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La polemica sui rimborsi non toglie voti a M5S. Parla Enzo Risso (Swg)

m5s

Il Movimento 5 Stelle è il partito più stabile nel tempo, ma ha raggiunto la sua “cassa di espansione” per cui difficilmente riuscirà a ottenere la maggioranza alle prossime Politiche. A influenzare il gradimento degli elettori (in positivo o in negativo), però, a poco valgono le polemiche sui rimborsi elettorali che in questi giorni riempiono le pagine dei quotidiani. “Come sul caso Macerata, le polemiche creano spostamenti minimali che non smuovono grandi percentuali”.

A parlare è Enzo Risso, direttore scientifico dell’istituto di ricerca Swg e docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Macerata, che in una conversazione con Formiche.net ha analizzato gli ultimi dati pubblicati dal suo istituto, fotografando una realtà ancora in cambiamento. “Ad oggi – spiega Risso – nessuna coalizione raggiungerebbe la maggioranza dei seggi. L’unica possibilità sarebbe un’alleanza tipo ‘grosse koalition’ tra le varie forze politiche, principalmente Forza Italia e Partito Democratico”, ma l’ultima settimana prima del voto sarà fondamentale per la scelta degli elettori. Ecco, allora, percentuali e proiezioni nelle parole del direttore scientifico di Swg.

Come si posizionano, ad oggi, i vari partiti?

Secondo gli ultimi dati di SWG (che risalgono a venerdì scorso, ndr), la coalizione di centrodestra oscilla tra il 35-36%, primo partito Forza Italia al 15,7%. La coalizione di centrosonistra, invece, oscilla tra il 27 e il 28% con un Partito Democratico a poco più del 23%. Con la terza foza politica, il Movimento 5 Stelle, al 28%, la fotografia è quella di un possibile risultato elettorale in cui nessuna coalizione riuscirà ad aggiudicarsi la maggioranza parlamentare.

Cosa significa?

Vuol dire che con queste percentuali la coalizione di centrodestra raggiungerebbe 293 seggi, quella di centrosinistra 144 e il Movimento 5 Stelle 154. Nessuno, quindi, raggiungerebbe la quota di maggioranza assoluta (316 seggi, ndr), e per la formazione di governo l’unica strada potrebbe essere solo quella di una ‘grosse koalition’ alla tedesca.

Facciamo un passo indietro, parliamo del Movimento 5 Stelle. Qual è il suo andamento?

Le percentuali del Movimento 5 Stelle si sono attestate sul livellod el 27-28% da qualche settimana. Questo dimostra che sono alla loro cassa di espansione, che potrà crescere ancora di qualche punto, ma non superare di molto il 30% né ottenere la maggioranza.

Nessuna possibilità di crescita, quindi?

È difficile. L’elettorato del Movimento 5 Stelle si concentra principalmente al sud e nelle isole (35%) e si tratta di elettori delle fasce di reddito medio basse. Insomma, il Movimento è un partito a trazione meridionale, ma che al settentrione ha poche possibilità di modificare le percentuali.

Le polemiche di questi giorni sui rimborsi che – per regolamento interno – avrebbero dovuto versare al fondo di micro credito per le imprese – potrebbero influire sulle percentuali?

Non credo. Anche se la polemica non è stata registrata (le ultime rilevazioni SWG risalgono a venerdì 8 febbraio, quando ancora non era scoppiata la polemica mediatica, ndr) questo tipo di dibattito mediatico non influenza le percentuali. Così come è successo per il dibattito su Macerata, queste polemiche creano spostamenti minimali, e così sarà anche in questo caso.

Insomma, siamo in una situazione di stallo.

Sì, ci sono tre poli nessuno dei quali in grado di incanalare i voti degli indecisi, almeno per ora. Abbiamo visto, anche dopo il Referendum del 4 dicembre 2016, che gli indecisi, che sono sopra il 40%, sceglieranno chi votare solo a ridosso delle elezioni. Quel 10-12% di elettori che decideranno all’ultimo momento potrebbero cambiare la situazione di stallo che adesso abbiamo di fronte.

Un ultima domanda: come vede questa campagna elettorale?

Mi sembra una campagna ancora fredda, concentrata principalmente sui social media e in televisione mentre per strada non si vedono i soliti “attacchini”, i manifesti che siamo stati abituati a vedere nei periodi elettorali. Anche per questo c’è una grossa fetta di indecisi, perché la comunicazione sui social media parla a “comunità chiuse”, a chi già simpatizza per quel partito o movimento senza cercare, invece, l’elettore confuso e, appunto, indeciso.

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