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Leonardo, il buio e i lampioni. L’analisi di Alegi (Luiss)

La brusca reazione della borsa ha punito l’ennesima revisione verso il basso dei risultati Leonardo attesi per il 2017, causata dal mancato perfezionamento del contratto per il C-27J, specificamente citato nella trimestrale di fine novembre. L’a.d. Alessandro Profumo ha smussato le polemiche dicendo che “il mercato ha sempre ragione”, ma non vi è dubbio che gli analisti hanno percepito più la parte negativa del messaggio (“abbiamo toccato il fondo”) che non la promessa di una crescita “stabile, solida, sostenibile e affidabile” con tassi di crescita dal 6 all’8% annuo di qui al 2020. Freddezza potrebbe aver creato anche la più volte ribadita stretta disciplina e l’annessa riduzione dei costi, in gran parte per generare risorse per ricerca e sviluppo, che non promette quell’innovazione che è alla base della competitività dei settori aerospazio, difesa e sicurezza nei quali Leonardo resta tra i primi dieci operatori mondiali.

La sincerità del nuovo management, insomma, non ha pagato, come d’altra parte era già accaduto a Giuseppe Orsi quando, appena giunto al vertice dell’allora gruppo, aveva fatto una massiccia pulizia dei bilanci, che fece crollare il titolo e fu perciò criticatissima dai suoi nemici interni ed esterni. A questo ha contribuito forse anche il troppo realismo di un piano incentrato più sui dati finanziari e sulla migliore applicazione (“execution”) di quanto già disponibile che non su industria, nuovi prodotti, innovazione e tecnologia.

L’attenzione dedicata ai problemi gestionali del settore elicotteristico – ai quali è stata dedicata ben più di mezz’ora consecutiva in apertura – ha dato l’immagine errata di un’azienda mono business (e quindi ulteriormente vulnerabile) quando in realtà il 45% dei ricavi del 2016 sono giunti da elettronica e difesa e il 25% dall’aeronautica. Non è forse un caso che il punto più basso del titolo, e la successiva sospensione, sia stato raggiunto in quella fase della presentazione agli analisti.

Quando è giunto il turno del Chief Commercial Officer Lorenzo Mariani, in sé una grande novità perché chiamato a creare e gestire una presenza commerciale unica sui mercati, è stato difficile percepire gli elementi positivi che pure si riescono a scorgere, sia pure con minore evidenza di quanto sarebbe stato necessario. La vicinanza ai clienti e l’estrazione di valore dai servizi di supporto, il cui peso dovrebbe crescere di circa dieci punti percentuali (da meno del 20% dei ricavi a oltre il 25%) sono senz’altro obiettivi condivisibili che colmerebbe una delle tradizionali debolezze italiane. Superare definitivamente e convintamente questo ritardo sarebbe senz’altro un buon passo avanti.

Per il triennio 2018-2020 Leonardo ha identificato oltre 70 campagne per un valore complessivo di oltre 20 miliardi di euro – circa 300 milioni l’uno, ma con otto paesi che offrono ciascuno opportunità per oltre un miliardo di euro. A conferma del realismo spinto all’estremo, in queste cifre non sono compresi i due grandi programmi americani per l’addestratore T-X e il sostituto dell’elicottero UH-1N in alcuni ruoli.

In una seconda lettura delle decine di slide distribuite a conferenza abbondantemente iniziata, in realtà, qualche novità si intravede. Se i “nuovi prodotti” AW609, M-346FT, M-345, cannone 76SP, Falco 48 (del quale si scopre la configurazione con coda a V) e sistema integrato di bordo confermano programmi già in essere, per l’addestramento avanzato si scoprono prospettive per l’aereo M-346 in Azerbaijan, Pakistan e Thailandia e persino (ma solo a pagina 56) un “approccio innovativo in partnership con l’Aeronautica Militare italiana”, che potrebbe forse giustificare gli otto aerei citati di sfuggita dallo stesso Profumo.

Prospettive probabilmente più sobrie di quanto il mercato chiedeva dopo i tre anni della gestione Moretti, con i risultati della cura dimagrante rinviati più in là di quanto gli investitori immaginassero. In conclusione, può darsi che la notte sia meno nera di quanto non sia parso. Ma sarebbe stato meglio accendere qualche lampione in più, soprattutto all’inizio del percorso.

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