cliccano ancora di più sui contenuti “proibiti”. Gli articoli correlati offrono invece alle persone la possibilità di approfondire un tema e capire da soli se una notizie è falsa o no.
Il direttore operativo Sheryl Sandberg ha detto che Facebook è un’azienda tecnologica che non assume giornalisti, ma senza usare il ”giudizio editoriale” per determinare cosa è vero e cosa non lo è, affrontare le fake news sarà per sempre un mero “esperimento tecnologico”.
L’azienda statunitense ha ammesso pubblicamente che mettere articoli correlati accanto a notizie false porta a un minor numero di condivisioni di fake news rispetto a quando viene mostrato il disputed flag: “Mettere una bandiera rossa accanto a un articolo può effettivamente consolidare credenze profondamente radicate, cioè l’effetto opposto a ciò che intendevamo”, ha scritto in un post sul suo blog.
La società di Mark Zuckerberg sta avviando una nuova iniziativa per comprendere meglio le modalità con cui le persone decidono ciò che è accurato e attendibile in base alle fonti delle notizie che gli mostra Facebook. Il colosso californiano ha comunque rassicurato che l’iniziativa non avrà un impatto diretto sul News Feed nel breve periodo.
“Solo il giornalismo di qualità può arginare il dilagare delle fake news“, ha detto il direttore dell’agenzia di stampa Dire, Nico Perrone, durante una conversazione con Formiche.net. “L’avvento dei social network ha trasformato completamente il quadro. Perché ha fatto sì che ogni bufala - postata da chiunque in qualsiasi parte del mondo - possa diventare immediatamente virale e percepita come vera, o verosimile, da un numero incredibilmente alto di persone. E ciò vale per le notizie come per le immagini“, ha spiegato Perrone.
“Un problema di educazione civica c’è senz’altro”, ha poi aggiunto il direttore. “Bisogna lavorare fin dalle scuole per insegnare ai ragazzi e alle ragazze come stare correttamente su internet e sui social per consentirgli di distinguere le notizie vere da quelle inventate. Un processo nel quale - ha ribadito Perrone – ritengo sia fondamentale coinvolgere anche l’ordine dei giornalisti“.
L’appello ai giornalisti è senza mezzi termini: “Tocca prima di tutto a noi fare il nostro mestiere e ricostruire rapidamente e correttamente i fatti. Per ogni falsa notizia, c’è sempre una verità che deve essere svelata il prima possibile”.