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La crisi dimenticata del Venezuela e il dramma dell’esodo di rifugiati

Il flusso di cittadini attraverso le frontiere della Colombia e del Brasile, così come verso altri Paesi del mondo (Italia inclusa) colloca il Venezuela allo stesso livello della Siria quando si parla del fenomeno migrazione.

Un reportage del quotidiano americano The Wall Street Journal sostiene che un decimo della popolazione è fuggito dal Venezuela a causa della crisi sociale, umanitaria ed economica del regime di Nicolás Maduro. Le cifre registrate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati indicano che le richieste d’asilo politico dei venezuelani all’estero sono più di 100mila. L’Istituto di Migrazione della Colombia calcola che soltanto nell’anno 2017 sono arrivati in territorio colombiano (per restare) 500mila venezuelani.

LE PREVISIONI PER IL 2018

L’Assemblea Nazionale del Venezuela pronostica che per giugno del 2018 circa 3 milioni di venezuelani saranno fuori dal Paese. Più del 40% della popolazione ha manifestato l’intenzione di trasferirsi dal Venezuela. Il flusso di migranti nella frontiera colombo-venezuelana è aumentato del 600% l’anno scorso.

COME IN SIRIA E BIRMANIA

Il Wall Street Journal sostiene che queste statistiche si possono comparare con i 600mila siriani che hanno chiesto asilo politico in Germania o la migrazione di 700mila membri della minoranza etnica rohingya in Birmania che sono scappati verso il Bangladesh.

Il Washington Post ha dedicato un editoriale alla “peggior crisi dei rifugiati in America latina”. Per il quotidiano americano, il catastrofico collasso economico del Venezuela sta attraversando i propri confini. Il governo colombiano di Juan Manuel Santos ha ammesso che l’arrivo di circa 600mila venezuelani sta diventando un problema, mentre nella frontiera con il Brasile il flusso è di circa 140mila persone. Negli Stati Uniti le richieste di asilo sono 60mila e per le Nazioni Unite negli ultimi anni sono andati via dal Paese 1,1 milioni di cittadini.

FARE DI PIÙ

“I rifugiati venezuelani – si legge nell’editoriale del Washington Post – attirano molta meno attenzione e aiuti internazionali di chi fugge dalla Birmania o dalla Siria. Questo deve cambiare”. La motivazione, secondo la pubblicazione, è semplice: i venezuelani, una volta cittadini orgogliosi del Paese più ricco dell’America latina, ora stanno morendo di fame. “Il 90% dei venezuelani dichiara di non avere i mezzi per comprare cibo a sufficienza, e il 61% dichiara di andare a letto affamato – si legge nell’editoriale – […] Senza una soluzione in vista per la crisi in Venezuela, è arrivato il momento che gli Stati Uniti e gli altri Paesi facciano di più per mitigare l’impatto esterno di questa situazione”.

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