Donald Trump, ha firmato il National Defense Authorization Act, disegno di legge da circa 700 miliardi sulla Difesa: “Oggi […] acceleriamo il processo di ripristino completo della potenza militare americana”. Ma – spiega The Hill, sito specialistico sulla politica americana – sebbene il NDAA autorizzi l’esercito ad aggiungere truppe, navi, aerei e altre attrezzature, il Congresso non ha ancora approvato il via alla spesa per rendere l’accumulo militare una realtà (alcuni numeri: 7.500 nuovi soldati in servizio attivo per l’esercito, 4.000 marinai, 1.000 Marines e 4.100 aviatori; inoltre si permetterà al Pentagono di chiudere l’acquisto di 20 F-35 in più del previsto e 10 F/A 18, oltre che due Littoral combat ships; “Un nuovo bellissimo equipaggiamento” lo ha chiamato il presidente).
LE BEGHE POLITICHE
Proprio durante il discorso che ha accompagnato la firma, Trump ha approfittato per attaccare i congressisti per la loro lentezza operativa, accusando i democratici di rallentare le attività “sequestrando” l’esercito in un momento di grandi minacce globali, esortandoli a dare via libera ai fondi da stanziare per “i nostri grandi militari”. Il decreto a novembre è passato a larga maggioranza nelle due camere, che hanno autorizzato 626,4 miliardi di dollari per il budget di base della difesa e 65,7 miliardi per un fondo di guerra (l’Overseas Contingency Operations), ma il problema è includerlo nel budget federale, diventato argomento di lotta e polarizzazione politica. L’NDAA sfora i limiti di budget di 80 miliardi, e lo scontro è proprio sulla possibilità di sforare quel tetto (la scorsa settimana è passato un provvedimento transitorio con scadenza il 22 dicembre per evitare lo shutdown, la chiusura delle attività federali).
L’OCCHIO AL CYBER WARFARE
Tra le misure incluse nel pacchetto firmato dal presidente c’è un piano per migliorare la capacità degli Stati Uniti di contrastare la propaganda straniera e la disinformazione: la proposta è stato presentata da due senatori, il repubblicano Rob Portman e il democratico Chris Murphy e, tra le altre cose, vieta la cooperazione militare tra Stati Uniti e Russia come conseguenza dello sviluppo di un programma di cyber-security e attività nel cyber warfare (anche in termini offensivi contro i nemici). Trump ha sollevato dubbi di costituzionalità sul decreto da lui stesso approvato (è una prassi comune che un presidente usi i propri poteri per modificare, dopo, dettagli delle leggi firmate) per il linguaggio a tratti troppo forte usato nella stesura del testo.
LE CYBER-POLICY…
La questione delle cyber-policy è un argomento di discussione tra la Casa Bianca e il Congresso, dove i legislatori sono frustrati perché ritengono che il problema venga affrontato con troppa mollezza dall’amministrazione. Per esempio, nella prima versione approvata dal Senato sulla legge quadro per la Difesa, era inclusa una disposizione che stabiliva una dottrina militare distinta per la guerra cibernetica, ma alla fine è stata stralciata. Era stata fortemente voluta dal presidente della Commissione Forze armate, John McCain, uno dei senatori repubblicani più avversi alla linea politica adottata da Trump; McCain era l’unico dei top-leader della difesa assente alla photo-opportunity di martedì, quando il presidente ha firmato la legge nella Roosevelt Room della Casa Bianca, mentre erano presenti il segretario alla Difesa James Mattis, il Capo dello Stato Maggiore Joseph Dunford, il presidente della Commissione dei servizi armati della Camera, Mac Thornberry).
National Defense Authorization Act signed into law today, including measure by @senrobportman and @ChrisMurphyCT to improve US capacity to counter foreign propaganda and disinformation: https://t.co/MBA6NZQTPe
Learn more about the bipartisan measure at: https://t.co/61deH3rDRn pic.twitter.com/robiKLjHHC
— Eurasia Center (@ACEurasia) 12 dicembre 2017
… IN UN MOMENTO CRUCIALE
L’emendamento promosso da Portman e Murphy cerca di facilitare il coordinamento tra dipartimento della Difesa e quello di Stato nel contrastare le varie operazione di interferenza e disinformazione; si rafforza così una legge approvata lo scorso anno, il Countering Foreign Propaganda and Disinformation Act. “La propaganda terroristica e la disinformazione russa minacciano la nostra sicurezza nazionale ogni giorno. Il Congresso sta finalmente prendendo sul serio queste minacce. Sono orgoglioso di aver stretto una partnership con il senatore Portman per garantire che il Global Engagement Center abbia le risorse e il supporto per combattere contro i nostri nemici e avversari “, ha detto il senatore Murphy, parlando del centro che farà da task-force contro questo genere di minaccia. L’argomento è centrale e delicato: le intelligence americane hanno accertato che la Russia ha organizzato un piano di interferenza per alterare il corso delle presidenziali dello scorso anno, ma l’intromissione russa è solo una parte del problema. Il cyberwarfare sta diventando per esempio territorio dove, come ha spiegato a Cyber Affairs l’esperto Stefano Mele, si applicano le più comuni tecniche di human intelligence: qualche giorno fa, il capo dei servizi segreti interni tedeschi ha denunciato delle attività di spionaggio da parte di agenti cinesi attraverso la creazione di contatti via LinkedIn. Gli Stati Uniti anche hanno alzato il livello di guardia contro Pechino, che sfrutta i social network e altre vie per diffondere la propria propaganda e disinformazione.