La Borsa ha detto sì, Bankitalia anche ma con riserva. E la Consob che cosa dice sul Fintech? Sì, anche per la commissione di Borsa guidata dall’uscente Giuseppe Vegas (nella foto) il fenomeno va cavalcato. Purché si studi, s’intende. Ieri pomeriggio Vegas, alla sua ultima audizione in veste di presidente Consob (il mandato scade il 15 dicembre) è stato ascoltato dalla commissione Finanze, all’indomani dell’altro intervento cardine, quello di Via Nazionale (qui il focus). Due le proposte emerse dalle slide diffuse in occasione dell’intervento alla Camera.
UNA TASK FORCE PER IL FINTECH
Prima proposta, bisogna saperne di più sul Fintech. Per questo la Consob ha sollecitato l’istituzione di una task force governativa per approfondire da una parte le potenzialità del Fintech, dall’altra il suo impatto sulla finanza tradizionale, banche e assicurazioni su tutti. La commissione per la Borsa si è offerta di ospitare tale dipartimento, lanciando un apposito concorso pubblico per cinque ingegneri, al fine di “potenziare lo staff specializzato nella tecnologia”.
L’HUB ITALIANO
Nella logica della Consob c’è la creazione di un hub tricolore della tecnofinanza, “in linea con le positive esperienze di altri Paesi”, Gran Bretagna in primis che, nonostante la Brexit, detiene ancora il maggior distretto Fintech d’Europa. La creazione di una task force va proprio in questo senso. Dal piccolo laboratorio in Consob si può arrivare a creare un distretto Fintech tutto italiano. D’altronde, ha spiegato Vegas, si tratta di “un settore in cui è indispensabile iniziare a guardare avanti”. Ma non basta, servono meno tasse per chi innova.
MENO TASSE PER LE PMI FINTECH
Per la Consob, chi investe e crede nel Fintech, non può e non deve sopportare l’attuale pressione fiscale. L’autorità lo dice chiaro e tondo nel suo documento. “Occorre rivedere a livello nazionale la definizione di Pmi innovativa al fine di ampliare il numero di imprese che possono accedere ai benefici fiscali collegati all’iscrizione della relativa sezione speciale del registro delle imprese”. Rimane però il problema degli investimenti. E l’Italia ne fa davvero pochi. “In Italia le risorse impiegate in R&S, ossia investite in capacità futura di innovazione, sono inferiori al 2% del Pil, livello basso in relazione agli altri paesi sviluppati e lontana dall’obiettivo del 3 per cento fissato dalla Commissione europea nella Strategia Ue 2020”.
IL BITCOIN? UN PROBLEMA SERIO
Il numero uno della Consob ha poi fatto un inciso sul fenomeno Bitcoin, confermando le preoccupazioni emerse qualche giorno fa durante una sua lectio magistralis. “E’ un problema serio, non si capisce a quanto arriverà questa moneta. Credo che le autorità dovrebbero seguire con cura tale fenomeno. Che è e rimane virtuale e dunque con transazioni virtuali. Si rischia di sfociare nel famoso schema Ponzi (modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori”, a loro volta vittime della truffa, ndr)”. Per la Consob “non siamo in grado, a livello europeo, di dare una risposta precisa in quanto il fenomeno è ancora in fase di studio nel Financial Stability Board, che non ha ancora deciso con chiarezza se si tratta di una valuta e allora devono intervenire le autorità monetarie perchè può portare effetti seri e reati monetari o se e’ un prodotto finanziario ma attualmente non viene classificato in questo modo perche’ non esiste un produttore unico, è uno scambio tra un soggetto e un altro”.