Con un rapporto pubblicato il 15 dicembre 2017, la Cnil (Commission nationale de l’informatique et des libertés), autorità indipendente francese preposta alla tutela della privacy, si è concentrata su un tema finora trascurato: le implicazioni etiche e sociali degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. Il documento racchiude la sintesi di un dibattito pubblico, promosso dalla Cnil nel corso dello scorso anno, che ha mobilitato l’opinione pubblica anche con diverse manifestazioni sul territorio e ha visto il coinvolgimento di molteplici soggetti (media, istituzioni pubbliche e di ricerca, istruzione e formazione professionale, difesa, banche, think tank, federazioni e ordini professionali, imprese, sanità, sindacati). Questi si sono confrontati sui rilevanti cambiamenti indotti dal digitale, che ha ormai fatto irruzione in ogni aspetto della vita quotidiana.
Le sfide sono molteplici: l’autonomia umana di fronte a quella delle macchine, la discriminazione e l’esclusione come conseguenze dell’algoritmo, personalizzazione versus logiche collettive, la raccolta di dati necessari all’apprendimento dell’intelligenza artificiale, le regole in tema di protezione dei dati personali e le varie forme di ibridazione tra esseri umani e macchine. Dopo l’ampia riflessione sull’impatto della rivoluzione digitale sull’ordinamento giuridico, l’economia e la società, contenuta nel rapporto del Consiglio di Stato Puissance publique et plateformes numériques: accompagner l’ubérisation del 13 luglio 2017, la Francia si interroga ora sulle conseguenze per l’individuo di strumenti a cui sono delegate funzioni e compiti complessi, dotati di autonomia crescente mano a mano che si sviluppano le tecniche di apprendimento proprie dell’intelligenza artificiale.
Che si tratti di simulare gli sviluppi della diffusione dell’influenza d’inverno, raccomandare libri a clienti, indicare alle forze di polizia le aree da controllare con priorità, condurre automobili a guida autonoma, elaborare una diagnosi medica personalizzata, algoritmi e intelligenza artificiale sono ormai presenti ovunque. Abbiamo, insomma, a che fare con utilizzi multipli e sempre più sviluppati, che comportano l’utilizzo di una grande quantità di dati raccolti in vari settori, talora incrociati fra loro.
Nel momento in cui l’Unione europea e la Francia stanno elaborando una loro posizione sul tema, il rapporto Cnil indica come obiettivo quello di delineare con chiarezza il quadro delle implicazioni etiche, per un modello francese di governance volta a garantire che l’intelligenza artificiale sia uno strumento di crescita nelle mani dell’uomo e al suo servizio, in un rapporto di trasparenza e responsabilità. Di qui la necessità di stabilire “lealtà” e “vigilanza” su tali sistemi come principi cardine di una nuova generazione di garanzie e diritti fondamentali per l’era digitale. A ciò si aggiungono sei raccomandazioni: avviare una capillare azione di formazione per tutti gli attori della “filiera algoritmica”; rendere i sistemi comprensibili; orientare la loro architettura al servizio dell’uomo e delle sue libertà; istituire una piattaforma nazionale di controllo (audit) degli algoritmi; incoraggiare la ricerca sull’intelligenza artificiale; e rafforzare la funzione etica all’interno delle imprese (per esempio, mediante appositi comitati, la diffusione di buone pratiche settoriali e la revisione dei codici deontologici).
Maurizio Mensi, membro del Servizio giuridico della Commissione europea, professore SNA e responsabile @LawLab Luiss